lunedì 20 aprile 2020

La nostra corsa in giardino, in una giornata uguale a tutte le altre, a causa delle restrizioni imposte dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri


I più attenti di voi sapranno riconoscere il titolo del post in stile Lina Wertmüller. In effetti mi trovo in difficoltà, non tanto a scrivere il post, ma a trovare un titolo non banale e che invogli alla lettura del post. Mi sono sempre chiesto il perché Lina desse ai suoi film titoli così lunghi da entrare nel guinnes dei primati: credo che fosse per compensare l'abbreviazione del suo nome, che sarebbe “Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Brauchich”, ma questa credo che sia solo una mia interpretazione e in fondo non c'entra nulla con il post.
Prima delle restrizioni imposte per fronteggiare l'epidemia di coronavirus, le giornate della settimana avevano, per me, tutte una caratteristica che le contraddistingueva: lunedì, giornata dedicata alla visione di un nuovo film; martedì, spesa; mercoledì e venerdì, giornate dedicate al nipotino; giovedì, camminata su qualche ciclabile; sabato, riposo e domenica, corsa. La corsa poteva essere una semplice non competitiva o una gara agonistica. Per la verità, per me non faceva molta differenza, il passo tenuto non variava di molto, l'importante era “muoversi”. 

In effetti, anche in queste domeniche di forzata reclusione in casa non è che mi sia fermato, anzi, se prima correvo una volta a settimana, ora le uscite (boh, non so se sia il caso di chiamare uscite le corse, se … non esco dal cancello di casa) sono diventate due. Non mi dilungo a (ri)spiegare i motivi, se proprio siete curiosi vi invito a leggere i post pubblicati ad inizio marzo. Il percorso del CoronArena, dopo averlo percorso centinaia (anzi migliaia di volte), può diventare monotono, in effetti è così, ma facciamo di necessità virtù e vediamo che lo stesso offre dei vantaggi, il più evidente di tutti è che non devo perdere tempo per raggiungere la linea di partenza. Dopo aver corso una maratona, divisa in tre tappe, e quindi con una distanza da percorrere di 14 chilometri circa, ho visto che potevo tranquillamente correre per 21 chilometri. Naturalmente, con le dovute eccezioni, ad invito! Ho corso la “10 chilometri della Capra”, inviato dai Fò di Pè, e la “3 ore Ultra francia COVID”, invitato dagli amici dell'Atletica Franciacorta. Il problema quindi non è correre, ma correre senza gli amici a fianco. Eh, sì, questa è la vera “disgrazia” di questa situazione. 
Bella, la tortorella
&
Merlino, il merlo
Quasi tutte le domeniche Fausto era mio compagno di corsa e non solo; con lui dividevo anche il tragitto verso il luogo della manifestazione. Era una vera manna, in quanto non solo conosceva le strade più veloci per raggiungere il paese, ma sapeva trovare il luogo più vicino alla partenza in cui parcheggiare l'auto. In corsa poi mi lasciava quasi sempre indietro, ma per fortuna (mia) è conosciuto e conosce moltissimi podisti e, mentre lui rallentava per chiacchierare, io ne approfittavo per raggiungerlo, così quasi sempre tagliavamo il traguardo assieme. Diverso è il discorso con Ferdinando. Nonostante prima della partenza dicesse: “Oggi corriamo assieme”, bastava il primo angolo perché fosse già un puntino lontano lontano. Questo però aveva anche i suoi lati positivi: quando io arrivavo, lui aveva già fatto la doccia, mangiato un paio di panini e … portato il mio zaino negli spogliatoi. Ecco il motivo per cui arrivava prima: per aiutare il “vecchietto”. Queste piccole attenzioni sono particolarmente gradite. Mi capitava molto spesso, verso fine gara, di raggiungere Giuliano, con cui scambiavo volentieri qualche parola. Non credete che stare con lui fosse una passeggiata; è pur vero che lui camminava, ma io per stare al suo fianco dovevo correre. OK, un po' più lentamente, ma pur sempre correre. Con Mao (Dario), tempo fa correvamo tutta la gara affiancati, chiacchierando amabilmente e ricordando i “tempi antichi”, beh … un volta! Mao è come il vino buono, più invecchia e più migliora. Ultimamente non aspettava più l'amico non solo nelle gare competitive, ma neppure nelle non competitive. A sua discolpa diceva che nelle competitive lui aveva i “suoi avversari” da battere. Ok, lo posso anche accettare. Ma nelle non competitive che motivo avrebbe? Facile la risposta: “Sei tu che vai troppo piano!”, in effetti non ha tutti i torti. Evabbè, alla fine tutti ci ritrovavamo all'arrivo con il sorriso. Il bello delle gare, soprattutto nelle non competitive, è incontrare moltissimi altri amici, sia della mia che di altre società ed è bello condividere con loro la mia/nostra passione (nelle competitive non li incontro, perché subito dopo il via sono già tutti … volati via).




Ma da ora in avanti sarà ancora così? Leggendo alcuni articoli di giornale si capisce che i veri “untori” di questa epidemia sono i podisti … acc, ci sono pure io! Abbiamo visto tutti la caccia, su un elicottero della Finanza, di una nota conduttrice televisiva verso un “podista untore”, ma una domanda mi è sorta spontanea: “Non sarebbe stato meglio impiegare la Guardia di Finanza per indagare sul vergognoso prezzo di vendita delle mascherine, in alcune farmacie?”.
Lascio a voi la risposta a questo mio dubbio!
In questa gara casalinga ho trovato all'ultimo chilometro Rossana, con cui ho condiviso l'ultimo tratto di gara. Ma volete sapere cosa ha detto alla fine?
“Non hai fatto l'ultimo tratto della gara....”. sei metri! In effetti, per fare la foto del suo arrivo ho percorso il vialetto, 10 metri. In ogni caso, visto che Rossana (con lo pseudonimo di Barca Roxy) è anche giudice unico di gara, ho rifatto il tratto saltato.




MSF è in prima linea e sta operando, ora, in Italia per combattere il coronavirus. Dal Mediterraneo a Lodi: Senza Frontiere. Riporto una frase di Claudia Lodesani, presidente di Medici Senza Frontiere: “Se curo un migrante in mare, un congolese con Ebola, o un italiano con COVID per me è lo stesso
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