I più attenti di voi
sapranno riconoscere il titolo del post in stile Lina Wertmüller.
In effetti mi trovo in difficoltà, non tanto a scrivere il post, ma
a trovare un titolo non banale e che invogli alla lettura del post.
Mi sono sempre chiesto il perché Lina desse ai suoi film titoli così
lunghi da entrare nel guinnes dei primati: credo che fosse per
compensare l'abbreviazione del suo nome, che sarebbe “Arcangela
Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Brauchich”, ma
questa credo che sia solo una mia interpretazione e in fondo non
c'entra nulla con il post.
Prima delle restrizioni
imposte per fronteggiare l'epidemia di coronavirus, le giornate della
settimana avevano, per me, tutte una caratteristica che le
contraddistingueva: lunedì, giornata dedicata alla visione di un
nuovo film; martedì, spesa; mercoledì e venerdì, giornate dedicate
al nipotino; giovedì, camminata su qualche ciclabile; sabato, riposo
e domenica, corsa. La corsa poteva essere una semplice non
competitiva o una gara agonistica. Per la verità, per me non faceva
molta differenza, il passo tenuto non variava di molto, l'importante
era “muoversi”.
In effetti, anche in queste domeniche di forzata
reclusione in casa non è che mi sia fermato, anzi, se prima correvo
una volta a settimana, ora le uscite (boh, non so se sia il caso di
chiamare uscite le corse, se … non esco dal cancello di casa) sono
diventate due. Non mi dilungo a (ri)spiegare i motivi, se proprio
siete curiosi vi invito a leggere i post pubblicati ad inizio marzo.
Il percorso del CoronArena, dopo averlo percorso centinaia (anzi
migliaia di volte), può diventare monotono, in effetti è così, ma
facciamo di necessità virtù e vediamo che lo stesso offre dei
vantaggi, il più evidente di tutti è che non devo perdere tempo per
raggiungere la linea di partenza. Dopo aver corso una maratona,
divisa in tre tappe, e quindi con una distanza da percorrere di 14
chilometri circa, ho visto che potevo tranquillamente correre per 21
chilometri. Naturalmente, con le dovute eccezioni, ad invito! Ho
corso la “10 chilometri della Capra”, inviato dai Fò di
Pè, e la “3 ore Ultra francia COVID”, invitato dagli
amici dell'Atletica Franciacorta. Il problema quindi non è correre,
ma correre senza gli amici a fianco. Eh, sì, questa è la vera
“disgrazia” di questa situazione.
Bella, la tortorella & Merlino, il merlo |
Quasi tutte le domeniche Fausto
era mio compagno di corsa e non solo; con lui dividevo anche il
tragitto verso il luogo della manifestazione. Era una vera manna, in
quanto non solo conosceva le strade più veloci per raggiungere il
paese, ma sapeva trovare il luogo più vicino alla partenza in cui
parcheggiare l'auto. In corsa poi mi lasciava quasi sempre indietro,
ma per fortuna (mia) è conosciuto e conosce moltissimi podisti e,
mentre lui rallentava per chiacchierare, io ne approfittavo per
raggiungerlo, così quasi sempre tagliavamo il traguardo assieme.
Diverso è il discorso con Ferdinando. Nonostante
prima della partenza dicesse: “Oggi corriamo assieme”, bastava il
primo angolo perché fosse già un puntino lontano lontano. Questo
però aveva anche i suoi lati positivi: quando io arrivavo, lui aveva
già fatto la doccia, mangiato un paio di panini e … portato il mio
zaino negli spogliatoi. Ecco il motivo per cui arrivava prima: per
aiutare il “vecchietto”. Queste piccole attenzioni sono
particolarmente gradite. Mi capitava molto spesso, verso fine gara,
di raggiungere Giuliano, con cui scambiavo volentieri qualche
parola. Non credete che stare con lui fosse una passeggiata; è pur
vero che lui camminava, ma io per stare al suo fianco dovevo correre.
OK, un po' più lentamente, ma pur sempre correre. Con Mao
(Dario), tempo fa correvamo tutta la gara affiancati, chiacchierando
amabilmente e ricordando i “tempi antichi”, beh … un volta! Mao
è come il vino buono, più invecchia e più migliora. Ultimamente
non aspettava più l'amico non solo nelle gare competitive, ma
neppure nelle non competitive. A sua discolpa diceva che nelle
competitive lui aveva i “suoi avversari” da battere. Ok, lo posso
anche accettare. Ma nelle non competitive che motivo avrebbe? Facile
la risposta: “Sei tu che vai
troppo piano!”, in effetti non ha tutti i torti. Evabbè,
alla fine tutti ci ritrovavamo all'arrivo con il sorriso. Il bello
delle gare, soprattutto nelle non competitive, è incontrare
moltissimi altri amici, sia della mia che di altre società ed è
bello condividere con loro la mia/nostra passione (nelle competitive
non li incontro, perché subito dopo il via sono già tutti …
volati via).
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Ma da ora in avanti
sarà ancora così? Leggendo alcuni articoli di giornale si capisce
che i veri “untori” di questa epidemia sono i podisti … acc, ci
sono pure io! Abbiamo visto tutti la caccia, su un elicottero della
Finanza, di una nota conduttrice televisiva verso un “podista
untore”, ma una domanda mi è sorta spontanea: “Non sarebbe
stato meglio impiegare la Guardia di Finanza per indagare sul
vergognoso prezzo di vendita delle mascherine, in alcune farmacie?”.
Lascio a voi la
risposta a questo mio dubbio!
In questa gara
casalinga ho trovato all'ultimo chilometro Rossana, con cui ho
condiviso l'ultimo tratto di gara. Ma volete sapere cosa ha detto
alla fine?
“Non hai fatto
l'ultimo tratto della gara....”. sei metri! In effetti, per fare la
foto del suo arrivo ho percorso il vialetto, 10 metri. In ogni caso,
visto che Rossana (con lo pseudonimo di Barca Roxy) è
anche giudice unico di gara, ho rifatto il tratto saltato.
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MSF è in prima linea e sta operando, ora, in
Italia per combattere il coronavirus. Dal Mediterraneo a Lodi: Senza
Frontiere. Riporto una frase di Claudia Lodesani, presidente di
Medici Senza Frontiere: “Se curo un migrante in mare, un
congolese con Ebola, o un italiano con COVID per me è lo stesso”
Se volete essere vicini con un gesto di
solidarietà, Sir Marathon consiglia “Medici
Senza Frontiere”
Medici
Senza Frontiere
Banca Popolare
Etica
IBAN: IT60F0501803200000010102325 |
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