In totale circa 800 atleti al traguardo delle due competizioni.
Il percorso totalmente pianeggiante e senza traffico si snodava tra campi arati di fresco e casali dai quali sono stati tolti i segni lasciati dal terremoto di due anni fa. Ricordo che lo scorso anno alcuni erano ancora in ristrutturazione. Se le ferite del terremoto sono state rimarginate in campagna, rimangono ancora aperte nel centro storico di Crevalcore: ponteggi e poderose strutture di legno sorreggono ancora edifici lungo la via principale del paese. Passare davanti a questi edifici e vedere a distanza di anni la situazione fa per un attimo passare la stanchezza; altri pensieri, altre preoccupazioni ci passano per la testa, ma noi siamo fortunati: per noi è solo una questione di un attimo, poi tornati a casa ci dimenticheremo di questo dramma. Non è così per gli abitanti di questi luoghi. Per una mattinata la via del paese ha vissuto la sua normalità: gente ai lati della strada incitava gli atleti al centro della via. Ecco un valido motivo per essere qui oggi; la nostra vuole essere una testimonianza, una piccola ma significativa testimonianza: siamo noi ad incitarvi ad andare avanti, con la speranza, anzi con la certezza di poter essere qui negli anni prossimi e vedere risorto il paese e che tutto quello che abbiamo visto ieri sia solo un brutto ricordo lasciato alle spalle.
Nuova maglia, vecchio amico |
Qualche accenno alla
gara di ieri. Io con i pacemaker devo avere qualche problema
relazionale. Non riesco ad andare in sintonia (vedi).
Come ho già accennato più volte, corro senza orologio, perciò i
pacemaker più che darmi il passo mi servono per darmi il tempo. Ieri
mi sono accodato a quelli delle 4 ore e mezza, per cui il passo al
chilometro avrebbe dovuto essere di circa 6'15”. L'inizio è stato
molto promettente, infatti verso il terzo di gara mi ero staccato di
qualche metro e uno dei pacemaker mi ha aspettato e mi ha riportato
in gruppo. “Bene”, mi sono detto, ecco come si dovrebbe
fare, non perdere nessuno per strada. A metà gara ero qualche metro
davanti a loro e al ristoro li ho addirittura persi. Dopo un paio di
chilometri eccoli arrivare. “Mi accodo” penso, ma faccio
fatica. Chiedo il tempo e mi dicono che stanno correndo a 5'40”,
mentre il chilometro precedente era stato fatto in 5'43”. Per farla
breve: io corro regolare, li raggiungo ai ristori. A quello del 35°
chilometro sono in ritardo di circa 500 metri, ma quando io riparto
loro sono ancora là. Termino qualche minuto sotto le 4 ore e 30...
Mi chiedo a cosa servono i pacemaker? “A farti fare un passo
regolare”, mi dice Ferdinando; infatti lui ha corso con Fabio,
passo regolare, tempo prefissato raggiunto, senza dover camminare gli
ultimi chilometri!
Termino con una notizia
che rivaluta, ai miei occhi, il ruolo dei giudici FIDAL. Finalmente
una gara dove ordine di arrivo e classifica assumono il loro ruolo.
La società che gestisce il cronometraggio fornisce ai Giudici FIDAL
l'ordine dei passaggi sotto lo striscione d'arrivo. Il giudice, da
questi dati, elabora una classifica sulla quale mette pure la sua
firma. Nessuna contestazione dunque potrà essere fatta da nessuno.
Viene data la possibilità ad alcuni di partire prima dell'ora
ufficiale della partenza, e quindi di fare la gara senza problemi di
tempo o di essere “abbandonati”, garantendo allo stesso tempo
ristori ed assistenza. Per quelli giunti fuori tempo massimo viene
data la possibilità di vedere il proprio nome, se non in classifica
almeno nell'ordine di arrivo e quindi di avere la soddisfazione
personale di poter affermare di “esserci stati” in quella gara.
Tutti hanno avuto la possibilità di fare la gara, ma non tutti sono
stati inseriti in classifica, rispettando il regolamento. Questi
fatti sembrano marginali, ma io credo siano essenziali per dare
credibilità, non solo al ruolo dei giudici, ma anche alla gara
stessa.
e il gregge aumenta... |
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