Ieri trasferta
piemontese per una parte delle Pecore Nere. In programma un trail che
si snoda nella riserva naturale della Baraggia: salite non
lunghissime, ma nella parte fine abbastanza continue per una
lunghezza di 30 chilometri, con un dislivello totale di circa 400
metri; considerando la distanza, non particolarmente impegnativo.
Eccoci al via della “Ysangarda – Trail Dei Parchi”. Il
ritrovo è fissato presso l'Ecomuseo del Territorio, dove è
possibile iscriversi anche il giorno della gara e, nonostante le
stanze abbastanza ristrette, le operazioni di iscrizione sono rapide
e il personale disponibile e gentile (punto assegnato). Visto che il
numero 42 è ancora disponibile, lo chiedo e mi viene dato senza
nessun problema (un punto a favore).
Terminate le operazioni di
iscrizione, una rapida visita al piccolo museo dove sono conservati
strumenti ed attrezzi che ricordano la civiltà rurale dell'area
Cossatese. Il museo tra l'altro è stato ricavato nelle aule delle
vecchie scuole (altro punto a favore). Manca circa un'ora alla
partenza e nella zona non ci sono bar. “No problem”;
l'organizzazione si è attrezzata con un paio di macchinette per cui
bere un caffè non è un problema per gli atleti ed è un piccolo
vantaggio economico per l'organizzazione (qui diamo un altro punto).
Come si vede, molte volte bastano poche semplici attenzioni per far
venire la voglia di ritornare l'anno prossimo.
La gara prevedeva tre
distanze e... due percorsi! Infatti il percorso della 10 chilometri
era il primo tratto della 30, mentre quello della 19 era l'ultimo
tratto. Vantaggi? Certo: meno personale sul percorso il giorno della
gara e meno fatica nei giorni precedenti per segnarlo. L'unico
problema si poteva verificare in fase di partenza. Per evitare ciò,
partenze scaglionate di 10 minuti. Prima della partenza tutti erano
calmi e tranquilli, nessuna ressa sulla linea di partenza. Non
partecipando a gare trail, non so se sia sempre così; in ogni caso
mi è sembrata una bella cosa.
Appena partiti, io e
Ferdinando, prendiamo subito le posizioni di coda; dietro a noi solo
due atleti, ma considerando che i partecipanti sono meno di 100, è
assicurata una posizione finale nelle “prime” posizioni! Ma non
sarà così. Anche se la giornata è soleggiata e la temperatura è
gradevole, problemi respiratori costringono ad un prematuro ritiro
Ferdinando. Questo fatto mi farà correre la restante parte della
gara in solitaria. La prima parte del percorso, tutta il pianura, si
snoda tra strade di campagne in mezzo alle risaie e per noi è un
panorama diverso. Terminata la pianura iniziano le salite, brevi e
frequenti, ed il percorso attraversa il bosco della riserva naturale.
Le foglie coprono le segnalazioni orizzontali sul sentiero; per
fortuna sono ben visibili quelle verticali: strisce bianche e rosse
penzolano dai rami e bolli rossi sono posti sui tronchi. L'assenza di
foglie sui rami rende visibili questi segnali anche da lontano.
Questa è una fortuna, infatti correre in quel bosco è come correre
in un labirinto e senza questo filo di Arianna, mancando riferimenti
esterni, perdersi non è poi cosa improbabile. Per fortuna tutto è …
filato liscio. Alla fine la mia solitudine è stata rotta da un
gregge! Eh, sì, non si poteva lasciare sempre sola la pecorella!
Ecco quindi materializzarsi un numeroso gregge, circa 200 pecore ,che
andavano in senso contrario, “costringendomi” a camminare, ma,
visto che era un tratto in salita, il fatto è stato accolto con
favore. Tra loro spiccavano un paio di pecore nere: la mamma ed il
suo agnellino. Sarà stata la suggestione, sarà stata la fatica,
sarà stata un'eco lontana, ma mi è sembrato di sentire la pecorella
nera belare con un suono molto simile a questo: “Baaa … Baaa
b..go b..go black sheep runner...”!
Mah, sogno o realtà?
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