giovedì 5 luglio 2012

Per non dimenticare

Lo scorso anno abbiamo percorso la “Via Francigena”, dal Monginevro a Roma, mentre quest’anno abbiano intrapreso il cammino seguendo la “Via di Sigerico” da Canterbury al Gran San Bernardo.
Sembrano due percorsi di pellegrinaggio completamente diversi tra loro. Nulla è in comune, segnalazioni, rare ma sufficienti nel tratto Italiano, assenti e quando (raramente) presenti spesso in contrasto tra di loro nel tratto Francese; presenti visibili e frequenti nel tratto Svizzero.
Trovare un posto per dormire, a prezzi ragionevoli, è sempre stato un’impresa all’estero, mentre in Italia sta crescendo la consapevolezza delle opportunità offerte dalla Via Francigena e sempre più associazioni e strutture religiose offrono ospitalità pellegrina.
Potrei elencare moltissime differenze tra i due pellegrinaggi, o forse è meglio dire tra i “tratti” della Via Francigena sulle orme di Sigerico.
Quello che però unisce le due vie od i due tratti è la presenza in tutti i paesi della Francia e dell’Italia di monumenti ai caduti della Prima guerra mondiale.
Questo fatto non l’avevo notato in un primo momento, ma è un fatto che mi ha fatto molto riflettere.
Quasi tutti i monumenti hanno la stessa struttura: un combattente, spesso con un fucile in mano, proteso in avanti verso... oppure la “Vittoria” che sorregge un soldato morto...
Monumenti di questo tipo accumunano sia grandi città, sia piccoli paesi, o semplici villaggi. In alcuni casi mi sono soffermato a leggere i nomi dei soldati morti e fa accapponare la pelle leggere gli stessi cognomi ripetuti più volte... fratelli, padri e figli.
La “Grande guerra” è stata definita “mondiale” e questo sembra in qualche modo allontanare la prospettiva, far credere che è stata combattuta lontana da noi. Non è così.
Lapide caduti Solomiac
(ora Frazione di Cesana Torinese)
Ogni paese italiano, francese o tedesco ha offerto il suo contributo di sangue. Non importa se il paese fosse vicino o lontano dal fronte. Molti soldati non sapevano nemmeno per quale motivo venivano spediti al fronte, o meglio sui vari fronti, morivano ubbidendo ad ufficiali arroganti spesso inadatti al ruolo di comando, per conquistare pochi metri di terreno spesso senza nessun valore strategico.





Foto scattata durante il pellegrinaggio dello scorso anno a Solomiac, un tempo comune ora solo frazione di Cesana Torinese, e con presenza di qualche persona solo nel periodi estivi.

Fa impressione vedere l'esiguo numero di case che componevano il paese all'inizio del secolo scorso, che presupponeva anche un numero esiguo di abitanti, e rapportarlo al numero di caduti.

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