mercoledì 19 settembre 2012

Pellegrini di ieri e di oggi

Dopo tanti racconti sui nostri pellegrinaggi, ecco un post di Rossana, che, partendo dalle origini, prende in esame il fenomeno dei pellegrinaggi oggi.
L'articolo è stato pubblicato sul Bollettino Parrocchiale "La voce della comunità" di Treviolo del mese di settembre.

Il Cammino di Santiago de Compostela

Da alcuni anni nella nostra parrocchia vengono organizzati pellegrinaggi che hanno come meta luoghi importanti della fede, sia in Italia che all’estero. Quest’anno non è stato possibile realizzare i pellegrinaggi proposti a causa delle scarse adesioni.
È forse colpa della crisi?
Questi viaggi vengono effettuati in pullman o in aereo e prevedono pernottamenti e pasti in hotel e ristoranti di buon livello. La motivazione spirituale è quella prevalente, ma non mancano interessi culturali e turistici.
Contemporaneamente, negli ultimi anni, si è verificato un aumento di un nuovo tipo di pellegrinaggio: quello a piedi. In realtà, parlare di un “nuovo” tipo di pellegrinaggio è sbagliato: fin dall’antichità i pellegrini raggiungevano le tre principali mete della fede (Gerusalemme, Roma e Santiago), generalmente a piedi, perché erano pochi quelli che potevano permettersi di effettuarlo a cavallo o a dorso di mulo.
Allora le motivazioni del pellegrinaggio erano ben chiare: alcuni avevano fatto un voto; ad altri era stato assegnato come penitenza dal confessore; altri lo avevano ricevuto in eredità da un congiunto che era morto prima di poterlo realizzare; altri ancora lo compivano su commissione (cioè venivano pagati per effettuare il pellegrinaggio al posto di qualcun altro...).
A quei tempi le condizioni delle strade e dei luoghi erano assai più disagevoli. Spesso chi partiva vendeva tutti i suoi beni, faceva testamento e non sapeva se sarebbe tornato: le malattie, le intemperie, i briganti, gli animali selvatici ed altre incognite del cammino mietevano molte vittime.
Oggi la situazione è assai diversa. Il pellegrinaggio più “gettonato” è il Cammino di Santiago de Compostela, in Spagna, che porta sulla tomba dell’apostolo Giacomo il Maggiore, fratello di Giovanni. Il cammino più frequentato, quello francese, è percorso ogni anno, almeno per un tratto di 100 km, da circa 200 000 pellegrini e il numero è in costante aumento.
Il tracciato è ben segnalato da frecce gialle e non c’è il pericolo di perdersi; i briganti e i lupi non ci sono più (solo qualche cane libero ogni tanto); c’è sempre qualche altro pellegrino davanti o dietro; si trova facilmente da dormire negli albergues (rifugi con camerate e letti a castello), che si trovano generalmente ogni 4-5 km e costano mediamente 5 o 6 euro; molti ristoranti propongono il menu del pellegrino, che permette di mangiare abbondantemente spendendo dagli 8 ai 10 euro.
Ovviamente tutte queste comodità nulla tolgono alla fatica del cammino a piedi, per di più con il peso dello zaino sulle spalle: sole cocente o pioggia, vesciche, mal di piedi, di gambe, di spalle, ecc. ti accompagnano spesso durante il viaggio.
E allora, perché? Cosa spinge tante persone a compiere questa impresa?
Le motivazioni possono essere molte, naturalmente, ed alcune molto personali. Dubito che qualche confessore al giorno d’oggi assegni una penitenza del genere, ma sicuramente ci sono ancora molte persone che compiono il pellegrinaggio per un voto o per chiedere al Signore qualche grazia particolare.
