lunedì 2 febbraio 2015

Stesso racconto, stesse emozioni

Domenica ore 16.00. Poche righe scritte del post è mi accorgo che sto scrivendo un post con la stessa “trama” di quello scritto solo pochi giorni fa. Smetto di scrivere. “È opportuno scrivere un post quasi fotocopia di uno appena scritto?”, questa è la domanda che mi sono posto ed alla quale dopo 24 ore mi sono dato una risposta: “Assolutamente sì!”. Forse qualcuno dirà che non ho fantasia, ma preferisco ricevere questa critica che non ricordare ancora una volta un amico.
Ieri abbiamo corso la “Marcia per la vita Cento Passi”, che si è disputata a Romano di Lombardia, organizzata dalla Società Cooperativa Sociale Gasparina di Sopra, con 6 percorsi per tutti i gusti varianti dai 6 ai 31 chilometri. Anche oggi corsa in compagnia di Dario, che sfoderava alla partenza un sorriso a trentadue denti, memore della gara di domenica dove si era piazzato davanti ai due Fausti! Stesso sfondo di montagne imbiancate dalle neve, solo che non erano le Alpi, ma le Prealpi Bergamasche e la cima che si stagliava nitida nel cielo azzurro era il Monte Arera.
Fantasmi nella notte
Stesso clima atmosferico: giornata fredda, ma limpida. Stesso ritmo di gara: lento tendente al fermo. Stessi discorsi, purtroppo, riguardanti la scomparsa di un amico. Si solo solo invertite le parti di chi racconta e di chi ascolta. Oggi sono io che “racconto” Giulio, e Dario ascolta. Solo un rapido accenno alle cause della prematura dipartita: nessuna lunga malattia, nessun segno premonitore, solo un ultimo sospiro al bordo di una piscina. Lo so che nessuna morte può essere definita “bella”, ma in casi come questi si può definire “serena”: assenza di dolore e di una lunga degenza, che rende meno amara per gli amici la tragica notizia. Certo la stessa cosa non si può dire per la famiglia...
Come per Renzo, anche di Giulio vogliamo solo raccontare “cose di corsa”. Ricordo e racconto le sue 100 chilometri del Passatore, fatte sia in veste di atleta che di accompagnatore. Ricordo e racconto la sua 100a maratona che abbiamo corso assieme un 6 gennaio sul circuito della Roncola. Ricordo e “vorrei raccontare” il suo ultimo sogno: quello di correre ancora una volta con i “due Fausti” la Monza Resegone. Sogno che il fato ha impedito di portare a termine o meglio solo rimandato. Ora il suo sogno sarà il nostro sogno: giungere assieme a Capanna Monzesi. “Sì lo so, non è possibile, direte voi. È possibile, dico io: certo Giulio non sarà presente fisicamente al nostro fianco sulla salita verso i 1173 metri del traguardo finale, ma sarà presente nelle nostre menti, ma soprattutto nei nostri cuori e sono sicuro che fatta l'ultima curva lo vedremo con la sigaretta in bocca seduto ad aspettarci e sentiremo la sua voce: “Ve l'avevo detto, ragazzi, che saremmo arrivati assieme...”.
Ecco fin qui il post fotocopia, ma se non avesi scritto queste righe mi sarebbe sembrato di tradire l'amicizia che mi ha legato a Giulio in tutti questi anni.
La temperatura si alza leggermente, il percorso non è noioso; il fango, data la rigidità della temperatura, è assente... assente pure il ristoro. È la prima volta che sento tutti i podisti lamentarsi, e devo dire a ragione; infatti devono passare 12 chilometri per trovarne uno. Beh, mettiamola così: meno ristori meno tempo perso e quindi prima a casa. Dopo aver mugugnato un po' ed avere bevuto una bevanda calda, i podisti riprendono la loro corsa senza particolari problemi. Verso fine gara una gradita sorpresa: Bruno mi sorpassa di gran carriera. È un piacere rivederlo in una gara, spero vivamente che i suoi problemi siano ormai acqua passata. Per stare con lui aumento leggermente il passo e … lascio dietro Dario. Non mi sembra giusto, visto che fino ad allora era lui che teneva il passo. Arrivato in compagnia del redivivo Bruno all'ultimo chilometro, faccio dietro front e recupero Dario. Arriviamo assieme... qui non c'era il pettorale di gara! So già che la prossima volta sarò dietro... o forse no!
Come ultima annotazione, segnalo che oggi, a differenza del solito, ho preso il cartellino con il premio. Per questo fatto qualcuno mi ha fatto rilevare che “Non ne valeva la pena, in quanto il premio era solo mezzo chilo di pasta...”. Beh, su questo non sono assolutamente d'accordo: sarà pure solo mezzo chilo, ma è pasta “LIBERA” e la libertà non ha prezzo!
E poi si fa presto a dire pasta. “Durante la cottura la pasta Libera Terra richiede una dedizione ed una passione almeno pari a quelle della sua produzione. Non lasciarla mai sola. Seguine l'evoluzione durante la cottura, assaggiala e servila al dente ...” (tratto dalla confezione di pasta). Più che istruzioni per la cottura sembrano quasi una poesia, una poesia che fa riflettere: non dobbiamo lasciare soli, dobbiamo seguire e “servire” chi lotta, molte volte con il rischio della vita, contro la mafia.

Un attimo di respiro per la foto

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