lunedì 14 aprile 2025

Quella felpa rossa che mi ricorda l'amico grosso

Avete presente quella figura con puntini e numeri che sembra non dire nulla, ma unendo con un tratto di matita e seguendo correttamente la numerazione alla fine compare una figura di senso compiuto? Ecco, questo post è scritto seguendo quella logica: situazioni che da una prima lettura sembrano del tutto slegate tra loro alla fine avranno un senso compiuto, essendo legate tra loro da un filo, a cui do una logica.

Venerdì. Ricevo da Elena la foto in cui ci sono gli amici dei Runners Bergamo che hanno appena ritirato il pettorale e la maglietta della “Tuscany Crossing”. Qui un primo miracolo: per la foto l'hanno indossata tutti ed è un bel colpo d'occhio. Tutti atleti ben preparati per questa manifestazione, che presenta diverse distanze e, come da sempre, molti atleti RB al via. Ma che ci fa Elena tra tutti questi atleti? Qualcuno potrà pensare che anche in questa gara farà da “assistente non corrente” (termine non proprio corretto, ma volete mettere la rima?), come domenica scorsa a Milano. 

No, sarà regolarmente al via! Ok, c'è pure il marito Rosario che di sicuro sarà al suo fianco per sostenerla “moralmente”, incitandola come sa fare lui, e “materialmente”, aiutandola nei tratti più difficili della gara. No, lui farà corsa a sé. Ma … di sicuro Elena avrà un aiuto che le sarà dato dall'alto, molto in alto: sarà al suo fianco, idealmente, Giovanni, con cui ha già corso questa gara anni addietro.

Sabato. Oggi ho deciso di preparare l'orto; più avanti trapianterò i pomodori. Giornata soleggiata, ma temperatura frizzante, per cui metto una felpa. Rossana mi fa notare che l'indumento sarebbe da buttare, in quanto, avendolo usato da anni, ormai ha delle macchie che neanche il lavaggio più corretto farebbe andare via. Di certo non mi mancano i rincalzi. No, no, non posso buttare via questa felpa rossa. Ogni volta che l'indosso mi ricorda l'amico Gianfranco. Qui una precisazione per il titolo del post. Sarebbe stato più corretto usare l'aggettivo grande, rispetto a grosso, ma è stato lo stesso Gianfranco a correggermi una volta in cui lo avevo apostrofato così: “Grande forse è troppo per me, è più indicato grosso, ma mi raccomando grosso e non … grasso!”. Gianfranco è stato uno dei primi organizzatori di maratone in quel di Bologna (oooppps, più precisamente, Calderara di Reno) ed è in una di queste che ho conosciuto Gianfranco … il secolo scorso. Il primo ricordo è stato al termine di una maratona e non in veste di organizzatore, ma in veste di cuoco. Aveva cucinato una straordinaria pasta “aio, oio & peperoncino”. Partecipare alle “sue” gare era un po' come fare una visita ad un parente, tanta era la cortesia e l'amicizia che regalava a tutti i partecipanti, prima, durante, ma soprattutto dopo la gara. Prima: nessun problema per quanto riguardava l'iscrizione; a volte bastava una telefonata e per il pagamento “... nessun problema, paghi al ritiro del pettorale ...”. Durante: tutto era regolato con la massima professionalità e serietà. Mi ricordo di un'edizione della maratona che per vari motivi non si era potuto organizzare in linea, ma su un circuito, con controllo giri ad “elastico”, no, non nel senso che era variabile, ad ogni giro veniva consegnato all'atleta un elastico fino a raggiungere il numero esatto. Certo, nulla a che fare con i chip di oggi, ma di sicuro ha fornito un esatto controllo dei giri; infatti vi è stato qualcuno che aveva tentato di barare, ma è stato prontamente scoperto! Dopo: in tutte le manifestazioni il ristoro finale non era un semplice ristoro, quello veniva fornito al termine della gara. Quello che seguiva era un vero e proprio pranzo, che serviva non tanto e non solo per rifocillarsi, ma anche e soprattutto per trascorrere qualche ora in compagnia di vecchi e nuovi amici. C'è anche un aspetto più nascosto del carattere di Gianfranco: quello di mentire (in senso buono) agli amici. Mi ricordo che per far si che partecipassi alla prima edizione della maratona del Lago di Suviana, mi disse prima: “... Ma che salite vuoi che ci siano, si corre attorno ad un lago ...”, per poi apostrofarmi, ridendo, al termine della mia gara: “ Visto che erano solo salitelle ...”. “£%&$£ !!!” fu la mia risposta, prima di condividere con lui la cena.

Domenica. La pioggia mi consiglia di uscire “ma con giudizio”; nessuna distanza prestabilita, nessun tempo da rispettare, ed è con questo spirito che ho corricchiato, ma soprattutto mi è stato invisibile ma allo stesso tempo presente come compagno di viaggio Gianfranco ed è in questa occasione che ho ripensato a quanto scritto nelle righe precedenti. Rientrando in casa con la mia giacca a vento rossa bagnata dalla leggera pioggia, sento in cucina il profumo invitante di una pasta “aio oio & peperoncino” … ma è solo un impressione, una “visione olfattiva” (lo so che non esiste, ma forse si … ai confini della realtà), inviatami da Gianfranco. Sarà realtà a cena!

Conclusione. Qualcuno, commentando alcuni miei post, ha scritto che spesso parlo di “morti”. In realtà potrebbe sembrare così, ma citando sant'Agostino: “Coloro che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dove erano, ma sono dovunque noi siamo”. Possiamo affermare che gli amici, pur non potendo più essere presenti fisicamente accanto noi, non sono ancora morti! Vivono, e li facciamo vivere, nei nostri ricordi; almeno, io & Elena la pensiamo così”

Ecco che, unendo con del filo rosso i puntini, compare un nitido disegno: l'amicizia non può avere confini di nessun tipo.

In qualche luogo lassù tra le nuvole ...


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