giovedì 4 giugno 2020

Due mezze … quasi una maratona!


La fine lockdown non vuol certo dire che siano riprese le competizioni e le camminate non competitive. Ancora troppo alti i rischi di contagio e, se dovessero essere applicate le regole che la FIDAL imporrebbe (per ora è in rete solo la bozza), credo che sarebbe quasi impossibile per qualsiasi organizzazione programmare una gara. La clausura imposta dal lockdown di certo non ha impedito a molti di correre. Certo, su percorsi “da criceto”, fino all'inizio di maggio, su percorsi più liberi … ma in solitaria, successivamente. Un fattore unisce molte di queste gare “corse per stare vicini pur essendo lontani”: la solidarietà. Sono numerosi gli esempi che hanno visto in campo associazioni (ed es. Club Supermarathon), società (ad es. Fò di Pè), semplici atleti (ad es. Rosa la “Tartallegra”), che hanno programmato competizioni “diffuse” (cioè sparse sul territorio). Pettorale o meglio pettorali (in quanto in molte era richiesto pure la creazione del proprio pettorale di gara) indossati, quota pagata (a volte era indicato il beneficiario, a volte era lasciato alla volontà dell'atleta), poi: pronti, partenza … via!
Potevano i Runners Bergamo essere assenti in questa “competizione solidale”? Per la verità, mancava solo la parte “agonistica”, in quanto per la parte economica avevano già “dato” (vedi). Ecco quindi che i Runners Bergamo hanno appoggiato di buon grado l'iniziativa di Thomas Capponi (vedi), che, per non “stare fermo”, ha deciso di correre, o meglio “di vivere”. attraversando la provincia di Bergamo, chiudendola in un enorme abbraccio. L'idea iniziale prevedeva una prima parte in solitaria e quindi l'ultima parte (lunga come una maratona) da Lecco a Bergamo o, per essere più precisi, all'Ospedale Papa Giovanni, in compagnia di molti atleti. Considerata la situazione che ha visto in molte parti d'Italia runners che correvano in solitaria essere (per)seguiti da droni, pattuglie di vigili urbani, auto di servizio con sirene accese, quasi fossero gli untori di Manzoniana memoria, si è optato per far sì che molti atleti potessero abbracciare (virtualmente) Bergamo, pur non partecipando direttamente all'evento. Ecco quindi la possibilità di aderire all'iniziativa, di avere un pettorale e correre (beh, era ammesso anche camminare). L'unica cosa richiesta era il pagamento della quota di iscrizione di un euro per ogni chilometro corso, quota che lo stesso Thomas si è impegnato a donare.

Mi iscrivo e, non avendo uno smartwatch e considerando che il tracciato della “Mezza sul Brembo” transita a poche centinaia di metri da casa mia, opto per questa soluzione.
Avevo programmato di correrla domenica 31 maggio, ma, visto il meteo che preannunciava pioggia, opto per sabato. Partenza alle sette (beh, più o meno, questo è il vantaggio di queste gare: appena pronti, subito il via). Penso a Thomas, anche lui partito da poco, certo il suo percorso sarà molto più lungo, ma l'impegno che sto mettendo lo posso paragonare al suo (e non ridete ;-)). Per fortuna il traffico, considerato il periodo, non è molto e posso correre tranquillamente, a parte qualche “rallentamento” in qualche bivio lungo il tracciato. Finalmente raggiungo il centro CUS, dove è posto l'arrivo della “Mezza sul Brembo”. Beh, sarebbe l'arrivo se fossi partito da qui, ma al “mio” arrivo mancano ancora circa sette chilometri. Non vi tedio oltre con inutili dettagli. Continuo a correre e taglio finalmente il mio traguardo, con il tempo di 2h 38' e … diciannove secondi!




La notte tra sabato e domenica, come previsto, è costellata da frequenti temporali, con pioggia (almeno a Treviolo) battente. Mentre penso a Thomas che sta correndo sotto l'acqua, penso che la scelta di correre il sabato anziché la domenica sia stata una scelta saggia. Ma, come ho avuto modo si stigmatizzare in altri post, è la “pazzia” in senso buono che mi fa fare scelte “pazze”.
Domenica mattina alle sei non piove! Bella notizia, potrei stare tranquillamente a letto, far riposare la schiena, smaltire il dolore alle gambe. Beh, queste cose le farebbero i sani, quelli pazzi decidono di alzarsi, rimettersi il pettorale di gara, indossare scarpette ed uscire di casa per ripetere la gara del giorno prima (non avevo corso per 5 giorni di fila la scorsa settimana nella 100 chilometri “Il Brigante non molla”?). Stesso copione, anzi meglio, traffico ancora più diluito e, avendo rifatto il percorso ieri, meno dubbi in certi passaggi. Questi fatti mi fanno pensare di poter abbassare il tempo fatto registrare ieri. Una piccola digressione: allo stato attuale non sarei in grado di correre una mezza maratona nei tempi generalmente concessi dall'organizzazione, evabbè. Tra i numerosi runners che incontro lungo il percorso, incrocio Vanni, che sta correndo in compagnia di Walter (beh, lui è l'allenatore e se la prende comoda: è in bicicletta). Posso continuare a correre senza una breve pausa per due parole? Certo che no! La pausa in effetti è abbastanza breve, solo il tempo per sapere che Vanni sta riprendendo la corsa ed i suoi dolori si sono attenuati. In realtà, Vanni, quest'anno, ha già corso, vincendo nella sua categoria la “Mezza sul Brembo” (vedi). Mancano cinque chilometri al “mio” arrivo, mi sembra di andare bene, forse il proposito di abbassare il tempo sarà possibile. Corro (e questa è una notizia) entrambe le salite che mi separano dal mio arrivo, ma il risultato del cronometro è impietoso: 2h 39' e … diciannove secondi! Solo un minuto in più di ieri, ma … in più!
Seguendo una moda italica di trovare sempre un colpevole, anche per demeriti nostri, do la “colpa” di questa mia defaillance a … Vanni, che mi ha fatti perdere il ritmo!
In ogni caso, seguendo la mia filosofia di corsa: “comunque vada, sarà un successo”, anche oggi è stato un successo. Questo per due motivi: ho corso una maratona (beh, in due giorni) e posso contribuire con altri 21€ alla causa del Papa Giovanni.


Un ultimo pensiero a Thomas; mentre io sono sotto la doccia, lui sta ancora correndo: per una volta posso fare la doccia prima dei top runner!
Ringrazio i Runners Bergamo per aver contribuito, in tutti i sensi, alla realizzazione di questo abbraccio, tutti quelli che hanno condiviso questa esperienza, ma soprattutto Thomas, che ha voluto dare un ulteriore segno della voglia di risorgere che contraddistingue Bergamo ed i Bergamaschi.



Lascio alle sue parole la chiusura di questo post: "Un sogno è solo un sogno. Un obiettivo è un sogno con un progetto e una scadenza."
(Thomas Capponi 27.09.2019)

Bèrghem, leà sö ‘n pé!”

Il lungo abbraccio di Thomas alla provincia di Bergamo.
Non vi sembra un grande cuore?


1 commento:

  1. Ciao sempre il solito correre epoi correre mai sasso complimenti a Tomas e a tè buone corse.

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