venerdì 25 gennaio 2013

La mia casa è la tua casa

PortaChissà quante volte ognuno di noi avrà sentito o pronunciato questa frase. È la frase che generalmente diciamo quando un parente viene a passare qualche giorno a casa nostra, oppure qualche amico intimo. Generalmente la si dice per mettere a proprio agio l’ospite e per il legame di parentela, o di vera amicizia, che ci lega.
Frase che però difficilmente pronunceremmo e confermeremmo con l’atteggiamento, cioè lasciando effettivamente le chiavi della nostra casa, verso un estraneo, uno che conosciamo solo da alcuni minuti.
Una della più belle esperienze che ci sono capitate durante il nostro pellegrinaggio da Cantebury verso Roma è stata quella di scoprire che, anche al giorno d’oggi, ci sono delle persone che hanno mantenuto un profondo senso di ospitalità verso i pellegrini: dare senza nulla chiedere in cambio, attuare il vero spirito cristiano dell’accoglienza.
Questi i fatti. 
Giunti a Chalons-en-Champagne il primo problema è stato trovare il luogo dove venivano apposti i timbri sulla credenziale.
Un simpatico aperitivo
La nostra “guida si fa per dire” indicava la Cattedrale,mentre il luogo giusto era la chiesa di Notre Dame de Vaux.
Giunti finalmente a destinazione, siamo stati accolti da due gentilissime signore, che per prima cosa ci hanno offerto un bel bicchiere di acqua fresca, gesto che il pellegrino assetato apprezza in modo particolare, sostanzialmente per due motivi: perché indica l’attenzione verso il “pellegrino”  (offerta) e anche verso la “persona” (ristoro materiale).
Dopo averci dissetato e dopo aver completato le formalità burocratiche (eggi timbro sulla credenziale), si poneva il problema di come passare la notte. Avevamo intenzione di passarla presso l’ostello, ma questo, contrariamente a quanto diceva la “nostra guida si fa per dire”, era chiuso da un paio d’anni. Le gentilissime signore allora si sono messe al telefono ed hanno cercato un alloggio adatto. Dopo molte telefonate del tutto infruttuose, hanno calato il “jolly”: chiedere a madame Odile se era disposti ad accoglierci. Questa signora offriva spesso la sua casa ai pellegrini di passaggio, generalmente un paio per volta. Quella sera però il problema era “doppio”: eravamo in quattro. Dopo un attimo di esitazione madame Odile ha detto che non ci sarebbero stati problemi, bastava stringersi un po’. 
La colazione
... e la colazione comunitaria!

La casa era a pochi minuti dalla chiesa. Arrivati a destinazione siamo stati accolti da madame Odile e dal figlio maggiore, Paul. 
Per la sistemazione nessun problema. Ricordate il gioco del “Quindici”? si devono spostare i numeri in modo tale da formare la numerazione corretta: dall’1 al 15. Per fare questo, è necessario spostare lo stesso numero molte volte, magari in una posizione già occupata in precedenza. Qui è stata la stessa cosa: non si spostavano i numeri ma i ... materassi.
Alla fine tutti erano sistemati, anche se per qualcuno (la figlia, Marie Lou, per esempio che si trovava a danza) sarebbe stata una sorpresa: dover dormire nello studio, anziché nelle sua stanza, senza nemmeno essere stata avvisata. 
L'ultimo riposo e... sorriso prima della partenza



Fin qui sembrerebbe tutto normale. Arrivano degli sconosciuti, viene offerta ospitalità ed il giorno dopo questi se ne vanno. Quello che rende questa esperienza ricca dal lato umano è il fatto che i padroni di casa alla sera avevano degli impegni presi in precedenza. I giovani francesi sono come tutti i giovani: stare in casa il sabato sera? Ma siamo matti? Per cui anche loro erano in “libera uscita”. Ci eravamo offerti di rientrare quando sarebbero rientrati alcuni di loro.
Neanche a pensarci.
Avrebbero lasciato la casa a nostra disposizione; non solo,prima di uscire, ci avrebbero aspettato per un aperitivo (a base di champagne naturalmente) e la cena con pizza preparata dal figlio. 
Odile, Marie Lou & gatto
Arrivederci, Odile & Marie Lou!

La sera, siamo rimasti noi i padroni di casa!
La mattina seguente, anche se era domenica, si sono alzati più  presto del solito e ci hanno tenuto compagnia per la colazione è stato un momento in cui abbiamo potuto conoscerli un po’ più a fondo. Sono una famiglia semplice, ma con un grande cuore. Hanno accettato solo un parte di quanto avevamo deciso di lasciare come rimborso per le spese, anche se non avremmo potuto pagare adeguatamente la serena, ma soprattutto generosa accoglienza!
Alla finestra Odile, Marie Lou ed il gatto ci hanno dato un ultimo saluto.
La nostra strada verso Roma era ancora lunga, ma siamo partiti non solo con il corpo riposato, ma con il cuore pieno di riconoscenza.

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