domenica 29 marzo 2020

Pensieri in libertà, correndo in uno spazio chiuso


Prologo
Sabato. Tutto è pronto per la “Quarantine Half Marathon”, una gara/non gara che dovrò disputare domani insieme ad altri pazzi che, come dei criceti a cui è negata la libertà, “dovranno” correre su percorsi chiusi e da ripetere 'ennevolte', fino al raggiungimento dei fatidici 21097 metri. Nessuna classifica, nessun pacco gara da ritirare, gara in casa, per cui evitati i viaggi, tutto questo dovrebbe tranquillizzarmi. Ma … nel pomeriggio faccio la consueta chiacchierata con Ferdinando, segregato in casa con la gatta. Quando la telefonata sta per finire pronuncia la frase che mi dice sempre prima di una gara comune: “... mi raccomando, dormi!”. “Acc … non poteva stare zitto stavolta!” penso. Come dicevo prima, tutto è sotto controllo e sono sicuro che dormirò. Non sarà così. Sonno tranquillo fino all'una di notte, ma da allora un sonno agitato, beh, un dormiveglia e pensieri che frullano per la testa: “Riuscirò a terminare la gara?”, “Come sarà il tempo?” “Le gambe, ma soprattutto la schiena non avrà dolore?”. 

Di una cosa sono certo: “Se parto, arrivo!”. Fuori dal letto un'ora prima del previsto, colazione, vestizione e sono pronto sulla linea di partenza; anche questa volta sono in prima fila. Foto di rito pregara, e sono pronto per la partenza quasi un'ora prima del previsto.
Starter di oggi Oliver. Dovendo scegliere tra i tre nipotini, ho scelto lui, perché, oltre al solito count down, ha pure aggiunto un incitamento: “Tre, due, uno … via! Vai, nonno!”.

Epilogo
Sono giunto all'ultimo amaro calice. Così mi sembra di vederlo; in realtà è solo un barattolo vuoto di yogurt, l'ultimo contenitore con i ceci per l'ultimo sforzo. Amaro perché, a differenza degli altri, ha, per compensare la distanza, quattro ceci in più! Questo vecchio fisico sta rispondendo meglio del previsto e solo ora entra in modalità “gara”. Il passo si allunga, la velocità aumenta e di conseguenza anche il raggio delle curve è più ampio. Dai rintocchi del campanile vedo la possibilità di terminare la gara sotto le tre ore. Dal telefonino sento continui “bip” “bip”: sono le foto ed i tempi degli altri amici che hanno già terminato il loro sforzo. Ultimo giro, solo 34 metri.
Taglio il traguardo in 2h 58' 19”. Obiettivo raggiunto!

Uhmm, manca qualcosa in questo post. In effetti tra il prologo (descrizione che precede l'azione) e l'epilogo (parte conclusiva di una vicenda) non è stata inserita l'azione, la vicenda. In altre parole, la gara! Rimedio subito.



La gara
Correre in tracciati tortuosi e ristretti richiede (oltre ad una sana pazzia) anche concentrazione, ma avendo già percorso più di mille giri, posso affermare di aver memorizzato tutti i dettagli; quindi posso inserire la modalità “pilota automatico” e lasciare la mente libera di pensare ad altro. Pensieri, sensazioni … in gran parte sono riflessioni personali: nipotini, figlie e moglie mi terranno compagnia per gran parte della corsa. Ma questo credo che non interessi nessuno!
La prima cosa che “sento” … è il silenzio! Non ci sono macchine, non ci sono persone in giro, è quindi normale. È vero, ma domenica scorsa nell'identica situazione il silenzio era rotto dal lacerante suono delle sirene delle autoambulanze e dalle campane che suonavano a morto. Oggi, per fortuna il campanile scandirà con i suoi rintocchi, solo il tempo della mia gara e l'unico rumore estraneo sarà quello provocato dal decollo di due aerei, che normalmente dà fastidio, ma in questo caso l'ho visto come una speranza per il futuro.
Naturalmente il pensiero va a tutte le persone coinvolte nel dramma: ai medici, agli infermieri e a tutte le persone coinvolte nell'assistenza dei malati: a loro auguro di poter presto prendersi un meritato riposo. Questo vorrà dire che il peggio è alle nostre spalle. Se a loro posso augurare riposo, ai malati posso solo augurare “fatica”. Ai nonni ed alle nonne la fatica di portare i nipotini al parco, di leggere loro favole. Ai papà ed alle mamme la fatica di seguire i propri figli in una corsa o di poter essere di aiuto nei compiti. A tutti gli altri la fatica di una lunga passeggiata in montagna.
Un pensiero particolare per Giuditta, che, come nella sua prima maratona ha vinto la gara nei miei confronti, ora sta vincendo quella più importante ed è ora a pochi metri dal traguardo.

Penso alle ONG, che bistrattate fino a ieri da alti esponenti del governo, ora sono dagli stessi invocate. Penso al bel gesto dei tifosi dell'Atalanta, che settimane fa avevano donato i rimborsi della mancata trasferta ed in giorni più recenti ancora aiutato l'Ospedale, come Mauro, edicolante di Albegno e tifoso atalantino in prima linea. Solidarietà macchiata dal gesto di chi ha distrutto lo striscione esposto a Sarnico con la scritta “Divisi sugli spalti, uniti nel dolore”.
Penso alle parole conclusive del discorso del nostro presidente Mattarella: “Abbiamo altre volte superato periodi difficili e drammatici. Vi riusciremo certamente - insieme - anche questa volta
Penso alle parole del Papa: “Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme”.
Parole che sono insieme un richiamo ed un monito; pensieri che un grande Bergamasco come Felice Gimondi sintetizzerebbe in “Non mollare mai fino alla fine”.
Non mollare … solo ora mi rendo pienamente conto che sto correndo.
Ecco, ora devo solo bere l'ultimo amaro calice ...


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