Purtroppo, ci sono anche motivazioni meno spirituali. Si ha l’impressione che qualcuno lo faccia perché è di moda: lo fanno in tanti, perché io no? Un altro motivo può essere: “mi faccio una bella vacanza spendendo poco”. Anche se nella maggioranza degli albergues c’è la scritta “No turisti”, è molto facile procurarsi la credenziale, un documento che attesta la tua condizione di pellegrino e che viene timbrata ogni giorno, nei luoghi di passaggio o di pernottamento.
Il comportamento e le parole di altre persone fanno pensare che effettuino il cammino per motivi sportivi, come allenamento o per mettere alla prova le capacità del proprio fisico; qualcuno addirittura per perdere peso.
Il continuo aumento di persone sul Cammino ha avuto un’influenza positiva per moltissimi piccoli villaggi un tempo semi-abbandonati, che hanno potuto risollevarsi economicamente, con i contributi dei pellegrini ed anche della Comunità Europea. C’è però il rischio (e in molti casi è già realtà) che tutto ciò trasformi quello che era un cammino di fede e di accoglienza in un business. Gli antichi hospitali, gestiti da religiosi, che accoglievano i pellegrini nel Medioevo, sono quasi completamente scomparsi. Per molti albergues, municipali o privati, il pellegrino è solo un numero, una fonte di reddito e nient’altro. Fortunatamente esistono ancora alcuni luoghi in cui l’ospitalità è vista come servizio. Sono pochi, ma lasciano il segno. A titolo di esempio, posso citare l’hospitale San Juan Bautista, a Grañon. Ricavato all’interno di un antico campanile, accoglie tutti i pellegrini. Anche se arrivi tardi e non c’è più posto, non ti mandano via: ti fanno dormire, su materassini per terra, nella cappella. Poi si mangia tutti insieme e tutti collaborano a preparare la cena, ad apparecchiare e sparecchiare i tavoli, a lavare i piatti. E, dopo la cena, la preghiera comunitaria: ognuno dice nella sua lingua le motivazioni del suo viaggio, una riflessione o una preghiera che gli sgorga dal cuore ed infine tutti recitano il Padre Nostro, tenendosi per mano. Sentire la preghiera insegnataci da Gesù recitata contemporaneamente in tante lingue diverse è un’emozione unica, impossibile da raccontare. Inoltre, nella cassetta dove vengono raccolte le offerte libere dei pellegrini, c’è la scritta “Lascia ciò che puoi o prendi ciò di cui hai bisogno”. Questo è il vero spirito del pellegrino!
Collegato a questo c’è un altro aspetto molto importante: è il senso di fratellanza universale che si sperimenta durante il pellegrinaggio a piedi. Si incontrano persone di tutte le età, di tutte le condizioni sociali, di tutti i paesi del mondo (non solo Europei, ma tra gli altri moltissimi Coreani, Australiani, Canadesi, Argentini...) e ci si saluta sempre: “Ola! Buen camino!”.Con parecchi ci si rincontra in varie tappe e si fa amicizia, si cammina, si mangia, si scambiano informazioni, esperienze, riflessioni, superando anche le barriere linguistiche.
Un altro aspetto positivo del camminare a piedi è la possibilità di avere molto tempo per pensare. A che cosa? Un po’ a tutto: a te stesso e all’esperienza che stai vivendo; agli altri, lasciati a casa o compagni di cammino, e al modo di relazionarsi con loro; a Dio, se hai fede, che ti accompagna ogni giorno, ogni ora, passo dopo passo, e col quale puoi dialogare: quante preghiere sorgono spontanee nel corso delle lunghe giornate!
L’arrivo alla cattedrale di Santiago è una grande gioia per tutti: la meta tanto agognata è finalmente raggiunta! Ma il cammino, quello vero, come ci ricorda il sacerdote che ci guida nella veglia serale del pellegrino (purtroppo poco frequentata), comincia ora, con il ritorno a casa, perché la fede, quella vera, si vive ogni giorno, nella quotidianità e non solo nell’esperienza, sia pure forte e coinvolgente, del pellegrinaggio.







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