La fine lockdown non
vuol certo dire che siano riprese le competizioni e le camminate non
competitive. Ancora troppo alti i rischi di contagio e, se dovessero
essere applicate le regole che la FIDAL imporrebbe (per ora è in
rete solo la bozza), credo che sarebbe quasi impossibile per
qualsiasi organizzazione programmare una gara. La clausura imposta
dal lockdown di certo non ha impedito a molti di correre. Certo, su
percorsi “da criceto”, fino all'inizio di maggio, su percorsi più
liberi … ma in solitaria, successivamente. Un fattore unisce molte
di queste gare “corse per stare vicini pur essendo lontani”:
la solidarietà. Sono numerosi gli esempi che hanno visto in campo
associazioni (ed es. Club Supermarathon), società (ad es. Fò di
Pè), semplici atleti (ad es. Rosa la “Tartallegra”), che hanno
programmato competizioni “diffuse” (cioè sparse sul territorio).
Pettorale o meglio pettorali (in quanto in molte era richiesto pure
la creazione del proprio pettorale di gara) indossati, quota pagata
(a volte era indicato il beneficiario, a volte era lasciato alla
volontà dell'atleta), poi: pronti, partenza … via!
Potevano i
Runners Bergamo essere assenti in questa “competizione solidale”?
Per la verità, mancava solo la parte “agonistica”, in quanto per
la parte economica avevano già “dato” (vedi).
Ecco quindi che i Runners Bergamo hanno appoggiato di buon grado
l'iniziativa di Thomas Capponi (vedi),
che, per non “stare fermo”, ha deciso di correre, o meglio “di
vivere”. attraversando la provincia di Bergamo, chiudendola in un
enorme abbraccio. L'idea iniziale prevedeva una prima parte in
solitaria e quindi l'ultima parte (lunga come una maratona) da Lecco
a Bergamo o, per essere più precisi, all'Ospedale Papa Giovanni, in
compagnia di molti atleti. Considerata la situazione che ha visto in
molte parti d'Italia runners che correvano in solitaria essere
(per)seguiti da droni, pattuglie di vigili urbani, auto di servizio
con sirene accese, quasi fossero gli untori di Manzoniana memoria, si
è optato per far sì che molti atleti potessero abbracciare
(virtualmente) Bergamo, pur non partecipando direttamente all'evento.
Ecco quindi la possibilità di aderire all'iniziativa, di avere un
pettorale e correre (beh, era ammesso anche camminare). L'unica cosa
richiesta era il pagamento della quota di iscrizione di un euro per
ogni chilometro corso, quota che lo stesso Thomas si è impegnato a
donare.
Mi iscrivo e, non
avendo uno smartwatch e considerando che il tracciato della “Mezza
sul Brembo” transita a poche centinaia di metri da casa mia, opto
per questa soluzione.
Avevo programmato di
correrla domenica 31 maggio, ma, visto il meteo che preannunciava
pioggia, opto per sabato. Partenza alle sette (beh, più o meno,
questo è il vantaggio di queste gare: appena pronti, subito il via).
Penso a Thomas, anche lui partito da poco, certo il suo percorso sarà
molto più lungo, ma l'impegno che sto mettendo lo posso paragonare
al suo (e non ridete ;-)). Per fortuna il traffico, considerato il
periodo, non è molto e posso correre tranquillamente, a parte
qualche “rallentamento” in qualche bivio lungo il tracciato.
Finalmente raggiungo il centro CUS, dove è posto l'arrivo della
“Mezza sul Brembo”. Beh, sarebbe l'arrivo se fossi partito da
qui, ma al “mio” arrivo mancano ancora circa sette chilometri.
Non vi tedio oltre con inutili dettagli. Continuo a correre e taglio
finalmente il mio traguardo, con il tempo di 2h 38' e … diciannove
secondi!
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La notte tra sabato e
domenica, come previsto, è costellata da frequenti temporali, con
pioggia (almeno a Treviolo) battente. Mentre penso a Thomas che sta
correndo sotto l'acqua, penso che la scelta di correre il sabato
anziché la domenica sia stata una scelta saggia. Ma, come ho avuto
modo si stigmatizzare in altri post, è la “pazzia” in senso
buono che mi fa fare scelte “pazze”.
Domenica
mattina alle sei non piove! Bella notizia, potrei stare
tranquillamente a letto, far riposare la schiena, smaltire il dolore
alle gambe. Beh, queste cose le farebbero i sani, quelli pazzi
decidono di alzarsi, rimettersi il pettorale di gara, indossare
scarpette ed uscire di casa per ripetere la gara del giorno prima
(non avevo corso per 5 giorni di fila la scorsa settimana nella 100
chilometri “Il Brigante non molla”?). Stesso copione, anzi
meglio, traffico ancora più diluito e, avendo rifatto il percorso
ieri, meno dubbi in certi passaggi. Questi fatti mi fanno pensare di
poter abbassare il tempo fatto registrare ieri. Una piccola
digressione: allo stato attuale non sarei in grado di correre una
mezza maratona nei tempi generalmente concessi dall'organizzazione,
evabbè. Tra i numerosi runners che incontro lungo il percorso,
incrocio Vanni, che sta correndo in compagnia di Walter (beh, lui è
l'allenatore e se la prende comoda: è in bicicletta). Posso
continuare a correre senza una breve pausa per due parole? Certo che
no! La pausa in effetti è abbastanza breve, solo il tempo per sapere
che Vanni sta riprendendo la corsa ed i suoi dolori si sono
attenuati. In realtà, Vanni, quest'anno, ha già corso, vincendo
nella sua categoria la “Mezza sul Brembo” (vedi).
Mancano cinque chilometri al “mio” arrivo, mi sembra di andare
bene, forse il proposito di abbassare il tempo sarà possibile. Corro
(e questa è una notizia) entrambe le salite che mi separano dal mio
arrivo, ma il risultato del cronometro è impietoso: 2h 39' e …
diciannove secondi! Solo un minuto in più di ieri, ma … in più!
Seguendo una moda
italica di trovare sempre un colpevole, anche per demeriti nostri, do
la “colpa” di questa mia defaillance a … Vanni, che mi ha fatti
perdere il ritmo!
In ogni caso, seguendo
la mia filosofia di corsa: “comunque vada, sarà un successo”,
anche oggi è stato un successo. Questo per due motivi: ho corso una
maratona (beh, in due giorni) e posso contribuire con altri 21€
alla causa del Papa Giovanni.
Un ultimo pensiero a
Thomas; mentre io sono sotto la doccia, lui sta ancora correndo: per
una volta posso fare la doccia prima dei top runner!
Ringrazio i Runners
Bergamo per aver contribuito, in tutti i sensi, alla realizzazione di
questo abbraccio, tutti quelli che hanno condiviso questa esperienza,
ma soprattutto Thomas, che ha voluto dare un ulteriore segno della
voglia di risorgere che contraddistingue Bergamo ed i Bergamaschi.
Lascio alle sue parole
la chiusura di questo post: "Un sogno è solo un sogno. Un
obiettivo è un sogno con un progetto e una scadenza."
(Thomas
Capponi 27.09.2019)
“Bèrghem, leà
sö ‘n pé!”
Il lungo abbraccio di Thomas alla provincia di Bergamo. Non vi sembra un grande cuore? |
Ciao sempre il solito correre epoi correre mai sasso complimenti a Tomas e a tè buone corse.
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