Q
uesta l'affermazione
di Daniela, mia compagna di squadra nei Runners Bergamo, appena
tagliato il traguardo della sua prima maratona. La frase mi è
ritornata in mente durante la notte quasi insonne, come abitualmente
mi capita, dopo aver disputato una maratona. Termine preciso
“felicità”, dal vocabolario Treccani: “s. f. Stato e
sentimento di chi è felice”, me che può essere associato alle più
diverse e disparate situazioni. La scorsa settimana una persona si è
dichiarata “felice” perché, dopo anni, era
riuscita ad acquistare di seconda mano una borsetta di una nota
firma, per più di 20.000 euro, il triplo del valore di acquisto.
“Felici” possono essere le mamme di bambini
palestinesi, quando possono portare ai loro bambini una borsa piena
di pane e di legumi del valore di pochi dollari. “Felici”
sono le mamme ucraine, se alla sera possono riabbracciare i loro
bambini, che sono tornati senza aver subito attacchi da missili e
droni russi, durante alcuni momenti di svago in un campo giochi.
“Felice” infine Daniela che, dopo più di quattro
ore di corsa, ha tagliato il traguardo della sua prima maratona. A
queste felicità il mio essere si raffronta in modi completamente
diversi. Nel primo caso il mio raffronto è di stupore e di assoluta
non comprensione del motivo dell'essere felice. Premesso che ognuno è
libero di spendere il proprio denaro nei modi (leciti) che più gli
aggradano, al mio stupore si affianca una certa curiosità, quella di
poter vedere la dichiarazione dei redditi! Ok, non è possibile per
via della privacy. Nei secondi casi alla felicità delle mamme vorrei
abbinare un sentimento di normalità: dar da mangiare ai loro
bambini, vederli giocare senza pericoli non deve essere un'eccezione.
Ma la felicità si può anche condividere e questo è quello che
mi/ci è successo con quella di Daniela! Essere felici, dopo aver
corso per più di quattro ore, è possibile, è il completamento di
una strada lunga alcuni mesi. Il tutto inizia ad ottobre, quando il
Capitano (l'ex Predicatore RO) tira un sasso nello stagno delle
certezze di Daniela: “Dai, corri una maratona ...”. Rapida
la decisione presa: obiettivo Maratona di Milano!Ecco quindi che il
Capitano si trasforma in “allenatore”. Nessuna preparazione
specifica per questa funzione, ma solo la voglia di trasmettere
passione ed entusiasmo e tanta autostima. Molte sono le occasioni per
correre affiancati, durante le quali Rosario (Capitano) profonde
consigli: si passa dalle non competitive, dove l'agonismo e solo un
optional, alle gare competitive, dove diventa quasi obbligatorio
“fare bene”. Quando non ci sono gare, ecco che entra pure in
gioco Elena, che accompagna i due in allenamenti lunghi, fornendo
assistenza. All'allenamento “spartano” con Rosario, Daniela
affianca un allenamento più specifico, non solo più duro, ma anche
più noioso! Ecco il fatidico giorno: quello del debutto! Anche se
tutto è stato preparato al meglio, ci sono sempre dei dubbi. “Nessun
problema, Daniela, ci sono io …” queste le parole pronunciate
da Rosario prima che i due si allontanassero correndo sotto l'ombra
del Duomo di Milano! Mentre li seguo con lo sguardo, io raggiungo
tranquillamente camminando la zona di partenza … il mio via sarà
tra più di mezz'ora; non posso fare a meno di pensare che
sicuramente i due taglieranno il traguardo accoppiati, ma di sicuro
lo faranno con il sorriso. In questo caso sono facile profeta,
conoscendo il buon carattere del Capitano! Che non ci fossero dubbi
sulla buona riuscita della “prima” era una certezza anche per
Elena, che aveva preparato, alla faccia di tutte le scaramanzie, la
maglietta con la foto di Daniela che festeggiava già il traguardo
della prima maratona. Credo che la cosa più difficile sia stata per
Elena farsi trovare alla postazione giusta per il … cambio
maglietta!
Quattro ore,
venticinque minuti, cinquantotto secondi: traguardo tagliato,
obiettivo raggiunto!
Termino questo post con
una frase estrapolate dall'articolo scritto per il Foglio dal
giornalista Antonio Currado, che per la prima volta ha assistito ad
una maratona a cui hanno partecipato due suoi amici: “Ho
potuto così notare la varia umanità che taglia il traguardo e la
relativa gamma di emozioni: c’è
il professionale e lo scassato, quello che arriva trascinandosi e
quello che ha ancora energie per mettersi a ballare, il mutilo e il
reduce da brutte malattie, quello che piange e quello che cerca di
vomitarmi sulle scarpe, il turista con la maglia del Milan e quello
che si inchina in favore di telecamera, quello con un pollo di
peluche e quello che indossa la tenuta di remotissime società
polisportive, quello che ci
mette poco ma è arrabbiato perché poteva far meglio e quello che
arriva un’ora dopo ma è raggiante perché non credeva di farcela.”
Io posso solo
aggiungere: “Quella che taglia il traguardo con una felicità
immensa”; questo è il popolo della maratona.
Benvenuta
tra noi, Daniela!
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2019 – La
prima volta non si scorda mai
Io dico la prima volta non si scorda mai , ma anche tutte le altre … ricordi che rimangono nel cuore 🏃♀️❤️… la felicità dell’ultimo passo per tagliare il traguardo 🍀🏃♀️🍀
RispondiEliminaPaola Chiodelli
Caro Fausto, ti faccio una confessione. Domenica mentre il mio cuore traboccava di gioia, il mio cervello mi diceva: la tua felicità è ridicola di fronte a chi ha corso questa distanza centinaia di volte. Cosa vuoi che rappresenti la tua emozione per gli altri? Tuttavia il sorriso stampato non mi è andava via (e ancora non è andato via). Grazie per aver dato un senso condiviso di questa felicità che è vera e che suggella davvero un cammino di fatica, autocontrollo e autostima. Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti e degli esercizi spirituali, diceva “chi controlla se stesso, controlla il mondo”. La maratona è anche questo. Grazie del nostro incontro Fausto! Grazie del tuo passo certo e regolare. Daniela
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