lunedì 18 marzo 2024

Sarà capitato anche a voi ...

… di avere una musica in testa … Sicuramente ai “vecchi” questa è la prima risposta, memori di una popolare canzone del secolo scorso, sigla di Canzonissima del 1968, cantata da Mina. Ma io non intendevo quello; mi riferisco alla frase pronunciata da un amico o compagno di squadra prima di una maratona: “Oggi corriamo la maratona assieme!”. Neppure il cortese rifiuto: “No, corri pure con il tuo ritmo, sai chi io corro più piano...” faceva desistere dall'impegno, anzi, aggiungevano alla frase: “Sai, in questa settimana ho preso antibiotici, … mi fa male il polpaccio, … non ho ancora digerito la pizza ...”. Questo per un duplice motivo: il primo era tranquillizzarmi, (se sta male, forse corre più piano del solito), mentre il secondo è più nascosto e più “subdolo” (solo se ho dei problemi mi puoi battere, in quanto sono più forte di te). Le prime volte prendevo per vere queste affermazioni. In effetti correre in compagnia è piacevole, soprattutto se le ore di strada sono molte, e cercavo di tenere il loro passo fin dall'inizio.
Eh, sì, avete capito bene “tenere” il passo, in quanto non erano loro a seguire me, ma io a seguire loro. In effetti mi sono reso conto che, oltre ad essere un mediocre maratoneta, sono un ottimo seguace di Esculapio. Come il figlio di Apollo, anche solo la mia vicinanza diventa miracolosa. Ecco quindi che tutti i mali di quelli che avrebbero dovuto essere miei fedeli compagni di viaggio nella maratona di colpo scompaiono, come pure scompare la promessa fatta prima della partenza! Sparito l'effetto negativo degli antibiotici, sparito il male al polpaccio, sparito il brucior di stomaco dovuto alla indigesta pizza e … sparito pure il mio compagno di corsa. È ora solo un puntino all'orizzonte. La promessa è durata quanto la neve di una nevicata ad agosto nel deserto del Sahara. Ora che sono diventato un lupo solitario, vecchio e più saggio, non mi faccio più illusioni e non tengo in minimo conto la frase, o meglio: corro con il mio ritmo fin dalla partenza. Per la verità, correre dietro all'inizio non sempre risultava essere così al termine della maratona; infatti, non avere più la compagnia del loro “guaritore” faceva riaffiorare tutti i loro dolori fino a non riuscire più a tenere il passo del loro “lento” compagno. Ma perché questo affiorare di ricordi? Lo spunto per la “meditazione” domenicale della mia corsa solitaria mi è venuto scrivendo il post della maratona di Brescia, ripensando al mio mancato affiancamento all'amico Sandro, che mi seguiva solo di un paio di centinaia di metri. Per la verità, prima della partenza, non essendoci visti non avevamo preso l'impegno di correrla assieme. Ripensando alla gara nella scrittura del post, mi sono sentito un po' meschino a non averlo, almeno per qualche chilometro, affiancato per fare un tratto di strada in comune. A mia scusante il freddo e la pioggia, ma non è nei momenti difficili che si vedono gli amici? Mi sono pure posto delle domande: “Se l'avessi aspettato, avrebbe terminato la gara?” oppure il “Dover correre in compagnia avrebbe aumentato le sue difficoltà?” Naturalmente domande che a questo punto non trovano risposta. Termino questa prima parte del mio post con le sue parole, in occasione della bagnata BAM:  “Sai, la fatica qualche volta si trasforma in sofferenza, la sofferenza diventa preghiera e per questo amo le maratone; mi restituiscono SEMPRE almeno il doppio di quanto metto in campo. Grazie di tutto, un abbraccio, amico mio, e naturalmente alla prossima.”. Alla fine mi considera ancora un amico con cui correre assieme la prossima maratona.

Il vizio di affermare “corriamo (tutti) assieme”, se lo giudico un peccato veniale se detto da un atleta, diventa peccato ben più grave se affermato da una società. Il non rispettare quanto detto non solo è una mancanza della parola data, ma diventa anche una mancanza di rispetto verso gli atleti che vengono automaticamente esclusi dal gruppo per … andatura troppo lenta. Se questo comportamento può trovare una giustificazione se la “riunione” è una seduta di allenamento (qui è l'atleta stesso che deve tener conto delle sue capacità), diventa inammissibile se la “riunione” e solo per un trasferimento collettivo dal punto di partenza al punto di ritrovo, per esempio per la foto di “tutto” il gruppo! Non tutti però mancano alla parola data. Oltre al già citato Sandro (vedi post “Il vento ha fatto strike”), anche Stefano è sempre al mio fianco nelle non competitive a cui partecipiamo. Qui un doppio vantaggio: compagnia e, se serve, pronto soccorso … in corsa dall'amico massaggiatore. Evabbè, alle non competitive è facile stare in compagnia. Ok, avete ragione. 

Ci sono anche degli amici che mi hanno accompagnato in gare ufficiali. Per brevità ne cito solo due. Uno ha pagato il debito con una cambiale a otto anni: è Rosario (qui sono in difficoltà per il suo attuale nik-name: Predicatore, Capitano, Rosi, beh, scegliete voi). In breve, promessa fatta nel 2014, mantenuta nel 2022! meglio tardi che mai. Non ho dubbi sul nik-name dell'amico Pasquale: “Codino Bianco”. Anche qui un pregiudizio da sfatare, quello che i “polentoni” non amino i “terroni”. Nulla di più falso, almeno nel nostro caso. A differenza di Rosario, Pasquale paga in contanti il suo debito (promessa): abbiamo corso due maratone assieme, tutte e due terminate con lo stesso identico tempo: caparbietà pugliese e precisione bergamasca! (2022 - A Reggio Emilia ho ritrovato il “codino bianco”, 2013 - Accodati ai codini!).

Come posso terminare questo post? Beh, con una ovvietà: “Non fate promesse, se non siete in grado di rispettarle”.

1 commento:

  1. Grande Fausto
    Lo so che alla prossima maratona che ci incontriamo anche se ne avrai di più starai al mio passo per accompagnarmi al traguardo.

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