Claudio Caroli |
Una premessa.
Era il 1998 e un gruppo di amici decise di fare a piedi quello
che i ciclisti percorrevano in bicicletta sin dal 1971. La gara era la “Nove
Colli” una gara di circa 200
chilometri che si correva sulle colline dell’Appennino
romagnolo. La gara era valida per l’assegnazione del brevetto appenninico. Dal
tipo di trofeo si capisce che non era solo una gara ciclistica di 200 chilometri , ma
era una gara in cui le salite la facevano da padrone.
Decidere di correre a piedi 200 chilometri era
considerato allora una pazzia, non che oggi non lo sia, ma ormai ci siamo
abituati a questo tipo di gare.
Mi sono sempre chiesto cosa spinge una persona ad affrontare
fatiche solo per il fatto di affrontarle, senza nessun obbligo. Qual è la
molla?
Chi affronta questa gara deve essere un super atleta? Che tipo di
allenamenti deve affrontare? A cosa deve rinunciare?Qui ci sono molte “correnti” di pensiero. Ma tutte (o quasi) concordano su un punto: chi affronta questo tipo di gara deve essere super allenato e deve fare allenamenti specifici, soprattutto per abituarsi alla distanza; deve affrontare molti allenamenti non lunghi, ma lunghissimi, diciamo di molto superiori ai
Chi non si “sottopone” a questo allenamenti sicuramente non riuscirà a concludere la gara.
Che sia una gara difficile lo si nota subito. Elaborando le
statistiche fornite dall’organizzazione,
Nove Colle Running - Altimetria |
Per portare a termine questa gara si devono affrontare
allenamenti impegnativi, si deve mettere la famiglia in secondo piano per
cinque sei mesi, e si deve essere dei super atleti.
Questa era la mia convinzione fino a quando ho saputo che
Claudio Caroli, ha tagliato il traguardo, nel 2011, con un tempo molto buono 27h
31’ 30” .
Ora cerco di spiegare il titolo di questo post ed in
particolare il termine “uomo qualunque”.
Uomo, non atleta, e “qualunque”: nell’accezione di uomo
medio, di persona che si incontra tutti i giorni, che non si dà arie, insomma
una persona semplice.
La scorsa domenica ho corso con lui un lungo tratto di una
non competitiva ed ho avuto la possibilità di parlare con lui della sua
“impresa” (termine da me utilizzato; lui preferisce chiamarla una “gara lunga”).
Come prima cosa gli ho chiesto cosa lo ha spinto ad
affrontare questa gara. Due sono le motivazioni principali e mi sembrano
eccezionali.
La prima: “Ho visto l’arrivo negli anni scorsi e mi ha
entusiasmato e quindi ho deciso che ci avrei provato anche io”. Beh,
motivazione comprensibile. La seconda, mi ha lasciato un po’ stupito: “Ho
conosciuto l’organizzatore, Mario Castagnoli, persona gentile e disponibile,
che ama la “sua” corsa, per cui sembrava giusto partecipare”. Strana
motivazione.
Abbiamo parlato anche degli allenamenti che ha dovuto
affrontare. Claudio, a differenza di quanto avevo sempre creduto, non ha mai
fatto allenamenti lunghissimi e nemmeno lunghi. Un paio di volte alla settimana,
25/30 chilometri. Quando? Al ritorno dal lavoro, anzi percorrendo la distanza
dal luogo di lavoro all’abitazione, recuperando così qualche mezz’ora per la
famiglia.
Qualche maratona la domenica e solo due lunghi la “50 km di Romagna” e “50 Km in Brianza”. Ha
preferito correre solo la metà del percorso della “100 km della Brianza”, non
perché non fosse nelle sue gambe, ma se per qualche motivo non l’avesse portata
a termine, sarebbe venuto meno il suo punto di forza: la “testa”. Certo avrebbe
potuto tranquillamente recuperare fisicamente (mancavano più di due mesi alla
“Nove Colli”), difficilmente avrebbe potuto eliminare il “tarlo” che un
abbandono o una gara opaca gli avrebbe fatto entrare nella sua testa.
Momenti difficili in gara? Quasi ovvia la risposta di
Claudio “Momenti difficili ne ho avuti, ho avuto la fortuna, però di non avere
grossi problemi fisici”. In effetti non è proprio così: si scopre discorrendo
che i problemi ci sono stati, ma sono stati “accantonati” per il dopo gara.
Correre con le vesciche ai piedi e con una caviglia gonfia “come un pallone di
calcio”, negli ultimo 20
chilometri non è certo il massimo.
Tutti i problemi fisici e la stanchezza però scompaiono
negli ultimi chilometri, beh diciamo nell’ultimo chilometro. Vedere il
traguardo in lontananza, i bambini che ti danno il “cinque”, sentire la “fine”
ti fa correre anche senza volere...
Gigi Primo angelo custode |
Ha saputo che altri “uomini normali” vorrebbero partecipare
quest’anno alla gara: sommessamente, come è sua abitudine si permette da dare
un paio di consigli. Consigli che io giro agli interessati (costringendoli al
leggere questo post fino alla fine!). Il primo: approfittare dell’albergo messo
a disposizione la sere prima della gara per fare un lungo sonno.
Bruno Secondo angelo Custode |
Qui potrebbe finire il racconto della gara di Claudio “uomo
qualunque” che ha tagliato il traguardo della NCR.
Ma... ho lasciato nella parte finale la parte,
preponderante, della chiacchierata che abbiamo avuto: gli amici che l’ hanno
accompagnato. Non sta certo a me elogiare il comportamento avuto dagli
assistenti, sono certo che lo ha già fatto Claudio.
Dico solo che Gigi e Bruno sono stati dei veri angeli
custodi. Claudio afferma che se lui ha messo le gambe, loro hanno messo il
cuore, non gli hanno mai, neppure per un momento, fatto mancare una buona
parola, un incitamento, cose che secondo me valgono molto di più di passare una
bottiglietta d’acqua. Assistenti che hanno fatto anche loro la gara, certo in
bicicletta, o meglio, Gigi tutta in bicicletta, mentre Bruno, prima ha timbrato
il cartellino al traguardo del Barbotto a piedi, poi ha continuato in
bicicletta!
Credo, anzi, sono certo che se chiedessimo a Claudio, quale
sia la prima parola che associa alla Nove Colli, la sua risposta sarebbe:
amicizia.
Claudio - Arrivo PlacentiaMarathon 2009 |
Foto F. Dellapiana
credo che la nove colli sia una delle gare più difficili al mondo da interpretare: brào!!!
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