Monumento ai Partigiani |
Riporto
qui in breve il resoconto dell'azione (parti estratte da La
Resistenza in Valle Brembana – Ferrari Editrice –
Bottani, Giupponi, Riceputi – 1994),
in quanto non ho trovato nessun sito che la riportasse.
“I
partigiani avevano sempre più bisogno di armi, in quanto salvo le
armi procurate con il prelievo dalla caserma dei Carabinieri di Villa
d’Almé, il recupero era affidato praticamente alla possibilità di
incontrare militari perlomeno isolati. Solo in seguito gli Americani
si accordarono con la Resistenza per paracadutare alcuni aiuti. Si
pensò allora di mettere a segno un colpo grosso. La scelta cadde
sulla Villa Masnada di
Curdomo (oggi Mozzo). Alla Villa Masnada, in località Crocette di
Mozzo, alloggiava da alcuni mesi un distaccamento di genieri tedeschi
che avevano compiti di guardia alle Officine Caproni di Ponte San
Pietro. Il gruppo, recatosi quotidianamente al lavoro, lasciava alla
villa due sentinelle, due autisti italiani. Il piano prevedeva che
una squadra si sarebbe appostata prima dell’alba; due partigiani
travestiti da ufficiale tedesco e relativo interprete, dopo l’uscita
dei genieri, si sarebbero fatti aprire dalle sentinelle. Nel
frattempo sarebbero accorsi gli altri per immobilizzare le
sentinelle. Caricati i due camion con il materiale trovato nei
locali, la squadra si sarebbe allontanata in direzione Valle
Brembana. L’azione era stata fissata per il 27, sennonché il 25 il
Comandante “Dami” ed il maggiore Leardini “Sandro”, furono
informati che i tedeschi avrebbero abbandonato la villa. La
pattuglia, costituita da 24 uomini, era formata dalle squadre di Tito
Spini, Albino Locatelli e Rino Bonalumi (le squadre di Malipero e
Mazzola non vi avrebbero preso parte per un dissenso
che non riguardava solo l’operazione di villa Masnada ma il
progressivo differenziarsi delle connotazioni politiche all’interno
delle forze partigiane). Calata la sera le squadre si portarono nei
pressi della villa e si disposero verso mezzanotte secondo i piani.
Il segnale convenuto da parte di un autista complice non arrivò e
verso le otto del mattino, visto che nessuno usciva, si decise di
procedere ugualmente all’assalto. Immobilizzati i pochi presenti
non trovarono i camion e si caricarono di quanto più materiale
possibile, armi, munizioni, radio, vestiti, oggetti personali dei
tedeschi e presero la fuga. Nel frattempo era scattato l’allarme.
Visto il rischio di venire accerchiati, “Sandro” decise di
puntare verso il Colle di Sombreno e arrivarono, stremati ed
affamati, verso mezzogiorno. Spedì tre uomini, i fratelli Gianni
e Carlo Mazzola e Francesco Roncelli,
verso Bruntino per cercare soccorsi da Malipiero. I tre, appena
arrivati ai piedi del colle, riconosciuti perché avevano con sé
oggetti della villa, vennero portati a Petosino e subito fucilati; in
quello stesso luogo il giorno dopo venne pure fucilato Giuseppe
Piazzalunga, un civile che aveva manifestato agli uomini
di Resmini il proprio disappunto.
Nel
frattempo gli uomini delle SS e della Brigata Nera avevano iniziato a
salire verso la sommità del colle, stringendo l’accerchiamento
attorno ai partigiani. “Sandro” diede l’ordine di disperdersi
gridando "Si salvi chi può". Cinque partigiani caddero in
combattimento: Virgilio Buonademi, Mario Capelli,
Antonio Milesi, Giuseppe Signori e Luciano Tironi.
Il capo-squadra Albino Locatelli, catturato, verrà eliminato
in seguito. Il più accanito nel criticare l’operato fu Malipiero,
ma altri evidenzieranno la correttezza del Comando mettendo in
risalto la componente di imprevisti.”
Pannello "L'azione di Villa Masnada" |
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