Negli ultimi tempi sui giornali è stato ampio spazio alle vicende che riguardavano la decadenza dalla carica di Senatore di un uomo politico. Ogni occasione era buona per ritornare sull’argomento: giorni di ritardo, interpretazioni varie della legge, ricorsi a più non posso, minacce e lusinghe perché la decadenza non fosse votata. Ora sappiamo tutti come è andata a finire. Negli stessi giorni però un caso analogo si poteva verificare, ossia la perdita della qualifica di Senatore di un maratoneta, tale Fausto, meglio conosciuto come Sir Marathon... io, insomma! Mai come quest’anno la possibilità è stata così vicina alla realtà!
Andiamo con ordine. Innanzi tutto la qualifica di Senatore a cui mi riferisco è quella conferita dal buon Paolo Manelli agli atleti che hanno regolarmente tagliato il traguardo di tutte le edizioni della Maratona di Reggio Emilia. Io sono uno dei 37 che per 17 volte avevano raggiunto questo traguardo. Come dicevo nelle righe precedenti, quest’anno la possibilità che perdessi il titolo era una cosa reale, quasi tangibile, tutto questo a causa di una contrattura ... contratta nell’allenamento (uhmmm, meglio dire passeggiata) del mercoledì, con Fausto. Contrattura dovuta non certo alla velocità... più lenti di così ed eravamo fermi, ma forse al freddo. Se il dolore alla coscia era sopportabile camminando, correndo diventava intenso e costringeva alla fermata dopo poche decine di metri. Rinunciare dunque alla maratona? Se fosse stata una qualsiasi maratona questo avrei fatto, ma non potevo con Reggio.
Tre moschettieri & due senatori! |
Una telefonata a Stefano, il mio massaggiatore di fiducia, ed un paio di sedute forse potevano risolvere il problema. In questo frangente ho scoperto che il ruolo del massaggiatore, o meglio del “mio” massaggiatore, non è solo quello di intervenire sui muscoli doloranti, cosa necessaria ma non definitiva, almeno nel mio caso. Stefano, dopo avermi messo in condizione di gareggiare, certo con un po’ di dolore, ma di gareggiare, mi ha dato, con alcuni consigli e frasi piene di buon senso, quella tranquillità che mi ha permesso di prendere il via e... di terminare a Maratona di Reggio Emilia, edizione numero 18.
Credo che valga la pena di spendere due parole su Stefano. Sotto le sua mani sono passati e stanno passando tutti i migliori atleti dell’ultramaratona Bergamasca (non faccio nomi, perché ne dimenticherei sicuramente qualcuno). Accenno solo che gli atleti fanno parte in pianta stabile della Nazione Italiana di Ultramaratona, con all’attivo diverse partecipazioni ai mondiali, atleti che hanno occupato le prime posizioni della “Nove Colli”, oppure atleti vincitori di campionati Italiani di 24 ore o della 100 chilometri .
Dal contatto con questi atleti, Stefano, non solo ha saputo prendere consapevolezza delle problematiche legate al mondo corsa, ma ha la possibilità di “passarle” ai sui “pazienti”.
Un po' di tifo! |
Con tutta probabilità, se mi fossi avvalso di un altro professionista, forse non avrei preso il via alla maratona: troppi dubbi, troppe incertezze mi frullavano ancora nella testa, anche se il problema muscolare sembrava risolto.
Un paio di parole sulla gara in generale. Non starò a ripetere quello che scrivo ormai da anni sull’organizzazione della gara, una sola parola: perfetta! Anche se..., cercando il pelo nell’uovo, riesco sempre a trovare qualche piccola imperfezione, che forse sarebbe meglio eliminare il prossimo anno. Mi riferisco alla posizione del quarto e quinto ristoro. È stato spostato di un chilometro avanti il quarto e di un chilometro indietro il quinto, il che ha reso la distanza tra i due di tre chilometri circa, ma il “fatto più grave” è che il quinto era posto prima della discesa e non al termine della salita. Vabbè, per questa volta passi!
Come al solito, Paolo era presente sulla linea del traguardo. No, no, non stava aspettando me, stava aspettando tutti gli atleti, dal primo all’ultimo... come sempre. Quest’anno per fortuna c’era il sole!
Finalmente una piccola iniziativa di cultura locale in una maratona Italiana (avete notato che chi corre a Reggio Emilia corre una maratona e chi corre in altre città, sempre italiane, corre una "marathon", non ho mai capito il perché). Ecco, sulla salvietta che viene posta sulle spalle degli arrivati, un bel motto in dialetto Emiliano: “A gl’h’ò cavêda”, che rende, a mio giudizio, meglio il senso di aver terminato la gara: c’è l’ho fatta, a dispetto del tempo, del dolore, ho terminato la gara con le mie forze, molto meglio del termine “Finisher”, che spesso accompagna chi termina una gara ... in Italia!
Come ultima annotazione, segnalo che il gruppo sportivo “Runners Bergamo”, il mio gruppo, è stato premiato con la targa dedicata a William Govi, come gruppo più numeroso. Un vero peccato che alla premiazione fossero presenti solo quattro gatti, pardon quattro maratoneti, certamente non i più forti, ma forse i più ... fotogenici!
Atleti "Runners Bergamo": presenti & griffati! |
© Foto Fausto Dellapiana 2013
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