lunedì 9 novembre 2015

Alla fine ritrovo il gregge

Ieri trasferta piemontese per una parte delle Pecore Nere. In programma un trail che si snoda nella riserva naturale della Baraggia: salite non lunghissime, ma nella parte fine abbastanza continue per una lunghezza di 30 chilometri, con un dislivello totale di circa 400 metri; considerando la distanza, non particolarmente impegnativo. Eccoci al via della “Ysangarda – Trail Dei Parchi”. Il ritrovo è fissato presso l'Ecomuseo del Territorio, dove è possibile iscriversi anche il giorno della gara e, nonostante le stanze abbastanza ristrette, le operazioni di iscrizione sono rapide e il personale disponibile e gentile (punto assegnato). Visto che il numero 42 è ancora disponibile, lo chiedo e mi viene dato senza nessun problema (un punto a favore). 

Terminate le operazioni di iscrizione, una rapida visita al piccolo museo dove sono conservati strumenti ed attrezzi che ricordano la civiltà rurale dell'area Cossatese. Il museo tra l'altro è stato ricavato nelle aule delle vecchie scuole (altro punto a favore). Manca circa un'ora alla partenza e nella zona non ci sono bar. “No problem”; l'organizzazione si è attrezzata con un paio di macchinette per cui bere un caffè non è un problema per gli atleti ed è un piccolo vantaggio economico per l'organizzazione (qui diamo un altro punto). Come si vede, molte volte bastano poche semplici attenzioni per far venire la voglia di ritornare l'anno prossimo.
La gara prevedeva tre distanze e... due percorsi! Infatti il percorso della 10 chilometri era il primo tratto della 30, mentre quello della 19 era l'ultimo tratto. Vantaggi? Certo: meno personale sul percorso il giorno della gara e meno fatica nei giorni precedenti per segnarlo. L'unico problema si poteva verificare in fase di partenza. Per evitare ciò, partenze scaglionate di 10 minuti. Prima della partenza tutti erano calmi e tranquilli, nessuna ressa sulla linea di partenza. Non partecipando a gare trail, non so se sia sempre così; in ogni caso mi è sembrata una bella cosa.
Appena partiti, io e Ferdinando, prendiamo subito le posizioni di coda; dietro a noi solo due atleti, ma considerando che i partecipanti sono meno di 100, è assicurata una posizione finale nelle “prime” posizioni! Ma non sarà così. Anche se la giornata è soleggiata e la temperatura è gradevole, problemi respiratori costringono ad un prematuro ritiro Ferdinando. Questo fatto mi farà correre la restante parte della gara in solitaria. La prima parte del percorso, tutta il pianura, si snoda tra strade di campagne in mezzo alle risaie e per noi è un panorama diverso. Terminata la pianura iniziano le salite, brevi e frequenti, ed il percorso attraversa il bosco della riserva naturale. Le foglie coprono le segnalazioni orizzontali sul sentiero; per fortuna sono ben visibili quelle verticali: strisce bianche e rosse penzolano dai rami e bolli rossi sono posti sui tronchi. L'assenza di foglie sui rami rende visibili questi segnali anche da lontano. Questa è una fortuna, infatti correre in quel bosco è come correre in un labirinto e senza questo filo di Arianna, mancando riferimenti esterni, perdersi non è poi cosa improbabile. Per fortuna tutto è … filato liscio. Alla fine la mia solitudine è stata rotta da un gregge! Eh, sì, non si poteva lasciare sempre sola la pecorella! Ecco quindi materializzarsi un numeroso gregge, circa 200 pecore ,che andavano in senso contrario, “costringendomi” a camminare, ma, visto che era un tratto in salita, il fatto è stato accolto con favore. Tra loro spiccavano un paio di pecore nere: la mamma ed il suo agnellino. Sarà stata la suggestione, sarà stata la fatica, sarà stata un'eco lontana, ma mi è sembrato di sentire la pecorella nera belare con un suono molto simile a questo: “Baaa … Baaa b..go b..go black sheep runner...”!
Mah, sogno o realtà?


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