Premessa
Il 6 gennaio da sempre è stato per me l'occasione di correre una maratona. L'inizio risale al secolo scorso, anno 1996: “1a PlacentiaMarathon”, gara corsa sotto la neve; altre 13 volte presente, tra cui l'ultima in cui era presente anche la 42195. All'inizio del secolo eccomi ai nastri di partenza della “Maratona sul Brembo”, qui in veste di organizzatore/atleta, forse una delle maratone più “amate dagli italiani” (concedetemi un po' di sano campanilismo). Presente in tutte le sette edizioni disputate. Anche a questa maratona, come a quella di Piacenza, è stata ridotta la distanza della metà. Trasferta obbligata, quindi, in Emilia per la “Maratona di Crevalcore”, il percorso della quale si snodava nella piatte campagne devastate dal terremoto.
Anno 2020: il “malo male” ha colpito il mondo intero, ma in modo particolare la Bergamasca. Tra le conseguenze l'annullamento di tutte le maratone (tranne qualche eccezione) in Italia. Annullate le maratone “in presenza” … ecco quindi spuntare molte maratone “in solitaria” (NON le considero di certo virtuali), fatte su circuiti a volte di poche decine di metri, da correre come tanti criceti. Le motivazioni dei partecipanti sono state molteplici: per mantenersi in allenamento, per raccogliere fondi da destinare a vari enti, per “farsi vedere”, per sentirsi vivi, etc. Ognuno ha corso con le sue ragioni. Pure io sono entrato a far parte di questo “circo”: ricordo che fummo definiti dei clown, dei buffoni, degli elementi da circo, appunto. Io questo l'ho preso come un complimento (Sono un buffone – vedi): non sono forse i clown i personaggi del circo più apprezzati dai bambini, ma anche dai grandi, perché riescono a far vivere loro un attimo di spensieratezza?
Il “mio” motivo era quello di dimostrare la resilienza dei bergamaschi, che non si abbattono neanche nei momenti più difficili. Eccomi quindi predisporre un circuito in giardino e correre, all'inizio di marzo, la “Crazy marathon” (vedi), con il secondo obiettivo di raccogliere fondi per l'Ospedale Papa Giovanni XXIII. Pensavo di correre solo quella gara, con la speranza di poter tornare a gareggiare con gli amici in gare ufficiali. In quei giorni tutti pensavano che il “malo male” fosse solo un inciampo passeggero e di poter tornare alla vita normale in un paio di mesi. Tutti sappiamo che così non è stato e quindi ho continuato con le mie corse “in solitaria”, spesso condivise con amici lontani e sempre con l'intento di dimostrare il carattere bergamasco e di raccogliere qualche euro da donare. Quello che non mi aspettavo era di poter essere di aiuto a molte persone del mio paese che, leggendo le gesta di un “pazzo”, si sono sentite meno sole.
6 gennaio 2021. Fatidica data per correre la maratona. Ormai sono diventato un esperto nell'organizzare gare “in solitaria” (e anche qui mi ripeto: NON virtuali). Ho a disposizione un circuito certificato FIDAL, quello del parco Callioni, in cui si disputava la “Maratona sul Brembo” e sul quale lo scorso anno ho corso una decina di maratone. Maratone tutte vinte da me. Evabbè, non siate pignoli, il fatto che corressi da solo ha certo aiutato, ma dovevo portarle a termine. Organizzare una maratona in queste condizioni è molto facile: nessun obbligo di notificare alla FIDAL il regolamento, nessun orario di partenza stabilito, tempo per completare la maratona a … piacere (beh, diciamo in 6 ore). Gli unici due adempimenti impegnativi: dare il nome alla gara e disegnare il pettorale, perché, anche se corse da solo, si corre con un pettorale, per dare una dignità alla corsa.
Quale poteva essere il nome da assegnare alla maratona del 6 gennaio, corsa sul circuito della Roncola? “Maratona sul Brembo 2.0”. Come poteva essere disegnato il pettorale? Tra le varie ipotesi mi è sembrato opportuno inserire come elemento principale l'Araba fenice, uccello mitologico che rappresenta il ciclo della “morte e rinascita”. È per mezzo di questi cicli che l'uomo e la natura si evolvono e continuano la loro esistenza. La morte e la resurrezione nella vita quotidiana possono essere associati alla resilienza. La resilienza è, infatti, la capacità di non lasciarsi abbattere dalle difficoltà della vita, di reagire e di rialzarsi più forti di prima.
Come di consueto, un breve cenno alla mia gara. Partenza sotto una leggera pioggia e con temperatura di 2°. A differenza di domenica scorsa, sul circuito sono presenti un paio di enormi pozzanghere che da subito mi inzuppano i piedi. Ho la gradita sorpresa di trovare sul percorso Max, che correrà con me (nel pieno rispetto delle norme anticovid) la prima metà della gara. Dopo un paio d'ore si aggiunge alla compagnia Bruno, che dividerà con noi un lungo tratto di strada. L'argomento principale della discussione è il ricordo delle maratone corse su quello stesso tracciato (poteva forse essere diversamente?). Eccomi correre in solitaria la seconda parte. In verità ero fisicamente solo, ma con il pensiero ero idealmente a fianco di Giordano “Solo6ore”, che con tutta probabilità stava correndo anche lui “in solitaria” nei pressi di Jesi.
Mio tempo finale della “Maratona sul Brembo 2.0”: 5h 55' 55”; naturalmente ho vinto pure questa maratona!
EpilogoQuasi tutto bene per questa edizione: gambe e schiena hanno superato in condizioni accettabili la gara, il tallone ha iniziato a lamentarsi solo nella seconda parte. Ecco, i ristori non sono stati dei migliori, infatti qualcuno ha pensato bene di non farmi perdere tempo nel bere portandomi via dal bagagliaio della mia auto lo zainetto. Quindi nessun cambio di indumenti a fine gara, ma soprattutto nessun ristoro in corsa. Meno male che mi hanno lasciato, bontà loro, il thermos con il tè!
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