Come ho già scritto in un altro post, vi è una particolarità che unisce grandi città e piccoli paesi di Francia, Germania ed Italia: la presenza di un monumento ai caduti della Grande Guerra.
Non rifaccio le considerazioni che ho già espresso (vedi “Per non dimenticare”), ma qui prendo in esame i monumenti ai Caduti presenti in tutte le frazioni del comune di Treviolo con una piccola curiosità.
Quello che mi ha particolarmente colpito è la diversità dei nostri monumenti rispetto alla maggior parte delle altre sculture celebrative che generalmente hanno come soggetto principale l’uomo raffigurato come soldato, spesso con il volto sfigurato dal dolore nel momento in cui sta per passare dalla vita alla morte e sempre con in mano un’arma.
Si celebra il soldato che si è sacrificato (o meglio che è stato sacrificato, molte volte senza sapere il perché), insomma quasi un inno alla guerra; tra l’altro, se si considera il periodo storico in cui sono stati eretti questi monumenti, si capiscono le motivazioni.
Nei monumenti di Treviolo sono completamente assenti i riferimenti a qualsiasi arma; quando è presente l’uomo non è raffigurato solo, ma sempre con bambini, “uomini del domani”, quasi un inno alla speranza.
Lista caduti 1915 - 1918 |
Osservando con attenzione il monumento di Treviolo, sembra che la figura principale stia spargendo semi di grano, cosa abituale per lui prima di partire per le trincee, e l’elmetto che porta in testa sembra più un casco da minatore che un elmetto da guerra. Sono presenti anche due bambini, di cui il più grandicello sembra voler proteggere la bambina più piccola, quasi un’assunzione di responsabilità lasciata dal genitore che non è più tornato.
Sul monumento di Curnasco spicca un Cristo che pietosamente accoglie l’ultimo respiro del soldato morente ed allo stesso tempo accarezza, con l’altra mano, il capo della fanciulla, quasi a rendere meno penoso il sacrificio. La fanciulla raffigurata è paffuttella, credo per significare che le ristrettezze imposte dalla guerra sono superate, non ci si deve più preoccupare per il pane in tavola, ora vi è un periodo di benessere.
Una Pietas invece è la sola figura raffigurata sul monumento di Albegno; degno di nota è il ramo che tiene in mano. Non un ramo di alloro, simbolo di vittoria e quindi se vi è un vincitore vi è un perdente che in futuro potrà pendere in esame una rivincita. Il ramo è invece un ramo di ulivo, simbolo di pace, pace che unisce vincitori e vinti.
Più ermetico il monumento della Roncola. Io vedo nei due cerchi un mondo vuoto, lasciato dai caduti che, partiti per il fronte, non hanno più fatto ritorno al loro lavoro, ai loro campi, alla loro famiglia.
Su tutti i monumenti ci sono dei nomi, tanti nomi, che per noi sono solo delle incisioni senza significato, ma che per molti abitanti del Comune del secolo scorso sono persone care che non sono più tornate ai loro affetti.
Come dicevo all’inizio, una piccola curiosità, un piccolo mistero che spero qualcuno mi possa chiarire. Nella lista dei caduti sul monumento di Treviolo è indicata, oltre al nome, anche la data di nascita e di morte. Quello che è strano è che per un nominativo è indicata come data di nascita il 1873 e come data di morte il 1896.
Non vi sembra strano, visto che la Grande Guerra è durata dal 1915 al 1918?
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© Foto Fausto Dellapiana 2013
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