martedì 12 marzo 2024

Il vento ha fatto strike!

Dopo più di settecento maratone disputate, ci possono essere delle situazioni in cui non mi sono mai imbattuto? Il calcolo delle probabilità sembrerebbe indicare una risposte negativa; in realtà nella mia ultima maratona corsa, la 22a edizione della Brescia Art Marathon, sono incappato non in una, ma in due situazioni che non mi erano mai capitate. Per scoprirle basta leggere il post fino alla fine! Eccomi, dopo varie “mie” gare solitarie, alla partenza di una manifestazione ufficiale; l'organizzazione informa che tra tutte le varie gare in programma saranno circa ottomila gli atleti presenti. La giornata non è delle migliori per correre, soprattutto una maratona. Un forte temporale ci accoglie fin dal nostro arrivo a Brescia. Nessun problema per il ritiro del pettorale di gara, veloce e con poche formalità richieste. Alla consegna del pacco gara una piccola incrinatura. Tra i vari articoli era previsto un paio di calzini. “Bene” ho pensato, è uno degli articoli da me preferiti. Bene? Uhmm, forse no! Alla domanda dell'addetto: “Che taglia vuole?”, la mia risposta è:“Taglia XL”. Però mi sento dire: “Abbiamo solo taglia M!”. Qui sorge spontanea una domanda: “Perché chiedere la taglia, se poi se ne ha soltanto una a disposizione?”.
Nessun problema, va bene cosi! A questi piccoli dettagli si può soprassedere, quello che mi pare più grave è la logistica: un misero gazebo (seppure chiuso) di circa 5/6 metri di lato. L'organizzazione ha ritenuto opportuna la dimensione? Non erano forse previsti “circa ottomila partecipanti?”. Certo, la giornata particolarmente ingrata ha reso ancor più evidente il disagio per gli atleti, che non hanno neppure potuto utilizzare le proprie auto come spogliatoi in quanto parcheggiate in periferia. Consegna delle borse con il cambio senza problemi: sufficiente il numero degli automezzi, gentile e disponibile il personale addetto. Nessun problema particolare per raggiungere le griglie di partenza. Finalmente non sono solo: corro con molti altri atleti al mio fianco, ma … la compagnia dura poco. Infatti, già dal terzo chilometro mi trovo praticamente da solo. Eccoci nella frazione di Monpiano: un doveroso ricordo di Beppe, nel luogo dove abitava e dove oggi riposa. Al primo ristoro gli addetti hanno un bel da fare per “rincorrere” i bicchieri utilizzati dagli atleti, per due motivi. Il primo è l'assenza dei contenitori, tra l'altro previsti dall'organizzazione, l'altro è il vento, che li fa letteralmente volare via. Il problema dei bicchieri volanti è del tutto assente al ristoro posizionato al chilometro 20. Questo non è dovuto alla presenza di contenitori, al buon lavoro degli addetti, ma alla … MANCANZA di bicchieri! Sono presenti solo bottiglie di acqua da un litro e mezzo. Declino la proposta fatta dagli addetti: “Beva pure dalla bottiglia … a canna!”. Sembra che la pandemia del “Malo Male”, non ci abbia insegnato nulla, ma, a prescindere dalla pandemia, mi chiedo: È una cosa igienica far bere più persone da un'unica bottiglia?”. Sarebbe stato sufficiente mettere a disposizione degli atleti bottigliette da mezzo litro e quindi ad uso personale; tra gli sponsor era pure presente la Boario. Qualche chilometro prima avevo incrociato Sandro che aveva solo qualche centinaia di metri di distacco.
Buon segno. Nel 2021 avevamo corso assieme la maratona di Brescia, in cui mi aveva fatto da pacemaker, mentre lo scorso anno era stato mio fedele “allenatore” in gara, seguendomi per quasi tutta la maratona in bicicletta. Insomma, non mi aveva lasciato solo. Il mio pensiero ora è rivolto all'amico. Per la verità vorrei rallentare un po' (beh, vista la mia andatura dovrei camminare) e farmi raggiungere, così da poter terminare la gara assieme. Il freddo mi fa desistere. Infatti, appena cammino un attimo, mi vengono alcuni brividi. Per un attimo ripenso al caldo torrido della gara che abbiamo corso assieme, tanto caldo che ci fermammo ad un bar lungo il percorso per rinfrescarci con una nota bevanda gassata. Finalmente al ristoro del 25° chilometro un tè caldo. Considerata la giornata di tregenda, per altro annunciata da vari giorni, non sarebbe stato possibile “appaltare” il servizio del tè caldo agli Alpini presenti in massa lungo il percorso? Ricordo che nei momenti iniziali dovuti al “Malo Male” i gruppi Alpini di Bergamo e Brescia, cooperando assieme, riuscirono a “mettere in piedi” in soli 10 giorni un ospedale perfettamente funzionante alla Fiera di Bergamo. La pioggia continua battente, ma i chilometri passano. Da qualche chilometro sono seguito da un “avvoltoio”, che spera che io muoia (beh, in senso metaforico/sportivo) per potermi ghermire. L'avvoltoio, però, ha la forma rassicurante di un autobus, che fa servizio scopa (in realtà, vedendo i numeri, dovrebbero essere tre). Non ho nessuna intenzione di abbandonare la gara, anche per il fatto che ora, dal 37° chilometro, si viaggia verso est e il vento, che fino ad ora era in faccia, adesso è un valido alleato alle spalle. Finalmente arrivo alla periferia di Brescia, poi nella zona dei musei. Oggi non ho nessuna voglia di soffermarmi ad ammirare le vestigia della Brixia Romana; voglio raggiungere al più presto piazza della Loggia per potermi finalmente cambiare con abiti asciutti. Vedo che non sono il solo a pensarla così. 

