mercoledì 12 settembre 2012

Da Chatillon a Verrès con Frida, il cane guida

Dopo due tappe abbastanza impegnative, oggi si preannuncia una tappa più facile, anche perché abbiamo deciso di non affrontare “un impegnativo percorso di montagna”, ma di seguire l’opportunità che ci è offerta come alternativa: “... un facile itinerario sulla destra della Dora”. Scelta quanto mai azzeccata, in quanto oggi a complicare le cose c’è il tempo che si è messo decisamente al brutto, tanto da farci fare quasi tutto il cammino sotto la pioggia, pioggia che a tratti ha assunto il carattere di violento temporale.
Come già accennato in un post precedente, conoscevo il tratto iniziale del percorso odierno per averlo già affrontato ad inizio luglio in una maratona.
Tanto per cominciare bene, già alla partenza abbiamo pensato bene di affrontare il cammino “riscaldati”. Infatti, ignorando i primi bar presenti sulla via principale, abbiamo deciso di fare colazione in un bar del centro e, seguendo i cartelli, ci siamo trovati davanti alla chiesa, dopo aver fatto la salita, ma ... lì non c’era nessun bar.
Quindi, ridiscesa!
Cartelli
AlpenMarathon
Il tempo minaccia pioggia, ma per il momento questa non si fa vedere. Sul percorso, oltre alle numerose frecce disegnate per terra e sui muri, troviamo ancora numerosi cartelli che indicano il percorso della gara di luglio. Non so se siano presenti per dimenticanza, oppure siano stati lasciati di proposito. In questo caso viene offerta la possibilità a chi lo desidera di ripercorrere il tracciato anche successivamente e questo credo sia una bella cosa.
Passaggio assistito
(sulla destra Chatillon, sullo sfondo Saint Vincent)
Dopo poco, nella frazione Conoz, facciamo conoscenza con Frida, un bel cane nero.
Frida non ha il comportamento solito dei cani che incontriamo lungo il nostro cammino: alcuni abbaiano gioiosamente, altri ringhiano rabbiosamente, altri ancora ci lascano passare nella più completa indifferenza. No, Frida ha un comportamento amichevole: non abbaia, non ringhia, ma dopo averci squadrati per bene, avrà fatto le sue considerazioni: tempo brutto, orario mattutino, zaino in spalla e cammino lento; questi sono pellegrini che hanno bisogno del mio aiuto.
Detto fatto. Frida si trasforma in un cane guida e, forse non ci crederete, ma a tutti i bivi che si presentano lungo il nostro cammino prende la direzione giusta.
Forza pigrone
Ora inizia anche a piovere, ma, nonostante il brutto tempo, il cane ci precede sempre. A tratti si allontana, ma, non vedendoci più, si ferma ad aspettarci. Peccato non avere oggi nello zaino una fetta di prosciutto, sarebbe stata una buona ricompensa per la nostra guida.
La compagnia di Frida si protrae per circa un’ ora, quando, raggiunta di nuovo una strada asfaltata, decide che ormai siamo al sicuro e possiamo continuare senza la sua guida.
Al nostro saluto, Frida risponde con un sommesso abbaiare.
Arriviamo a Saint Vincent, che dista un paio di chilometri ... se si percorre la statale, un paio d’ore se si è seguito il sentiero in montagna.
...sto aspettando!
Ora siamo in centro e ... ci perdiamo, o meglio, perdiamo il segnavia 103. Ricordavo che passando con la maratona si incrociava più avanti verso il 36° chilometro. Così seguiamo questa strada.
Soli!







Infine ritroviamo il sentiero, ma abbiamo fatto un po’ di strada in più; tanto, la tappa è corta (uhhmm... magra consolazione!).
Naturalmente a Chillan non troviamo nessun bar, ma una provvidenziale tettoia con panchina, che consente una sosta all’asciutto.
Sarà per la poca attenzione, dovuta alla pioggia, sarà perché in questo tratto i sentieri sono poco curati, sarà perché chiedendo informazioni a gente che troviamo lungo il percorso (ma non del luogo) ci danno informazioni non proprio attendibili, smarriamo di nuovo il segnavia e ci troviamo a Borgo, sempre comune di Montjovet, ma avremmo dovuto essere più a monte.
Ancora pioggia!
Pazienza, decidiamo di continuare e forse questo giova alle nostra ossa. Lungo la strada infatti incontriamo un ristorante. Sembra un po’ di lusso e non vorremmo entrare: abbiamo le mantelle fradice ed il nostro abbigliamento è da pellegrini... ma notiamo sul piazzale numerosi furgoni e fuori sotto la veranda alcuni operai che, terminato il pranzo, stanno giocando a carte.
Una piatto di pasta calda è proprio indicato... e ci aggiungiamo pure una bella fetta di strudel per gratificarci.
Facciamo le cose con calma. Fuori le mantelle si stanno asciugando, la strada non è molta e il tempo sembra mettersi al bello. Bello forse no, ma almeno non piove più violentemente.
Ora il percorso lungo la statale è agevole in quanto camminiamo sul marciapiede. Dopo poco, finalmente ritroviamo il segnavia, quello della variante bassa che ci manderà a destra della Dora. Percorso piano, finalmente!
Scorgiamo il castello di Verrès, segno che la meta è vicina. Sopra il castello nubi minacciose preannunciano un imminente temporale. Temporale che alla fine non ci sarà.
Per oggi qualcuno ha deciso che abbiamo già preso la nostra razione di acqua.
"Sotto l'acqua con questo tempo, e poi discono che l'asino sono io!"
Verrès: il castello
Alla fine raggiungiamo la nostra metà, l’ostello “Il casello”, facile da raggiungere in quanto proprio accanto alla stazione. La nuova gestione lo sta ristrutturando, anche se al momento non è poi male. Ci offrono anche la possibilità di cenare lì e per l’indomani pure un passaggio in auto fino a Point St. Martin. Dopo aver spiegato loro le modalità del pellegrinaggio, credo che non lo proporranno più a nessun pellegrino.
Anche oggi siamo arrivati. Tappa non troppo impegnativa, sulla carta, anche se sembra che noi abbiamo fatto di tutto per renderla meno facile... acc!

Ciao Frida, "cane guida"
Come si è capito il nome
 è una nostra invenzione
Dettagli della tappa: Da Chatillon a Verrès
   ©Foto Fausto Dellapiana & Rossana Azzola 2012

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