Anticamente,
in alcune popolazioni, era usuale mettere un corredo funebre che
rispecchiava ciò che il defunto era in vita. Oggi solo la nuda bara
viene posta all'interno del loculo. Ma anche qui ci possono essere
delle piccole eccezioni.
La
mano pietosa di un amico di Beppe ha preso tre rose
e le ha appoggiate sulla bara. L'amico in questione è un dipendente
comunale, che lavora al cimitero, ed era solito recarsi in diverse
occasioni a pranzo a casa di Beppe. Era ormai uno dei pochi che
vedeva regolarmente Beppe. Certo non correva e questo agli occhi del
nostro amico era un piccolo
difetto, ma era un buon ed
attento ascoltatore, per cui sapeva tutto della vita sportiva. Era un
modo per far rimanere “il nonno” nel mondo delle corse.
Le
due parole sono quelle lette
da Simone in chiesa e scritte da Emy. Credevo di conoscere Beppe a
fondo, ma queste parole, sono sicuro venute di getto dal cuore, mi
hanno fatto scoprire, ancora di più, se possibile, il suo amore per
la corsa e verso i piccoli
atleti in erba che vedevano in lui un Campione, non tanto
perché avesse vinto gare importanti, ma per la sua umiltà e
correttezza, con un amore profondo per la regina delle corse: la
Maratona.
Ecco
quanto scritto da Emy:
“L'ultima
immagine che ho di te è quella di un maratoneta che si allena nelle
corsie dell'ospedale.
Un
passo dopo l'altro con la schiena leggermente protesa in avanti,
forse verso una linea d'arrivo che solo tu vedevi.
I
tuoi occhi non sono mai stati spenti, neanche nella malattia.
La
luce che li animava l'hai raccolta in tutti i luoghi del mondo.
Posti
che hai scoperto con le tue gambe rimasti nel tuo cuore; ricordi
fissati nelle foto che appendevi ad ogni corsa; racconti che facevi
rivivere quando incontravi gli amici.
Le
persone che hanno corso insieme a te sono diventate la tua famiglia.
Hai
insegnato come si possono amare 42km195m e quanto si può voler bene
a coloro che faticano insieme a te.
So
già che lassù ritroverai un vecchio amico delle lunghe distanze.
Continuerete a fare a gara per vedere chi corre più maratone.
Chissà
come sarà correre tra le nuvole.
Ogni
tanto guarda quaggiù dove noi continuiamo a riempire le strade con
il sudore, le lacrime, i sorrisi.
La
morte non cancella la vita se nei ricordi di chi resta rimangono i
sorrisi.
Ricordo
i tuoi alla corsa dei bambini che organizzavamo.
La
tua gioia nel premiare quei piccoli campioni.
I
miei alunni ti ascoltavano con attenzione capendo che avevano il
privilegio di parlare con una persona speciale, di quelle che non si
incontrano spesso.
L'ultima
immagine di te che voglio tenere nel mio cuore è quella che ti vede
sorridente proteso verso quei bimbi per stringere loro la mano. I
tuoi occhi accesi dall'amore per la vita.
Ciao
Giuseppe, ora
ancor di più voglio correre la maratona.
Ho
la certezza che sarai lì con me, come con tutti i podisti pronti a
correre verso un sogno.”
Ecco
che sulla bara, oltre alle rose è stata messa una medaglia.
No, no, non una medaglia qualsiasi, ma la
mia medaglia, la medaglia dell'ultima edizione della
“Maratona sul Brembo”, a cui Beppe aveva partecipato.
Certo,
anche lui aveva in qualche cassetto la stessa medaglia di vetro, ma
questa è la mia medaglia. Medaglia che era costata fatica e sudore,
fatica e sudore che anche Beppe aveva versato per raggiungere il
traguardo. Ultimamente in molte maratone ritiravo due medaglie (una
per me ed una per lui), che in varie occasioni erano accompagnate da
parole. Parole pubbliche,
come quelle che Roberto Brighenti gli aveva rivolto al microfono sul
traguardo della “Maratona delle Terre Verdiane”; parole
private, come quelle
che Paolo Manelli mi aveva detto dopo la linea d'arrivo della
“Maratona di Reggio Emilia” e che mi aveva incaricato di portare
personalmente a Beppe; parole non dette,
come quelle che ora
porto nel mio cuore e che sono legate alla medaglia di vetro sulla
sua bara.
Sono
sicuro che avrebbe apprezzato questo pensiero.
Mi
piace pensare che Beppe si presenti al cospetto del Grande Giudice
con la scintillante medaglia al collo e che questo sia il pretesto
per iniziare a raccontare le sue gesta.
Quale
migliore ricordo per il suo lungo viaggio? Sono sicuro che il lungo
viaggio misuri esattamente 42195 anni luce!
©
Foto
Fausto Dellapiana 2014
Bravissimo Fausto, questo è sicuramente uno dei tuoi più bei articoli che hai scritto... perchè viene dritto dal fondo del cuore...
RispondiEliminaciao Ro