domenica 9 febbraio 2025

30001

Ovvero “La mezza del Ricordo nel Bosco della Memoria”.

 Oggi avevo l'imbarazzo della scelta per il titolo al post. Da qualche anno viene organizzata a Roma, dalla società ASI, la “Corsa del Ricordo”; anche io nel mio piccolo corro una mezza per Ricordare. Oggi è il Giorno del Ricordo, una data che non è solo storia, ma memoria viva. 

La legge italiana (L. 92/2004) lo ha istituito per non dimenticare la tragedia delle foibe e l’esodo di migliaia di italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia. Uomini, donne e bambini costretti a lasciare tutto, con una valigia in mano e un numero nel cuore.

30001.

Era il numero scritto sulla valigia di una bambina esule giuliana. Nessun nome, nessun cognome, solo un numero, come se l’identità di un popolo potesse essere cancellata. Ma la memoria non si cancella. Si tramanda, si onora, si porta con sé. E oggi lo faccio a modo mio: correndo.

Ho scelto, quest'anno per correre la mia “Mezza del Ricordo”, un luogo simbolico: il Bosco della Memoria, che è stato creato nel Parco della Trucca di Bergamo, nato per ricordare le vittime del “malo male”. Il luogo dove sorge il bosco è proprio a fianco dell'ospedale Papa Giovanni XXIII, che è stato un baluardo importante contro il “malo male”. Un posto di dolore, ma anche di speranza, perché la memoria non deve essere solo il peso del passato, ma la spinta per andare avanti.

Oggi corro una mezza maratona tra questi alberi, tra il silenzio e il respiro, tra la fatica e la consapevolezza e … sotto la pioggia. Ogni passo è una storia. Ogni goccia di sudore, forse oggi è solo pioggia, è un segno che il ricordo non si ferma.

Perché correre è anche questo: non dimenticare, ma trasformare il passato in movimento.

Oggi si corre per ricordare. Per chi non ha più potuto farlo, perché ha visto il buio delle foibe. Per chi, esule, ha perso tutto, ma non la dignità. Perché il ricordo vive solo se lo portiamo con noi.

Oggi la mia mente mi ha riportato agli anni 50 ed ha fatto riaffiorare dei ricordi che erano rimasti nascosti in qualche “foiba” della memoria ed oggi, durante la mia corsa solitaria, sono riapparsi. In quegli anni nelle case del Comune vi era anche una famiglia di profughi giuliani. Avevano un figlio, che chiamerò Mario, della mia età, con il quale condividevo giochi nel cortile. Uno dei giochi più attrattivi per noi bambini era quello dei cow-boy. Io ero ben armato: una pistola (non quella con il tamburo a 6 colpi, ma una semplice pistola ad un solo colpo …) ed un fucilino. Più sfortunato di me era Mario, che era “disarmato” o meglio prendeva un ramo e lo faceva diventare pistola o fucile … dipendeva dalla lunghezza.

Un giorno mio papà, vista la situazione, mi “costrinse” a regalare il fucilino a Mario, cosa che feci con qualche difficoltà. Un paio di giorni dopo del fucilino era rimasta solo la canna. Chieste spiegazioni Mario disse che il calcio era stato bruciato, in quanto non avevano altra legna da ardere. Il giorno dopo, saputa la cosa, mio papà prese una cesta e la riempì con alcuni pezzi della nostra legna e me la fece portare a casa di Mario. Da bambino non avevo capito il senso della cosa. Regalo un fucile, lo distruggono ed io devo pure pagare un “pizzo”? La sera la spiegazione me la diede la mamma. Mi spiegò, con parole semplici, la situazione della famiglia esule e mi disse che papà, militare in Jugoslavia durante la seconda guerra mondiale, aveva potuto rientrare in Italia dopo l'8 settembre grazie all'aiuto ricevuto dal quelle popolazioni, fosse solo un riparo per la notte o un pezzo di pane e formaggio. Non so che reazioni avevo avuto allora, forse il mio unico pensiero era rivolto al fucilino che era stato distrutto. Oggi, correndo sotto la pioggia, ho capito il vero senso di quel piccolo dono e ho ricordato che in quei tempi vi era una solidarietà di “cortile”, nel senso che tutti vivevano in ristrettezze, ma tutti erano pronti a condividere quel poco. Questo è il mio ricordo.

Vorrei riportare anche i ricordi, ma soprattutto, la lucidità nell'affrontare i problemi di oggi di Egea Haffner. “Chi è? …” direte voi. È la bambina con la valigia con il numero 30001, fotografata dallo zio con “.... l'abito buono della domenica, con i capelli ben pettinati, il numero sulla valigia era il mio “marchio” di esule giuliana ...”. Dall'articolo “La bimba con la valigia: «Ora rivedo quell’orrore. Sognavo un futuro diverso»di Camilla Ferro, pubblicato il 12 marzo 2022 sull'edizione on line del giornale “L'Arena”, estraggo alcuni concetti che credo debbano essere condivisi per capire che il ricordo deve trasformarsi in memoria. “Il ricordo è il ricordo di quello che è successo, la Memoria è come quello che è successo ci trasforma e ci fa guardare al futuro”.

Dice nell'articolo Egea: “Quella foto è l’addio alla mia infanzia, a mio padre, alla mia serenità di bambina. La storia, oggi, si ripete. Quella foto torna prepotentemente attuale davanti al dramma dei profughi ucraini che fuggono dalla guerra.”

...sto provando grande sofferenza davanti alla tragedia dell’Ucraina, tremo davanti a queste mamme che mollano tutto per portare in salvo i loro bambini, creature indifese come lo ero io, con lo zaino in spalla che contiene ciò che resta del loro mondo come io avevo il mio dentro a quella piccola valigia di pelle: sono mamme disperate ma fiere, sanno che solo così possono sperare nel futuro, hanno lo stesso coraggio che ebbe mia madre Ersilia a portarmi in Italia ..."

“... hanno la fortuna, nella disgrazia, di avere il mondo dalla loro parte, di non essere sole, di poter contare sugli aiuti internazionali, sulla catena della solidarietà e dell’ospitalità. Devono essere forti, di acciaio come dicono a me, per i loro figli. Sono bambini con la valigia, sono i veri eroi della guerra.

Queste alcune delle affermazioni di Egea, che oggi si possono anche applicare ad un dramma simile che si sta svolgendo non solo in Ucraina, ma anche il Palestina, dove un presidente con il ciuffo vuole fare ciò che fece Tito il secolo scorso.

Per i patiti delle statistiche, il tempo impiegato per la “Mezza del Ricordo”: 2h 36' 51”, tempo alto è vero, ma questo mi ha permesso di … ricordare e pensare di più!

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2024 – Foto sfocate, foto nitide

2023 – Corsa del Ricordo

2022 – Maratona del Ricordo

3 commenti:

  1. Grande come sempre. Un abbraccio

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  2. Complimenti x la storia che ai scritto e complimenti x la mezza buon tempo?

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  3. La Storia, quella con la s maiuscola, non ha mai un colore solo ma tante sfaccettature che vanno lette da tutti i punti di vista come stai facendo tu!

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