Ricalcando le orme di Sigerico, vescovo Inglese che attorno al 990 raggiunse Roma a dorso di mulo, abbiamo percorso il tratto da Canterbury al Passo dl Gran San Bernardo.
La lunghezza del nostro percorso è stata di circa 1.000 chilometri , percorso più lungo di circa 200 km del nostro pellegrinaggio verso Santiago di Compostela dello scorso anno.
Ad affrontare questa cammino eravamo in tre: io, Rossana e Paolo, un mio amico di “maratona”.
Avendo già “esperienza” di pellegrinaggi (nel 2011 avevamo fatto anche la Via Francigena dal Monginevro a Roma) pensavamo che anche ”L’itinerario di Sigerico” avesse le caratteristiche se non del “Camino Francés”
(il cammino più frequentato e conosciuto per raggiungere Santiago di Compostela”): frecce gialle in abbondanza e “alberghe” per dormire ogni 5/6 chilometri; almeno quelle della “Via Francigena”: segnali più rari ma sufficienti per non perdere la “via”, e meno strutture ricettive per la notte ma sufficienti per accogliere pellegrini.
Sull’itinerario di Sigerico poco o nulla di tutto questo: segnalazioni inesistenti e quando presenti molte volte contrastanti tra loro, tappe quasi obbligate e spesso molto lunghe per raggiungere le strutture per la notte. Non mi dilungo su questi aspetti, saranno oggetto di altri post.
Avendo, come detto, una piccola esperienza come pellegrini, non siamo partiti impreparati: nello zaino avevo le cartine del percorso francese (seguendo il percorso fatto da Cristina Meneghini), e tutte quelle del sentiero 70 in Svizzera, mentre Rossana aveva la guida di Terre di Mezzo. Pensavamo che anche se non avessimo trovato molte indicazioni la guida ci sarebbe stata di aiuto.
Certo che se chi ha scritto la guida sapesse la differenza tra la destra e la sinistra tutto sarebbe stato più facile...
Devo subito tranquillizzare chi legge (ma forse non siete preoccupati!): abbiamo sempre trovato da dormire al coperto, anche se in condizioni molto diverse ed a volte dovendo fare ancora una decina di chilometri non prevista.
Quello che ha reso questo pellegrinaggio diverso dagli altri è stata la condizione che ci ha visto, alcune volte, come i veri pellegrini di una volta: richiedere acqua in qualche abitazione e ricevere non le nostre borracce riempite, ma acqua minerale fresca, oppure chiedere dove poter comperare del pane ed essendo il paese sprovvisto di una “boulangerie” (cosa per altro assai rara in Francia) ricevere in “dono” il pane per il nostro pasto. Piccoli gesti, ma molto apprezzati perché fatti con semplicità dalla gente del posto. Ci è anche capitato di essere invitati a bere un caffè da gente che ci vedeva mangiare seduti su qualche panchina all’ombre delle piante. Questi piccoli segni hanno avvicinato il nostro camminare “moderno” al cammino “antico”, dove ospitalità ed accoglienza, naturalmente dopo la meta da raggiungere, erano il fulcro del pellegrinaggio.
Come dicevo all’inizio partiti da Canterbury abbiamo raggiunto il passo del Gran san Bernardo, non ostante alcune difficoltà, nei tempi previsti: 39 giorni di cammino per raggiungere i 2473 msl del passo.
Ora mi fermo qui (non sono più abituato ad usare il pc...), ma in seguito in altri post descriverò situazioni, emozioni, difficoltà di un percorso che ora è ancora, nonostante i Consiglio d’Europa, nel 2004, abbia ribadito che la Via Francigena è “un grande itinerario culturale Europeo”, in una fase che definirei “embrionale”, ma che ha le potenzialità per poter diventare un domani un itinerario segnalato e frequentato, come i cammini che raggiungono Santiago di Compostela
Ultreya!
MI CHIEDEVO QUANDO AVREI LETTO TUE NOTIZIE SULLA NUOVA AVVENTURA. NON SONO RIUSCITA A MANDARTI IL "BUON VIAGGIO" PRIMA, TI ACCOLGA IL MIO "BENTORNATO" ORA. ASPETTO DI LEGGERE I PROX POST.
RispondiEliminaAnnette
wow!!! allora ti sei proprio liberato dalla schiavitù del cronometro sulla maratona...
RispondiEliminabravissima Rossana: non allenarla troppo altrimenti ti batte