Eccoci quindi, per la quinta volta, a Crevalcore, dove è in programma la “Maratona di Crevalcore”, giunta quest'anno alla quinta edizione. Per prima cosa vorrei annotare che piano piano le brutte ferite lasciate dal terremoto di qualche anno fa si stanno, grazie all'operosità della gente, rimarginando. Un paio d'anni fa notavo che le strutture poste in campagna erano quasi tutte state sistemate, mentre il centro cittadino portava ancora visibili i segni del terremoto, ora anche qui si sta tornando alla normalità. Certo, molto resta ancora da fare, ma sono sicuro che il prossimo anno i maratoneti vedranno la piccola cittadina come era nel corso della prima edizione di questa maratona! Come sempre, efficienti i servizi pre e post maratona.
Consegna dei pettorali
di gara ordinata e veloce: come sempre, Alberta e Gianfranco sono
insuperabili. La palestra riscaldata consente di potersi cambiare al
caldo e sopperisce all'esiguità dello spogliatoio, fatto per
contente gli atleti di un paio di squadre di pallavolo o di basket. A
fine maratona gli spogliatoi fanno a pieno il loro dovere,
consentendo una doccia, se non calda, almeno accettabile e,
considerato il fatto che gli atleti giungono al traguardo “diluiti”,
il posto per potersi cambiare è adeguato. La palestra passa dalla
funzione di spogliatoio di inizio gara a quella di refettorio post
gara, offrendo la possibilità di consumare, a modico prezzo, un
pasto caldo.
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Considerazioni sul
territorio, valutazione dei servizi, ok, ma la gara?! È vero, nel
mezzo si è anche disputata una gara, o meglio due, infatti oltre
alla maratona si è pure corsa la 4a edizione della “Mezza
della Befana” (alcuni dimezzano l'offerta, altri la
raddoppiano!). Giornata fredda e bigia, ma a tenere caldi gli atleti
ci pensa come sempre Roberto Brighenti, che, come quasi sempre
accade, è il primo a presentarsi sulla linea di partenza (beh,
diciamo a fianco) e l'ultimo ad abbandonarla: un vero esempio di
professionalità. Curiosità, statistiche, gare corse; per tutti
Roberto ha un'attenzione; per lui non esiste distinzione tra un
atleta top e l'atleta che taglia per ultimo il traguardo, tutti
meritano attenzione. Percorso ormai collaudato: due giri nella
campagna bolognese. Piatto, con un paio di eccezioni: un sottopasso
nel tratto iniziale ed un cavalcavia nel tratto finale. Questo
cavalcavia nel secondo giro mi ha fatto perdere le ruote, pardon le
gambe, di Aligi, con il quale ho condiviso buona parte del percorso.
Tutto bene, dunque? Eh,no! Ho riletto il post scritto lo scorso anno
e, come allora, i pacer delle quattro ore e trenta non hanno
rispettato il loro compito. Non è che per la mia gara abbia bisogno
di qualcuno che mi indichi il passo, ma ritengo necessario ed
opportuno che quando viene offerto un servizio questo sia efficiente
e che raggiunga gli obiettivi che lo stesso si pone. Non entro nel
merito; chi legge abitualmente questo blog sa esattamente quale sia
il compito di un pacer: correre in modo uniforme e costante l'intera
distanza. Anche ieri questo non è successo. Avendo preso a
riferimento i pacer delle 4,30, non è possibile che io sia
transitato alla mezza, indicativamente in 2 ore e 12 minuti essendo
distaccato da loro di circa un chilometro. Non sono a conoscenza di
come si siano comportati gli altri pacer, ma a questo punto una
domanda mi sorge spontanea: “Vuoi vedere che chi deve garantire
un tempo finale di quattro ore e mezza, sballi sempre il tempo per
potermi offrire lo spunto per il post?”.
Dopo la mezza piano
piano mi avvicino e supero due palloncini che vagano solitari e
tristi in questa campagna bolognese...
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