martedì 18 febbraio 2025

Il parco è vivo

A fine del mese di febbraio era mia consuetudine partecipare alla Maratona delle Terre Verdiane o, come veniva chiamate nelle ultime edizioni, alla VerdiMarathon. Esattamente cinque anni fa è stata l'ultima maratona corsa in presenza prima della diffusione del "malo male" ed il conseguente lockdown. Dopo averla annullata per un anno, si decise di metterla l'anno successivo in calendario … ma, viste le regole ancora troppo restrittive, hanno deciso non di cambiare data, come quell'anno fecero numerose gare, creando notevoli problemi sia agli atleti che agli organizzatori che si vedevano “occupare” le date, ma di annullarla per l'anno in corso. Decisione che io credo sia stata la migliore. Potevo forse rinunciare a correre la maratona … di Carnevale? Certo che no! Ecco quindi che decisi di organizzare la “mia” maratona delle Terre verdiane sulle sponde del fiume Brembo. È solo passato un lustro da quel Carnevale, dove il problema più grande era quello di cercare non tanto le maschere per i propri figli, ma le mascherine per tutti. Solo con l'impegno di (quasi) tutti ed il sacrificio di pochi siamo riusciti a sconfiggere il "malo male". I pochi sono infermieri e medici, che allora sono stati considerati eroi, mentre ora … beh, lasciamo perdere, non è questo il luogo per approfondire l'argomento.
A tutti loro il mio GRAZIE! Come intitolare la mia maratona? “Maratona con maschera, senza mascherina”. Beh, forse non molto originale, ma mi sembra appropriato. Quest'anno è stata la terza edizione ed ho terminato con il tempo di 5h 29' 28”, misurazione smartwatch (5h 31' 25” distanza certificata FIDAL). 

Come ben sapete, corro le maratone in solitaria, non solo per … vincerle, ma per avere un argomento per il post. Questa volta voglio scrivere di una “presenza” che è sempre … presente in ogni mia gara, presenza discreta, ma essenziale. 

Quale? Il Parco Callioni!

Vita da parco

La presenza umana rende vivo il parco. Ci sono i nonni o i genitori che accompagnano, in tutta sicurezza, i nipotini o i figli a correre lungo la ciclabile e, per quelli che non hanno nipotini, le numerose panchine offrono momenti di riposo per leggere il quotidiano o un libro in tutta tranquillità. Atleti di vari livelli usano il parco come palestra d'allenamento. La mio società sportiva, per esempio, ha creato anche un gruppo di allenamento che ha come base il Parco Callioni. Nel parco venivano organizzate, nella stagione invernale, gare podistiche FIDAL, come la Maratona sul Brembo, o gare di ciclocross o di MTB. D'estate il parco è animato da “giovani alpini” che sotto i comandi di “vecchi alpini” trascorrono qualche giorno in un campo scuola organizzato dalla locale sezione ANA. Ampie aree verdi sono spesso meta di allegri pic nic, mentre l'area attrezzata giochi offre momenti di divertimento per i più piccoli. Di recente è stata creato un parco giochi per gli adulti, con diverse “macchine per fare muscoli … e fatica”. Campi di calcio e di tamburello offrono la possibilità di giochi di squadra, spazi che una volta l'anno si riempono di strutture per la tradizione festa che oltre al buon cibo dà la possibilità di trascorrere momenti di relax in buona compagnia. Questa in estrema sintesi la “vita da parco”.

Vita del Parco

Frequento il parco da più di sei lustri e devo dire che il parco è vivo, non è mai uguale a se stesso, anno dopo anno cambia. Chi lo frequenta saltuariamente non si rende conto di questo.

Ci sono delle modifiche apportate dall'uomo. È sparita la cascina con una delle ultime piccionaie della zona. Ricordo che le piccionaie fornivano un piccolo contributo all'economia famigliare, in quanto pagavano l'affitto con qualche uova della covata ed in qualche caso anche con qualche pulcino. Beh, in effetti la cascina è stata completamente rifatta, anche se ha cercato di mantenere uno stile antico, con i muri che ricordano quelli fatti con le “boce de fiom” (pietre del fiume). È sparito il piccolo zoo con caprette, oche, anatre, galli e galline ed in certi momenti anche pavoni, meta di stuoli di bambini che si divertivano a dare da mangiare agli animali. Sparite le piante di noci che offrivano la possibilità ad una signora della frazione di fare il liquore nocino, utilizzando le noci acerbe cadute dalle piante, ma le piante fornivano anche ombra nelle giornate soleggiate d'estate. Queste sono solo alcune delle modifiche antropiche, ma ci sono anche delle modifiche naturali, forse meno visibili nel breve periodo, ma che io, e credo molti altri, hanno percepito frequentando il parco da … decenni. Al parco, diventando “vecchio”, vengono, come alle persone, le rughe! Sono ben visibili lungo la ciclabile quelle rotture dell'asfalto che sono provocate dalle radici delle piante che crescendo formano rilievi di vari altezze che richiamano la visione delle rughe delle persone più anziane. Il fiume, che alla fine del secolo scorso scorreva molto vicino alla riva sinistra del suo corso ed aveva eroso un tratto di terreno su cui era costruita la ciclabile facendo modificare il tracciato, ora dista dalla stessa decine di metri. Dove prima scorreva, ora è praticamente interrato ed il terreno è stato colonizzato non solo da arbusti, ma anche da piante di alto fusto. Forti temporali e vento in alcune occasioni hanno profondamente cambiato la “capigliatura” del parco, abbattendo alberi che non sono mai stati sostituiti dall'uomo, ma è stato il parco stesso a provvedere alla sua ricrescita; certo in alcuni casi ci vorranno anni per riavere la stressa capigliatura. Non tutte le piante però sono autoctone; vi è una presenza sempre più invasiva dell'alianto, pianta che andrebbe distrutta. Non solo sono comparse nuove piante, ma anche nuovi animali. Capita sempre più spesso di vedere stormi di gabbiani e più raramente anche qualche solitario airone cinerino che cerca pesce lungo il fiume. Se siete fortunati, vi potrà capitare di osservare non solo sfuggenti coniglietti con la coda bianca, ma anche qualche scoiattolo grigio, animale che solo recentemente ha fatto la sua comparsa.

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