lunedì 28 settembre 2015

Oltre la maratona

No, in questo post non parlo di distanze che sconfinano nell'ultramaratona, forse troppo semplice o troppo banale; vorrei spiegare che molte volte correre una maratona ha un significato che va ben oltre la prestazione sportiva.
29 settembre 1944, 27 settembre 2015. Sulle strade e sui sentieri che tagliano il Monte Sole ci sono persone che corrono, ma ben diverso è il loro correre. 71 anni fa non si trattava di atleti che corrono verso il traguardo di una gara, che se in compagnia parlano in allegria, non erano inseguiti dalle lancette di un cronometro... allora erano, per la maggior parte, fanciulli, ragazzi, donne e vecchi che correvano perché inseguiti da uomini che indossavano la divisa delle SS tedesche. Il loro obiettivo non era farsi appendere una medaglia al collo al termine della gara, ma salvare la propria vita. Ecco quindi un motivo per essere qui, per ricordare l'eccidio di Monte Sole, più noto come strage di Marzabotto. 

Fu un insieme di stragi compiute dalle truppe nazi-fasciste in Italia tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, nel territorio dei comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno. In altre occasioni ho corso maratone che mi sono servite per ricordare fatti ormai lontani, ma appunto per questo bisognosi di un richiamo alla memoria. Ho corso nella zona delle Langhe, dove mio padre fece il partigiano (vedi); anche allora come ieri ho percorso lunghi tratti della gara in perfetta solitudine e questo consente di riflettere, pensare e ricordare. Passare accanto a lapidi, monumenti, rovine di case e di chiese ed associare ad esse resti di poveri corpi martoriati da colpi mortali di mitragliatici o dilaniati dalle bombe ha messo in secondo piano la gara. Credo che il merito di chi ha organizzato l'Ecomaratona del Monte Sole, la Pro Loco di Rioveggio con il patrocinio dei comuni di Monzuno, Marzabotto Grizzana Morandi e della Regione Emilia Romagna, sia quello non solo di di mantenere vivo il ricordo, ma anche di “...essere portatrice di un messaggio di Pace in un territorio che ha sofferto ed ha visto in pochi giorni l’estinzione delle comunità locali.”

Un breve accenno alla gara. Chi mi conosce sa che non amo particolarmente le
Original Black Sheep
salite; per me anche un semplice cavalcavia diventa Cima Coppi, ma credo che abbiate fino in fondo capito quali siano stati i motivi che mi hanno indotto a partecipare a questa gara, che ha 1635 metri di dislivello positivo. Poco prima della partenza un improvviso e violento scroscio d'acqua ci ha fatto temere di dover affrontare una gara bagnata. In quel momento eravamo in piena fase di riscaldamento: comodamente seduti al bar, sorseggiando un caffè fumante ed addentando una brioche appena uscita dal forno: più riscaldamento di così... Terminato il riscaldamento, terminata la pioggia ed un ben augurante arcobaleno salutava la partenza degli atleti. Subito in fondo al gruppo, subito solo: la pecora nera Ferdinando si è subito involata e la promessa “... la facciamo tutta assieme” si è disciolta come l'arcobaleno dopo la pioggia. In questo fatto nessuna novità, sono promesse da … podista! Dato l'esiguo numero di partecipanti, poco più di cento quelli dell'ecomaratona, ho quasi sempre corso senza vedere nessuno davanti e dietro: meno male che la gara era stata segnata in modo ottimo. Al 30° chilometro l'inaspettato: raggiungo la Pecora Nera fuggitiva, faremo gara di coppia fino alla fine.

Buon segno: arcobaleno prima della partenza!




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