Una delle domande a cui
credo sia difficile rispondere oggi è “In che fase siamo?”,
intendendo come fase quella indicata nei vari DPCM, decine di
articoli, centinaia di pagine documentali, migliaia di tweet, etc,
etc. Eppure la risposta che otterrete non è univoca (ora).
Siamo nella “Fase 2”:
riapriamo le fabbriche; no, no, riaprono solo quelle a norma.
Riapriamo bar e ristoranti … sì, sì! Uhmm, no, in alcune regioni.
Riparte il calcio … anche questo in forse. Terminati i campionati
minori, neppure degno di nota il calcio femminile che lo scorsa anno
ci aveva fatto sognare. Insomma, un gran guazzabuglio, almeno per me.
Ho letto (beh, ho cercato di leggere) il Decreto
del presidente del consiglio dei ministri 17 maggio 2020 ed io
non so dare risposte certe. Quello che di sicuro riesco ad indicare è
la fase che mi riguarda. Sono alla fase
quattro, ben due passi avanti!
No, no, non sono
presuntuoso, è che ho una differente classificazione delle fasi, ho
un mio metodo. Un piccolo riepilogo delle prime tre fasi.
Fase 1 – La
Resilienza.
Come ho già ampiamente illustrato in post precedenti, la pandemia ha
colpito pesantemente l'Italia, gravemente la Lombardia ed in modo
tragico Bergamo. Il mio piccolo aiuto è stato quello di essere al
fianco come “supporto” ai vari Enti, alle Associazioni che hanno
operato sul territorio. Dimostrare che non ci facciamo abbattere,
che, se possiamo, cerchiamo di resistere, di essere resilienti. Come?
Abbinando corsa, donazione e “vicinanza”. Credo nel mio piccolo
di esserci riuscito; diverse corse organizzate nel CoronArena, molte
volte correndo da solo, altre volte in “distante vicinanza” con
altri. Un paio di articoli pubblicati sui giornali locali e, la cosa
che più mi ha fatto piacere, è stato il fatto che persone colpite
dalla “bestia” si siano sentite aiutate nella loro solitudine.
Fase 2 – Il
Ricordo.
Il fatto più tragico nella
tragedia è stato che nessuno era presente ai funerali delle vittime.
Sono scivolate via nella più completa desolazione: nessun parente od
amico al seguito delle bare; se si era fortunati, un sacerdote
recitava una frettolosa orazione funebre. Certo, per chi se ne è
andato nulla cambia se a seguirlo ci sia solo un sacerdote o decine
di persone. La cosa più
nefasta è stato il negare ai parenti il momento di elaborazione del
lutto. Il mio primo pensiero, quando le norme ci hanno permesso di
uscire di casa, è andato alle vittime. Nulla di eclatante. Nella
prima corsa libera ho fatto sì che il mio percorso transitasse nei
pressi dei cimiteri di Lallio, Curnasco e Treviolo. Giunto nei pressi
dei vari cimiteri, solo una piccola sosta ed una preghiera!
Fase 3 – Il Ringraziamento. La domenica successiva, partenza da un luogo simbolo della pandemia a Bergamo: l'ospedale Papa Giovanni XXIII. Semplice il motivo: ringraziare tutto il personale sanitario (medici, infermieri), che nei mesi passati hanno fatto molto più del loro dovere con abnegazione e professionalità.
Ecco queste sono le tre fasi passate. Ora viene la quarta fase, forse la più difficile
Fase 4 – La Rinascita. Come posso con la corsa essere in linea con la Rinascita? Difficile è il momento per molti, incerto il futuro: saranno sufficienti le risorse? Ci saranno le condizioni per proseguire? Molti si dovranno rimettersi in gioco, molti dovranno affrontare situazioni difficili e con esito incerto. Bene, anche io mi metto in gioco. Approfitto dell'iniziativa podistica dei Fò di Pè, che, nonostante la 100 chilometri del Passatore sia annullata, ne ripropongono una “casalinga”, denominata “Il Brigante non molla”, 100 chilometri da fare però in cinque giorni, ed una versione soft, “Il Brigante si ferma superato il passo della Colla”, di 50 chilometri. In linea con la fase quattro ed in contrasto con la mia affermazione “Mai la 100”, mi sono iscritto alla 100: il Brigante non molla, Sir Marathon non molla, BERGAMO NON MOLLA.
Bene,
Bergamaschi, abbiamo superato la fase del “Bèrghem
mola mia!”;
iniziamone una nuova:
“Bèrghem
leà sö ‘n pé!”
!
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