mercoledì 11 aprile 2012

Nove Colli Running: la corsa di Claudio “uomo qualunque”


Claudio Caroli
Una premessa.
Era il 1998 e un gruppo di amici decise di fare a piedi quello che i ciclisti percorrevano in bicicletta sin dal 1971. La gara era la “Nove Colli” una gara di circa 200 chilometri che si correva sulle colline dell’Appennino romagnolo. La gara era valida per l’assegnazione del brevetto appenninico. Dal tipo di trofeo si capisce che non era solo una gara ciclistica di 200 chilometri, ma era una gara in cui le salite la facevano da padrone.
Decidere di correre a piedi 200 chilometri era considerato allora una pazzia, non che oggi non lo sia, ma ormai ci siamo abituati a questo tipo di gare.
Mi sono sempre chiesto cosa spinge una persona ad affrontare fatiche solo per il fatto di affrontarle, senza nessun obbligo. Qual è la molla?
Chi affronta questa gara deve essere un super atleta? Che tipo di allenamenti deve affrontare? A cosa deve rinunciare?

Qui ci sono molte “correnti” di pensiero. Ma tutte (o quasi) concordano su un punto: chi affronta questo tipo di gara deve essere super allenato e deve fare allenamenti specifici, soprattutto per abituarsi alla distanza; deve affrontare molti allenamenti non lunghi, ma lunghissimi, diciamo di molto superiori ai 100 chilometri.
Chi non si “sottopone” a questo allenamenti sicuramente non riuscirà a concludere la gara.
Che sia una gara difficile lo si nota subito. Elaborando le statistiche fornite dall’organizzazione, 
Nove Colle Running - Altimetria
si ha un dato, a mio giudizio impressionante: solo il 38% dei partecipanti taglia il traguardo finale, in pratica più di sei atleti su dieci non raggiungono il traguardo.
Per portare a termine questa gara si devono affrontare allenamenti impegnativi, si deve mettere la famiglia in secondo piano per cinque sei mesi, e si deve essere dei super atleti.
Questa era la mia convinzione fino a quando ho saputo che Claudio Caroli, ha tagliato il traguardo, nel 2011, con un tempo molto buono 27h 31’ 30”.
Ora cerco di spiegare il titolo di questo post ed in particolare il termine “uomo qualunque”.
Uomo, non atleta, e “qualunque”: nell’accezione di uomo medio, di persona che si incontra tutti i giorni, che non si dà arie, insomma una persona semplice.
La scorsa domenica ho corso con lui un lungo tratto di una non competitiva ed ho avuto la possibilità di parlare con lui della sua “impresa” (termine da me utilizzato; lui preferisce chiamarla una “gara lunga”).
Come prima cosa gli ho chiesto cosa lo ha spinto ad affrontare questa gara. Due sono le motivazioni principali e mi sembrano eccezionali.
La prima: “Ho visto l’arrivo negli anni scorsi e mi ha entusiasmato e quindi ho deciso che ci avrei provato anche io”. Beh, motivazione comprensibile. La seconda, mi ha lasciato un po’ stupito: “Ho conosciuto l’organizzatore, Mario Castagnoli, persona gentile e disponibile, che ama la “sua” corsa, per cui sembrava giusto partecipare”. Strana motivazione.
Abbiamo parlato anche degli allenamenti che ha dovuto affrontare. Claudio, a differenza di quanto avevo sempre creduto, non ha mai fatto allenamenti lunghissimi e nemmeno lunghi. Un paio di volte alla settimana, 25/30 chilometri. Quando? Al ritorno dal lavoro, anzi percorrendo la distanza dal luogo di lavoro all’abitazione, recuperando così qualche mezz’ora per la famiglia.
Qualche maratona la domenica e solo due lunghi la “50 km di Romagna” e “50 Km in Brianza”. Ha preferito correre solo la metà del percorso della “100 km della Brianza”, non perché non fosse nelle sue gambe, ma se per qualche motivo non l’avesse portata a termine, sarebbe venuto meno il suo punto di forza: la “testa”. Certo avrebbe potuto tranquillamente recuperare fisicamente (mancavano più di due mesi alla “Nove Colli”), difficilmente avrebbe potuto eliminare il “tarlo” che un abbandono o una gara opaca gli avrebbe fatto entrare nella sua testa.
Momenti difficili in gara? Quasi ovvia la risposta di Claudio “Momenti difficili ne ho avuti, ho avuto la fortuna, però di non avere grossi problemi fisici”. In effetti non è proprio così: si scopre discorrendo che i problemi ci sono stati, ma sono stati “accantonati” per il dopo gara. Correre con le vesciche ai piedi e con una caviglia gonfia “come un pallone di calcio”, negli ultimo 20 chilometri non è certo il massimo.
Tutti i problemi fisici e la stanchezza però scompaiono negli ultimi chilometri, beh diciamo nell’ultimo chilometro. Vedere il traguardo in lontananza, i bambini che ti danno il “cinque”, sentire la “fine” ti fa correre anche senza volere...
Gigi
Primo angelo custode
È finita: 27h 31’ 30”, 17° in classifica, e, per dirla con le parole di Claudio: “La più grande emozione, dopo la nascita di mio figlio!”
Ha saputo che altri “uomini normali” vorrebbero partecipare quest’anno alla gara: sommessamente, come è sua abitudine si permette da dare un paio di consigli. Consigli che io giro agli interessati (costringendoli al leggere questo post fino alla fine!). Il primo: approfittare dell’albergo messo a disposizione la sere prima della gara per fare un lungo sonno.
Bruno
Secondo angelo Custode
Il secondo: per limitare al massimo il problema delle vesciche, utilizzare un gambaletto di nylon (sì quelli che usano le donne) da inserire tra il piede ed il calzino. Non ho provato, ma se lo dice Claudio, sono certo che funziona.
Qui potrebbe finire il racconto della gara di Claudio “uomo qualunque” che ha tagliato il traguardo della NCR. 
Ma... ho lasciato nella parte finale la parte, preponderante, della chiacchierata che abbiamo avuto: gli amici che l’ hanno accompagnato. Non sta certo a me elogiare il comportamento avuto dagli assistenti, sono certo che lo ha già fatto Claudio.
Dico solo che Gigi e Bruno sono stati dei veri angeli custodi. Claudio afferma che se lui ha messo le gambe, loro hanno messo il cuore, non gli hanno mai, neppure per un momento, fatto mancare una buona parola, un incitamento, cose che secondo me valgono molto di più di passare una bottiglietta d’acqua. Assistenti che hanno fatto anche loro la gara, certo in bicicletta, o meglio, Gigi tutta in bicicletta, mentre Bruno, prima ha timbrato il cartellino al traguardo del Barbotto a piedi, poi ha continuato in bicicletta!
Credo, anzi, sono certo che se chiedessimo a Claudio, quale sia la prima parola che associa alla Nove Colli, la sua risposta sarebbe: amicizia.
Claudio - Arrivo PlacentiaMarathon 2009
 Anzi, prendo un impegno: vi farò sapere se ci ho azzeccato!


Foto  F. Dellapiana 

1 commento:

  1. credo che la nove colli sia una delle gare più difficili al mondo da interpretare: brào!!!

    RispondiElimina