Da una settimana le
misure di distanziamento sociale si sono fatte meno rigide: è ora
possibile uscire di casa per una passeggiata, anche allontanandosi
più di 200 metri dalla propria abitazione. Certo rimangono alcune
imposizioni, quali il mantenimento della distanza da persona a
persona (distanza che varia da regione a regione) e l'uso
obbligatorio delle mascherine negli ambienti chiusi. Una timida
apertura ed anche questa con limitazioni, ma tutto sembra avviarsi,
seppur lentamente, verso la normalità, anche se, a mio parere, il
traguardo finale è ancora lontano. Diciamo che, se stessimo correndo
una maratona (tanto per stare in linea con gli argomenti trattati in
questo blog), ora saremmo intorno al 21° chilometro e sempre che non
ci sia nessun giudice che prima del traguardo finale ci rimandi, come
in un grande gioco dell'oca, al via. Potrà sembrare strano, ma
quando non si poteva uscire a correre io, anche nella giornata di
sabato, … correvo!
Certo, seguendo tutte le restrizioni imposte dal
DPCM, ma correvo. Anche ieri avrei voluto correre assaporando la
“libertà” concessa. Questo era quello che mi ero
imposto. Scarpe, maglietta e calzoncini pronti, solo da indossare e …
poi via! Ma ci sono delle giornate in cui le notizie del
telegiornali, almeno per me, tolgono ogni voglia di una corsa di …
“evasione” (mai termine fu più appropriato). Ieri, 9
marzo, ricorreva l'anniversario dell'uccisione di Aldo Moro e questo
credo lo sappiano tutti, ma anche quello dell'uccisione di Peppino
Impastato, anche lui ucciso 42 anni fa. Questo mi ha fatto riflettere
sulla libertà. Peppino voleva che la sua terra, la Sicilia,
fosse libera dalla mafia e nel 1977 aveva fondato Radio Aut,
una radio libera, dalla quale attaccava e denunciava i potenti
mafiosi delle sua zona.
Un leggero velo di
tristezza mi ha invaso e tolto ogni voglia di evadere, almeno
per il momento. Quindi altro giorno di reclusione (questa volta
volontaria) ed altro giorno di riposo. per questo ho avuto molti
ringraziamenti da parte della mia schiena.
Oggi, 10 maggio, anche
io mi godo la libertà. Per
noi podisti la libertà
consiste nello sconfinare in altre comuni senza incorrere in sanzioni
e senza essere inseguiti da droni vari. Ora tutti possono vedere che
i podisti non sono gli untori del XXI secolo. Ecco come molti hanno
visto, o meglio come sono stati “interpretati” in questi giorni i
runners. Riporto un ipotetico articolo tratto da un giornale locale,
se non erro “Il Bugiardino” “E
arrivato a casa, raccontò che gli s’era accostato un podista,
con un’aria umile, mansueta, con un viso d’infame impostore, con
lo scatolino dell’unto, o l’involtino della polvere (non era ben
certo qual de’ due) in mano, nel cocuzzolo del cappello, per fargli
il tiro, se lui non l’avesse saputo tener lontano. “Se mi
s’accostava un passo di più,” soggiunse, “l’infilavo
addirittura, prima che avesse tempo d’accomodarmi me, il birbone.
La disgrazia fu ch’eravamo in un luogo così solitario, ché se era
in mezzo Milano, chiamavo gente, e mi facevo aiutare a acchiapparlo.
Sicuro che gli si trovava quella scellerata porcheria nel cappello.
Ma lì da solo a solo, mi son dovuto contentare di fargli paura,
senza isicare di cercarmi un malanno; perché un po’ di polvere è
subito buttata; e coloro hanno una destrezza particolare; e poi hanno
il diavolo dalla loro. Ora sarà in giro per Milano: chi sa che
strage fa! E fin che visse, che fu per molt’anni, ogni volta che si
parlasse d’untori, ripeteva la sua storia, e soggiungeva: “quelli
che sostengono ancora che non era vero, non lo vengano a dire a me;
perché le cose bisogna averle viste.”
No, oggi hanno
riassunto un aspetto normale. Corrono rispettando le distanze, anzi
per essere più precisi sono tutti corridori solitari e quando si
incrociano cercano sempre di aumentare la distanza di sicurezza.
Molti corrono, anche se non richiesto, con le mascherine indossate.
Come primo percorso “libero”, ho scelto di correre seguendo il
percorso della “Corsa AVIS di Curnasco”, una non
competitiva che transita proprio davanti a casa mia. Il tracciato
misura 22 chilometri; io ho apportato qualche modifica (passando per
Lallio), aumentandolo di un paio di chilometri. Ho già detto del
comportamento corretto degli altri amici podisti, vorrei anche
segnalare che tutte le persone che ho incrociate, che stavano
tranquillamente passeggiando sia sull'anello del Parco Callioni, sia
in quello di Dalmine, diligentemente indossavano la mascherina,
alcune avevano i guanti e tutte mantenevano la giusta distanza di
sicurezza, anche se stavano camminando in piccoli gruppetti.
Nulla a
che vedere con quanto successo nei giorni precedenti nelle le
passeggiate e negli assembramenti lungo le alzaie dei Navigli a
Milano (forse “l'articolo” pubblicato sopra, tratto da “Il
Bugiardino”, è stato pubblicato … in anticipo e con soggetto
diverso, mah). Nelle nostre zone, dove il coronavirus ha colpito
duramente, la gente è molto più sensibile e non vuole più tornare
ai primi giorni di marzo, sapendo che, se ciò dovesse accedere, la
perdita di libertà sarebbe di certo più lunga è un'uscita
certo molto più difficile.
In questo settimana di “Liberi
tutti”, la notizia che più mi ha fatto piacere è la notizia
che riguarda Silvia, che ha
ottenuto la libertà
dopo 535 giorni di prigionia. Se, per cautela, al “Liberi tutti”
possiamo associare ancora un punto interrogativo, al “Libera
Silvia!” metto un bel punto
esclamativo: per lei ora è finta davvero.
Concludo
questo post con altre due buone notizie.
La prima è che Luca
finalmente ha tagliato il traguardo delle sua più impegnativa
maratona. Fatto confermato da due tamponi negativi.
L'altra più
personale. La gradita visita di Tommaso, che è venuto a trovare i
nonni.
Uhmmm, in questo caso devo segnalare che i nonni
hanno perso un po' della loro libertà:
infatti era Tommaso a dettare le regole (sue) dei giochi. La sua
risata squillante, dopo aver schizzato
in giardino il
nonno con il suo fucile ad
acqua, è stata la degna
conclusione della prima settimana di riconquistata libertà!
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