Questo è il dubbio che mi è venuto dopo aver partecipato all’incontro organizzato dai Runners Bergamo sul tema “Corsa e ... dolori muscolari”. Relatore della serata il dr. Bruno Sgherzi, coadiuvato da Renato Gotti e Sergio Chiesa, che oggi praticano la professione di fisioterapisti, ma che vantano un passato di atleti nel mezzofondo italiano di tutto rispetto.
Il tema della serata era molto stimolante: chi non ha mai avuto qualche dolore nel praticare attività sportiva? Credo nessuno. Quello che mi sarei aspettato era poter avere qualche consiglio utile per evitarli, cosa che personalmente non ho rilevato.
La serata è stata condotta con estrema chiarezza e professionalità dal dr. Sgherzi. Conoscevo già la capacità di insegnamento del dottore, in quanto era stato mio docente, una ventina d’anni fa, quando ho frequentato dei corsi organizzati dalla FIDAL per conseguire il patentino di “Allenatore/preparatore per il settore giovanile” (credo che il corso si chiamasse così).
Ricordo perfettamente che in sede di esame finale uno degli argomenti verteva sulla corsa o meglio sull’introduzione alla corsa, in quanto per i ragazzi (di età compresa tra i sei ed i dieci anni) non si doveva insegnare una singola disciplina sportiva, ma si doveva proporre l’intera gamma; solo verso la fine (verso i dieci anni) vi sarebbe stata, viste le caratteristiche del ragazzo/a, la specializzazione.
I relatori della serata |
Ma veniamo allo specifico della serata. L’introduzione fatta da Virgilio che ha letto una mail (od un post di qualche blog) è stata, a mio giudizio, molto positiva per lo stile “letterario” (anche io faccio spesso dialogare le varie parti del mio corpo per esprimere in modo semplice dei concetti); è stata, invece, abbastanza negativa per il concetto di fondo espresso: pur di migliorare di qualche secondo il mio personale, sono disposto a “spaccarmi”.
La relazione del dr. Sgherzi è iniziata subito con una domanda che prevede una sola risposta: “È meglio prevenire un infortunio o curarlo?”. Naturalmente, si deve prevenire.
È la prevenzione che mi ha lasciato perplesso: “Per evitare infortuni, ci si deve sempre allenare. Sei giorni su sette, meglio sette su sette!” (ho sintetizzato in modo estremo il concetto).
Prima di entrare nel dettaglio, ha posto un’altra domanda: “... ma sapete correre?”.
Dopo questa semplice domanda, i miei dubbi sono aumentati ancora di più!
Ecco, qui mi ricollego a quando detto in precedenza riguardo al corso per allenatore. Allora la domanda ha un senso: è rivolta a ragazzi che devono iniziare la pratica della corsa. Ho dato una rapida occhiata alla sala. I presenti hanno un età media molto elevata. I due correlatori, Sergio e Renato, hanno smesso l’attività agonistica, e quindi gli allenamenti quotidiani, in un’età in cui molti dei presenti hanno iniziato a correre.
Per quanto riguarda la metodologia dell’allenamento, non è la semplice corsa, ma lavori ben definiti e che prevedono la necessità di essere seguiti da un preparatore, se non personale almeno di società. È il nostro caso?
Da ultimo è stato evidenziato un lavoro scientifico che riguardava la rilevazioni di alcuni “marcatori” di atleti che avevano partecipato alla “24 ore” di fondo a Pinzolo, alcuni anni fa. I risultati hanno dimostrato che i valori degli atleti dei gruppi militari, quindi giovani, rientravano nella norma nel giro di 24 ore; quelli relativi ad atleti amatori, non proprio vecchi, intorno ai 35/40 anni di età, rientravano nella norma dopo quattro/sei settimane. Ma il gruppo dei Runners Bergamo ha molti atleti che corrono ultramaratone in tempi assai più ristretti e quindi come la mettiamo con la frequenza degli allenamenti?
Da qui la conclusione del dr. Sgherzi, che dice che fino alla maratona è corsa, dopo è un’altra cosa. Beh, su questo sono d’accordo anch’io, come sono d’accordo su un’altra affermazione: che ci si può definire atleti, anche se non si corre a tre minuti al chilometro, ma anche a sette.
Concludendo, ottima la serata come riscontro di pubblico presente, ma personalmente, visto che in pratica ho corso più chilometri in gare ufficiali che in allenamento, mi rimane il dubbio: “Ma come avrò fatto?”
Mi sono anche dato una risposta: la corsa deve essere un divertimento; il cronometro una variabile da non prendere in considerazione.
Risultato?
Mi sono trovato alla partenza di circa seicento maratone e tutte le volte che sono partito sono sempre arrivato!
Foto Fabio Ghisalberti 2013
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