L’edizione numero 26 della Maratona di Torino, che quest’anno ha proposto un nuovo percorso, è stata l’occasione per trascorrere una giornata in compagnia di Alfonso, presidente della mia ex società, l’atletica Castel Rozzone, compagno negli anni passati di numerose maratone, ma soprattutto mio carissimo amico.
Ma andiamo con ordine. Il viaggio verso Torino con il pullman organizzato dagli amici di Arcene è stato un viaggio “fantozziano”. All’andata a frenare gli ardenti spiriti degli atleti presenti ci ha pensata l’autista: il riscaldamento non funzionava.
Per cui viaggio al freddo! Appena arrivati, un forte boato ha svegliato gli stessi atleti ancora assonnati. Non era lo sparo di partenza della maratona, ma l’annuncio della “fine” di un ammortizzatore. Ma ormai eravamo in quel di Torino e ... per il ritorno ci avremmo pensato più tardi.
Come dicevo all’inizio la maratona proponeva un nuovo tracciato, per la verità non molto diverso da quello degli ultimi anni. È stata spostata la partenza, che è stata nel salotto buono di Torino, piazza San Carlo, ma subito dopo ci si immetteva sul percorso del vecchio tracciato che rimaneva lo stesso fino al 13° chilometro. Qui si rientrava verso Torino, passando per Grugliasco, e quindi si riprendeva, a Collegno, il vecchio tracciato su corso Francia; al termine del quale, per recuperare i chilometri mancanti, si procedeva con un ampio “zig-zag” per il centro di Torino. Termine della gara, come gli altri anni, in piazza Castello.
Del vecchio tracciato veniva tolta la salita che da Orbassano portava a Rivoli ed il lungo rettilineo di corso Francia. Credo che le modifiche siano state apprezzate dagli atleti.
Io & Alfonso oggi ... in versione "puffi" |
Il viaggio, soprattutto quello di ritorno, è stato l’occasione per scambiare “quattro chiacchiere” con Alfonso. Abbiamo ricordato i vecchi tempi, quando le maratone le correvamo assieme. Ora non è più così. Alfonso è come il vino buono: più invecchia e più migliora! Ieri ha fatto “solo” (si fa per dire) un 3h 40’ . In pratica, ha impiegato un minuto in meno ogni chilometro, rispetto al mio tempo. Stranamente non era arrabbiato, come il suo solito, per il tempo: essendo l’unica maratona corsa nell’anno e con una preparazione, secondo lui, approssimativa, il risultato non era poi così male (per chi non lo sapesse, Alfonso è della classe 1948!).
Il discorso poi è caduto sulla maratonina di Castel Rozzone, organizzata dal suo gruppo. Mi ha raccontato delle difficoltà sempre in aumento per chi organizza gare, soprattutto difficoltà economiche, è sempre più difficile trovare degli sponsor, condizione indispensabile per tenere un prezzo di iscrizione abbordabile, anche e soprattutto in considerazione del costante aumento dei servizi.
Ci sono anche difficoltà organizzative: aumentano i servizi offerti, ma è sempre più difficile trovare collaboratori, visto anche il numero degli atleti iscritti al suo gruppo che è di poche decine. Non ostante questo, la manifestazione, fino ad ora, ha sempre riscosso un unanime apprezzamento da parte di tutti gli atleti.
Abbiamo ricordato i “vecchi” tempi: ricordi di trasferte, di gare e di amici.
Abbiamo infine convenuto che ormai siamo “vecchi”, ma il nostro cuore rimane giovane per via dei nipoti.
Io & Alfonso ieri: 1990, Maratona di Carpi |
Insomma abbiamo “riassunto” trent’anni della nostra amicizia in poco più di due ore!.
Permettetemi un paio di considerazioni riguardanti la gara o meglio fatti riguardanti la gara.
Chilometro 35. Punto di ristoro posto ad un incrocio con strade larghe circa otto metri. Atleti che stanno correndo per terminare la maratona con il tempo di 4h15’ / 4h 30’ , come si vede non certo per le prime posizioni.
Il fatto: un giudice FIDAL riprende, quasi urlando, un ciclista che accompagna un atleta. “Si fermi, è proibito, squalifico l’atleta!”. Io ero pochi metri dietro e la bicicletta non arrecava nessun danno agli atleti, non era fonte di pericolo e non “aiutava” l’atleta essendo di fianco.
Ok, sarà certo proibito seguire l’atleta, ma questo serve per non portare aiuti esterni ad atleti che corrono per vincere. In molte gare si vedono atleti di testa, o meglio si intravedono, in quanto sono attorniati da numerosi ciclisti.
Maratona di Torino 1998: anche allora il tempo non era un problema! |
Qualcuno certo obbietterà: “Finalmente un giudice che sa e fa rispettare le regole”, ma è proprio così? Al ristoro erano presenti, sul tavolo riservato ai ristori personali, alcune bottigliette ed integratori ... in pratica senza nessun controllo. Non è forse un obbligo dei giudici accertarsi che nessuno manometta questi contenitori e che chi lo prende sia la persona (stesso numero di pettorale di gara) che lo ha consegnato? Se un atleta, che ha consegnato la sua borraccia, venisse trovato positivo al controllo antidoping potrebbe rivalersi sui giudici per mancato controllo. Se non sbaglio, queste sono regole FIDAL.
Fine gara. La mia attenzione viene attratta da un atleta alla sua prima maratona che sembra disperato, beh, forse disperato è una parola grossa, diciamo dispiaciuto. Il perché? Ha nel pacco gara sì la maglietta, ma è una maglietta “anonima”, senza la scritta a cui teneva in modo particolare: “Turin Marathon 18 novembre 2012” . Aveva già programmato con gli amici un’uscita in cui avrebbe sfoggiato la maglietta con in bella vista la scritta, magari con un’aggiunta personale: “My first marathon” (...in inglese, per abbinarla alla denominazione della gara).
Apro la mia borsa ed io sono fortunato: la mia maglia è quella ufficiale! Poteva forse Sir Marathon mandare a casa deluso uno che da oggi in avanti potrà chiamarsi “maratoneta”?
Certo che no!
Detto fatto, c’è lo scambio di magliette. Tra l’altro siamo fortunati: stessa taglia.
Speriamo che il prossimo anno ci siano magliette per tutti gli iscritti!
Foto (Torino 2012): Michele Rizzitelli
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