mercoledì 27 giugno 2012

Il pellegrino “osserva”... e confronta!

Anticamente i pellegrini durante il loro cammino, dovendo attraversare nazioni e paesi a loro sconosciuti e con abitudini, usi e costumi diversi, potevano apprendere nozioni, nei campi più disparati, utili a modificare e migliorare, ad esempio, le tecniche di tessitura oppure alcune tecniche di coltivazione. Nello stesso tempo come apprendevano, insegnavano anche, insomma potremmo dire che i pellegrini, nelle loro umili bisacce, trasportavano anche “cultura”. 
Oggi tutto è più semplice e veloce: internet ha reso praticamente tutto il mondo come un piccolo paese.
Quello che accomuna ancora oggi il pellegrino moderno a quello antico, oltre alla componente spirituale, è il modo di muoversi: camminare.
Camminare fa riscoprire la differenza tra vedere e guardare. Camminando si ha la possibilità di osservare le cose da vicino, di toccare con mano cose che viaggiando in automobile si vedono appena o non si vedono affatto.
Preambolo lungo..., ed avete ragione, ma mi serve per spiegare il modo differente di riparare le strade tra la Francia e l’Italia, od almeno nel mio Comune.
Camminare su strade asfaltate in Francia non vuol dire assolutamente camminare nel traffico ed è anche per questo motivo, oltre alle non perfetta (diciamo così) segnalazione del percorso ed alle indicazioni della nostra guida (qui non dico proprio nulla... per ora), che abbiamo percorso tratti molto lunghi su strade dipartimentali.
Tratto da rifare: 25 x 1,7 metri
(notare le piccole buche da riparare)
Abbiamo avuto modo di osservare che il manto stradale era sempre in ottima condizione e quando si presentavano buche, anche di piccole dimensioni, veniva segnalato il tratto da riparare ed in un momento successivo si provvedeva alla sistemazione.
... prossimi lavori di sistemazione













Altro tratto da... "trattare"






Che le strade in Francia siano migliori che in Italia ci è stato confermato da alcune pellegrini che abbiamo incontrato lungo il percorso, essi lo effettuavano in bicicletta e ci hanno detto che la loro media oraria era maggiore di  un paio di chilometri rispetto all’Italia, in quanto le strade erano in migliori condizioni.


Tornati a casa abbiamo visto che molte strade del Comune erano in via di sistemazione. Qui la tecnica era completamente diversa: una macchina toglieva tutto l’asfalto per tutto il tratto di strada da rifare, indipendentemente dal fatto che il manto predente presentasse buche o imperfezioni.
«Bene!» mi sono detto, «qui da noi si lavora meglio. Forse il costo sarà maggiore, ma il risultato sicuramente migliore, sia dal lato tecnico sia da quello estetico, non presentando la strada segni di “rappezzamento” ». Questo pensavo, ma mi sono dovuto ricredere, quando il lavoro è stato finito.
Finito?
Beh, il lavoro sarebbe finito se al termine la strada, oggetto dell’intervento, non presentasse più alcuna irregolarità, se tutte le buche fossero state chiuse...
Questo non è successo: la strada presenta ancora buche, irregolarità e non è stata resa, a mio giudizio più sicura.

Tutte le tre foto sono state scattate dopo il termine dei lavori
(notare che è stata ripristinata anche le segnaletica orizzontale)





















In fondo è meglio una strada “pezzata” che una strada “bucata”!

(la strada in questione è Via Aldo Moro, ma il problema è riscontrabile in molte altre situazioni. fd)


© Foto F. Dellapiana 2012



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