Ieri ho corso per la
terza volta la gara non competitiva che si è disputata a Romano di
Lombardia, la sesta edizione della “Marcia per la vita – 100
passi”, organizzata dalla cooperativa sociale Gasparina di
sopra (vedi).
Per la terza volta lo svolgimento ha avuto lo stesso copione, strano
ma vero! Non lo ricordavo, ma leggendo i post scritti gli scorsi anni
mi sono reso conto che avrei potuto copiarne uno pari pari e si
sarebbe adattato alla perfezione anche per la camminata di ieri. Vi
invito a rileggerli, ma per i più frettolosi faccio un breve
riassunto: al via siamo sempre io, Dario e Fausto. Dopo poco Fausto
si allontana e rimaniamo soli io e Dario... uhmmm, soli si fa per
dire: a tenerci compagnia abbiamo i nostri dolori. Per la verità
ieri io alla partenza non avevo particolari problemi. Dario aveva un
dolore al tallone. Strano dolore! Passava, col passare dei
chilometri, dal piede destro a quello sinistro e viceversa! Alla
fine, sarà forse per la suggestione, anche io lamentavo un piccolo
dolore al tallone sinistro. Vuoi vedere che è stato un gentile
omaggio del bravo “Mao”?
Oltre al buio ... la nebbia!
Mao, chi è costui?
Sono anni che corriamo assieme e solo ora mi accorgo che in lui vi
sono “nascoste” due distinte personalità, un vero Dr Jekill e mr
Hyde della corsa! La trasformazione avviene quando Dario indossa il
pettorale di corsa! Non è possibile che domenica scorsa alla Mezza
di San Gaudenzio corresse con passo veloce e sciolto, mentre ieri
aveva la corsa di un bradipo. Sono sicuro che se ieri avesse
indossato il pettorale, per sua stessa ammissione, non avrebbe avuto
problemi nel correre veloce. Spero proprio che in un futuro prossimo
non proponga che anche nelle camminate FIASP, organizzazione della
quale è un dirigente, sia reso obbligatorio correre indossando il
pettorale.
Come dice il motto del
mio blog, “Cammino per conoscere, scrivo per ricordare”, vedremo
se anche il prossimo anno sarà la stessa storia!
Ricordare! Ecco
che anche una corsa può essere di aiuto per questo. I “100 passi”
a cui si fa riferimento nella denominazione della gara si riferiscono
alla distanza che divideva la casa di Peppino
Impastato da quella del boss mafioso Gaetano Badalamenti.
“Tra la casa di Peppino Impastato e quella
di Gaetano Badalamenti ci sono cento passi. Li ho consumati per la
prima volta in un pomeriggio di gennaio, con uno scirocco gelido che
lavava i marciapiedi e gonfiava i vestiti. Mi ricordo un cielo
opprimente e la strada bianca che tagliava il paese in tutta la sua
lunghezza, dal mare fino alle prime pietre del monte Pecoraro. Cento
passi, cento secondi: provai a contarli e pensai a Peppino. A quante
volte era passato davanti alle persiane di Don Tano quando ancora non
sapeva come sarebbe finita. Pensai a Peppino, con i pugni in tasca,
tra quelle case, perduto con i suoi fantasmi. Infine pensai che è
facile morire in fondo alla Sicilia.” (Claudio Fava, “Cinque
delitti imperfetti”, Mondatori 1994, p.9)
Ecco come una semplice
corsa molte volte possa offrire una spunto per pensare e riflettere!
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