Stamattina, uscendo da casa, un panorama nuovo è davanti ai miei occhi: la grande gru e lo scheletro che sta al suo fianco non ci sono più!
Sono felice e penso, dentro di me, che è stato solo un brutto sogno, che dopo mesi è scomparso.
Il luogo, dove nel mio immaginario sorgeva la costruzione, è vuoto. È come sempre un campo che un candido manto di neve trasforma in un grande bianco lenzuolo nella stagione invernale.
Ma, come accadde a Don Chisciotte che scambiava i mulini a vento per draghi con cui combattere, anche la mia è un’illusione.
Mentre mi avvicino scorgo i contorni indefiniti di quello che sembra essere un mostro: la gru ha la forma della testa, mentre il corpo è costituito dalla struttura dell’edificio ancora incompleta.
Nulla è scomparso, tutto è ancora lì, incompleto e fermo come 10 mesi fa.
La scuola, la nostra scuola, che doveva essere completata in questi giorni, è ancora un bruco e non si sa se diventerà mai farfalla.
La nebbia nasconde, o cerca di nascondere, ai miei occhi... agli occhi di tutti i cittadini, questo scempio.
Come dicevo sono passati, giorni, mesi e presto saranno anni, ma non si scorge ancora una soluzione. Sì, ogni tanto il cantiere si anima per un momento, al suo interno si scorgono persone che lo percorrono in lungo ed in largo, che prendono appunti.
Ma... poi tutto come prima.
Il cantiere ritorna vuoto. Ora si scorgono i primi segni di un più accentuato abbandono: in alcuni tratti la recinzione è stata aperta. Chissà se per offrire occasionale rifugio a qualche sbandato o per altri motivi. Certo non è un bel segno: iniziano sempre così le grandi costruzioni di cattedrali del deserto, monumenti allo spreco del pubblico denaro.
Quello che spero è che presto una soluzione venga trovata, che le parole si trasformino in fatti.
Per ora posso solo ringraziare la nebbia, che per un istante, mi ha fatto sperare.
© Foto Fausto Dellapiana 2013
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