Gigi Brusaferri |
Se la scorsa gara le montagne
erano protagoniste, ieri è stata la pianura l'elemento dominante.
Campi appena arati incorniciati da file di alberi multicolori,
vecchie cascine che mantengono intatte tradizioni contadine, cascine
ristrutturate che offrono nuove possibilità imprenditoriali a chi sa
coglierle, come quella trasformata in un eccellente agriturismo, e
nella quale Lisa ha festeggiato il suo matrimonio. Un momento di
commozione quando, passando per Fara d'Adda, il percorso ha sfiorato la
casa dove con Rossana, Alfonso e Paola abbiamo trascorso momenti
lieti. In quel frangente mi sono staccato dai miei compagni: non
volevo far vedere che mi sudavano gli occhi. Come per incanto, qualche
chilometro più avanti mi ha sorpassato Alfonso in compagnia del
figlio. Avrei voluto chiacchierare un po' con loro, ma troppo diverso
era il loro passo. Da un lato mi spiace di non aver avuto occasione per
parlare, ma dall'altro sono contento: vuol dire che il mio vecchio
amico sta bene e non solo nel corpo, ma anche nello spirito.
Ieri non ho corso come
pecorella solitaria, ma in compagnia delle pecore nere Fausto, “lo
Zio”, e Dario, “il Mao”. Quando corro in compagnia di una sola
pecorella la corsa è tranquilla, ma chissà perché quando “lo Zio” incontra “il Mao” la corsa si trasforma in “rin...corsa”, anche se si tratta di una gara non competitiva. Battute pungenti e
scatti brucianti hanno scandito la trama della corsa dei due. Alla fine ho
capito il motivo: Fausto deve vendicare la sconfitta subita nel mese
di aprile da Dario, quando nella maratona di Padova prese un paio di
minuti. La vera disfida, la disfida della verità, è rimandata tra
un paio di settimane a Verona, maratona ufficiale. Come osservatore
neutrale devo dire che l'esito è molto incerto. Entrambi hanno fatto
i loro migliori tempi dell'anno il mese scorso: 4h 09' alla Maratona
del Garda per Dario e 4h 11' alla Maratona di Venezia Fausto; entrambi hanno dolori: a chi fa male questo, a chi fa male quello (ma
trovare un maratoneta senza problemi è come trovare il classico ago
nel pagliaio). Nonostante fossero “doloranti”, per stare al loro
passo soprattutto all'inizio ho dovuto impegnarmi molto, segno
evidente della forma dei due, o semplice pretattica?
Come andrà a finire?
Scopritelo leggendo questo blog tra un paio di settimane.
In ogni caso, qualunque
sia l'esito della competizione, l'amicizia resterà intatta, anche se
sono sicuro che lo sconfitto troverà qualche giustificazione: "Non
c'era lo zucchero nel tè", "Mi sono fermato ad ammirare l'Adige", e via
dicendo.
Non
solo nelle prime posizioni vi sono singolar tenzoni,
qualche
disfida senza pretese vi è anche tra pecorelle male in arnese (*)
"Mao", "Sir Marathon", "lo Zio" Pecore nere in libertà |
(*) Mi scuso con Fabrizio de Andrè per aver preso a prestito una sua
frase... o quasi.
Godetevi la versione originale!
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