No, in questo post non
parlo di distanze che sconfinano nell'ultramaratona, forse troppo
semplice o troppo banale; vorrei spiegare che molte volte correre una
maratona ha un significato che va ben oltre la prestazione sportiva.
29 settembre 1944, 27 settembre 2015. Sulle strade
e sui sentieri che tagliano il Monte Sole ci sono persone che
corrono, ma ben diverso è il loro correre. 71 anni fa non si
trattava di atleti che corrono verso il traguardo di una gara, che se
in compagnia parlano in allegria, non erano inseguiti dalle lancette
di un cronometro... allora erano, per la maggior parte, fanciulli,
ragazzi, donne e vecchi che correvano perché inseguiti da uomini che
indossavano la divisa delle SS tedesche. Il loro obiettivo non era
farsi appendere una medaglia al collo al termine della gara, ma
salvare la propria vita. Ecco quindi un motivo per essere qui, per
ricordare l'eccidio di Monte Sole, più noto come strage
di Marzabotto.
Fu un insieme di stragi compiute dalle
truppe nazi-fasciste in Italia tra il 29 settembre e
il 5 ottobre 1944, nel territorio dei comuni di
Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno. In altre occasioni
ho corso maratone che mi sono servite per ricordare fatti ormai
lontani, ma appunto per questo bisognosi di un richiamo alla memoria.
Ho corso nella zona delle Langhe, dove mio padre fece il partigiano
(vedi);
anche allora come ieri ho percorso lunghi tratti della gara in
perfetta solitudine e questo consente di riflettere, pensare e
ricordare. Passare accanto a lapidi, monumenti, rovine di case e di
chiese ed associare ad esse resti di poveri corpi martoriati da colpi
mortali di mitragliatici o dilaniati dalle bombe ha messo in secondo
piano la gara. Credo che il merito di chi ha organizzato
l'Ecomaratona del Monte Sole, la Pro Loco di Rioveggio con il
patrocinio dei comuni di Monzuno, Marzabotto Grizzana Morandi e della
Regione Emilia Romagna, sia quello non solo di di mantenere vivo il
ricordo, ma anche di “...essere
portatrice di un messaggio di Pace in un territorio che ha sofferto
ed ha visto in pochi giorni l’estinzione delle comunità locali.”.
Un breve accenno alla
gara. Chi mi conosce sa che non amo particolarmente le
Original Black Sheep
salite; per me
anche un semplice cavalcavia diventa Cima Coppi, ma credo che abbiate
fino in fondo capito quali siano stati i motivi che mi hanno indotto
a partecipare a questa gara, che ha 1635 metri di dislivello
positivo. Poco prima della partenza un improvviso e violento scroscio
d'acqua ci ha fatto temere di dover affrontare una gara bagnata. In
quel momento eravamo in piena fase di riscaldamento: comodamente
seduti al bar, sorseggiando un caffè fumante ed addentando una
brioche appena uscita dal forno: più riscaldamento di così...
Terminato il riscaldamento, terminata la pioggia ed un ben augurante
arcobaleno salutava la partenza degli atleti. Subito in fondo al
gruppo, subito solo: la pecora nera Ferdinando si è subito involata
e la promessa “... la facciamo tutta assieme” si è
disciolta come l'arcobaleno dopo la pioggia. In questo fatto nessuna
novità, sono promesse da … podista! Dato l'esiguo numero di
partecipanti, poco più di cento quelli dell'ecomaratona, ho quasi
sempre corso senza vedere nessuno davanti e dietro: meno male che la
gara era stata segnata in modo ottimo. Al 30° chilometro
l'inaspettato: raggiungo la Pecora Nera fuggitiva, faremo gara di
coppia fino alla fine.
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