giovedì 5 aprile 2012

Fino all’ultimo metro

Sarà capitato anche a voi che qualche amico, prima della partenza di qualche maratona pronunci la fatidica frase: “Oggi correrò la maratona al tuo fianco”, e nel mio caso quasi sempre aggiunge “... così mi riposo!”.
A me personalmente sarà capitato decine di volte, ma si sa le promesse di un maratoneta spesso sono come quelle di un marinaio e si “squagliano” come la neve al sole, per cui non ci faccio più caso e, nonostante le assicurazioni giurate e spergiurate, dopo pochi chilometri (ma in alcuni casi anche dopo pochi metri), mi trovo a correre da solo.

Questo non è certo un problema, visto che non sono mai tra i primi, basta seguire quelli che mi precedono per non sbagliare strada.

Come in tutte le cose anche qui ci sono delle eccezioni: qualcuno mantiene la parola data e si corre tutta la gara affiancati e quasi mai in silenzio,
Ho vissuto questa situazione due volte. La prima alla maratona di Piacenza, quando Claudio, alla partenza, mi ha detto la famosa frase. Impegno mantenuto fino alla fine, anche se devo dire che in questa gara l’aiuto è stato reciproco, per i primi 30 chilometri è stato Claudio a “tirare”, mentre negli ultimi 12 sono stato io a “spingere”, per cui ci siamo sostenuti a vicenda.
Diverso è il caso dell’ultima maratona di Crevalcore. Trovo Mauro alla partenza. Ha un fastidioso dolore al ginocchio, ma non ostante questo è sulla linea di partenza. Non vorrebbe correre tutta la maratona per non compromettere il suo obiettivo: correre la maratona numero cento nella “sua” Roma, per cui oggi ha anche ipotizzato un ritiro al primo giro, un infortunio serio gli avrebbe impedito di raggiungere il suo traguardo ed in ogni caso aveva già programmato maratone di riserva. Per questo motivo decidiamo di correre la maratona affiancati: chissà se “due atleti acciaccati ne faranno uno buono”.
Indovinate dove è Mauro...
Corriamo e chiacchieriamo, o meglio chiacchieriamo e corriamo per tutto il primo giro. Andatura non forte, ma comunque il passo è di corsa. Tutto sembra procedere per il meglio, per cui il nostro obiettivo (arrivare prima che siano trascorse 4 ore e mezza) sembra raggiungibile facilmente. Ma la maratona è imprevedibile. Dopo il 35° chilometro, nonostante i continui incitamenti di Mauro, inizio ad avere qualche problema a correre. Qui tutti avrebbero abbandonato il “naufrago” al proprio destino. Mauro no, vuole stare al mio fianco.
Tralascio la descrizione della corsa degli ultimi chilometri; vorrei seguire gli incitamenti di Mauro, non camminare, ma correre... ma non ci riesco. Sfuma l’obiettivo di terminare sotto il tempo che ci eravamo prefissati, questo per noi non è importante (d’altra parte Mauro nella  homepage del suo sito “Marathon truppen” non ha forse scritto “...il cronometro non è sempre importante”).
Ormai il traguardo è ad una decina di metri, non di più. Mauro mi dice “Non ho mai tagliato il traguardo di una maratona camminando: corriamo questi dieci metri”. Vorrei assecondarlo, ma dopo un paio di passi mi prendono i crampi e devo camminare. Mauro si ferma anche lui e tagliamo il traguardo assieme, camminando!
La grandezza di Mauro, dell’ uomo, si misura in questi ultimi dieci metri!


Mauro & Marathon Truppen ... in divisa
(foto dal sito: Marathon Truppen)
Mauro ha coronato nel mese di marzo il suo sogno: correre la maratona numero 100 nella sua Roma. Lo ha fatto con il suo stile. Riporto qui quasi per intero il motto che esprime il suo pensiero,  preso dal già citato sito.
“Apprezzati e benvoluti per la passione che cerchiamo di trasmettere verso questo sport e per il modo in cui lo facciamo. Corriamo ogni tipo di distanza e su ogni terreno; il cronometro non è sempre importante, ma talvolta lo guardiamo. Amiamo correre in compagnia e lo facciamo per stare meglio con noi stessi e di conseguenza con gli altri”.
Qualche purista della maratona storce il naso quando vede in gare simili elementi, e magari porta in palmo di mano atleti che “fanno il tempo”, ma a posteriori si scopre che “si“sono” aiutati”...
Quello che è un dato di fatto e quindi inconfutabile, è che sono elementi come Mauro (e mi ci metto pure io) che formano lo zoccolo duro delle maratone e che certificano la riuscita di una maratona. Fateci caso: per decretare un successo di una maratona non si prende in esame il tempo del vincitore, ma il numero degli arrivati! 

Marathon Truppen al traguardo!
(foto dal sito: Marathon Truppen)

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