Infatti, proprio nelle ultime centinaia di metri (in piazza Paolo VI per intenderci), dove le transenne sono state tutte scaraventate per terra, non ci sono né le frecce che indicano la direzione di gara e neppure personale addetto ad indicare il percorso da seguire. Per questo mi ritrovo fuori percorso (praticamente in via Trieste). Per fortuna un maratoneta che aveva terminato la gara mi indica la giusta direzione … in pratica ritorno sui miei passi per qualche centinaio di metri. In ogni caso assegno a tutto il personale di servizio lungo il percorso (Vigili Urbani, Alpini e tutti gli altri volontari) un bel 10 pieno, in quanto hanno permesso a tutti i partecipanti di disputare le varie gare in tutta sicurezza. Le mancanze di pochi non possono sminuire l'ottimo lavoro svolto da molti. Arrivo in piazza della Loggia; non riesco a capire il motivo per cui oggi è praticamente deserta, mah! Il cronometro segna: 5h 32' 09”. Acc, regola del 60 mancata! Un Ringraziamento particolare ai miei compagni di viaggio Predicatore Ro & Luigi anche a loro un bel 10, per avermi aspettato a lungo in una giornata “buia e tempestosa”, come direbbe Snoopy. Beh, ad Elena anche la lode.

Evabbè, ora vi dico quali sono le situazioni che non avevo mai incontrate nelle mie settecento e passa maratone. No, non è quella di averla corsa sotto l'acqua, anzi. La mia prima maratona non solo l'ho corsa sotto una pioggia battente, come quella di domenica per intenderci, ma per una decina di chilometri alla pioggia si unì pure un freddo nevischio ed era solo ottobre. Quella di domenica è stata la prima volta che ho trovato vento per tutta la gara; come è stata la prima volta che ho fatto un tratto del percorso della gara … fuori percorso! Per fortuna, aver sbagliato percorso non ha compromesso il risultato finale: tra gli ultimi ero e tra gli ultimi sono rimasto!


PS a fine gara ho ritrovato Sandro, con un dolore ai piedi, il freddo nelle ossa ma non ostante tutto sorridente. Mi ha confermato che è stato “ghermito” dall'avvoltoio nel tratto di strada in cui anni prima ci fermammo per bere la famosa bibita gassata.


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2022 - Promessa mantenuta … dopo otto anni!

2021 - Un bergamasco, un bresciano ed una bresciana ..

2017 - BresciaArt Marathon tra luci ed ombre

2014 – La corta marcia del Mao

2013 – Brescia Art Marathon: una marea verde sommerge i puntini blu

2 commenti:

  1. Grande Sirmarathon ! G.c. tua fan

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  2. Fausto grazie per le tue righe e i tuoi pensieri; in effetti a Brescia i volontari, oltre ai concorrenti, sono stati i veri protagonisti e, per inciso, non come comparse. Già detto che ritrovare vecchi amici è sempre un piacere, si ricordano situazioni, emozioni, ricordi che sono una boccata di ossigeno in mezzo al vento e alla bufera di domenica e che scaldano il cuore in barba alle temperature polari, agli acciacchi, ai dolori ormai ricorrenti e agli "avvoltoi" che ci prendono di mira. Sai, la fatica qualche volta si trasforma in sofferenza, la sofferenza diventa preghiera e per questo amo le maratone; mi restituiscono SEMPRE almeno il doppio di quanto metto in campo. Grazie di tutto, un abbraccio amico mio e naturalmente alla prossima.

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