venerdì 20 giugno 2025

Lo Staffettone, il lupo ed il Leone

Cosa unisce lo Staffettone, il pensiero di Lupo (Solitario) maratoneta e le considerazioni espresse nell’omelia di domenica 15 giugno da Leone, capo supremo a cui molto di noi guardano? Per scrivere questo post mi sono avvalso del “pensiero laterale”. Infatti il discorso non segue sempre un percorso lineare, ma vuole approcciarsi all’argomento con una visione che rompe gli schemi a cui noi siamo abituati.

Nello sport ci sono delle valutazioni oggettive che stabiliscono il valore di un singolo atleta o di una squadra: il tempo impiegato per completare una gara di corsa, la misura ottenuta per superare un ostacolo, il risultato finale di una partita. Come notate, sono valori che non ammettono valutazioni che vadano al di là della logica dei numeri.

Ma sono solo questi i valori con cui si dà “valore” ad un atleta? Sono solo questi i valori a cui un atleta aspira? Certamente questo riguarda solo un limitato numero di atleti, quelli che hanno scelto la pratica sportiva come professione, per cui raggiungere determinati valori è essenziale e direi quasi obbligatorio. Ma … questo non dovrebbe valere per la stragrande maggioranza di chi pratica sport. Certo, anche a livelli più “bassi” uno si allena per poter migliorare le proprie prestazioni; raggiungere traguardi prefissati è motivo di orgoglio ed una gratificazione per il tempo, gli sforzi dedicati per ottenere il buon risultato. Infine ci sono quelli che vedono lo sport come gioia di vivere, gioco, festa e come mezzo per stringere amicizie, senza guardare il risultato finale che sarà “sempre un successo”, in quanto ottenuto impegnandosi al meglio delle proprie possibilità. Per pura combinazione il giorno in cui i Runners Bergamo hanno disputato la loro gara è stata anche una delle due giornate del Giubileo degli Atleti. Ecco che in questa occasione la visione dello sport di Lupo Solitario, alias Sir Marathon, ha coinciso perfettamente con quanto indicato nell’omelia di Leone XIV. “Ubi major, minor cessat…” per cui sintetizzo i vari concetti non con mie parole, ma con quelle del Papa, che indica tre aspetti dello sport come mezzo di formazione umana.

In primo luogo, in una società segnata dalla solitudine, in cui l’individualismo esasperato ha spostato il baricentro dal “noi” all’ “io”, finendo per ignorare l’altro, lo sport – specialmente quando è di squadra – insegna il valore della collaborazione, del camminare insieme.”

In secondo luogo, in una società sempre più digitale, in cui le tecnologie, pur avvicinando persone lontane, spesso allontanano chi sta vicino, lo sport valorizza la concretezza dello stare insieme, il senso del corpo, dello spazio, della fatica, del tempo reale.”

In terzo luogo, in una società competitiva, dove sembra che solo i forti e i vincenti meritino di vivere, lo sport insegna anche a perdere, mettendo l’uomo a confronto, nell’arte della sconfitta, con una delle verità più profonde della sua condizione: la fragilità, il limite, l’imperfezione. … . L’atleta che non sbaglia mai, che non perde mai, non esiste.”

Per chi volesse leggere la versione integrale qui il testo completo 

Con queste premesse il collegamento con lo “Staffettone dei Runners Bergamo” è diventato ovvio, almeno per me e per chi lo ha organizzato. Lo dimostra il fatto che uno dei premi della gara/non gara è stato riservato alla coppia ultima arrivata. Questa è la dimostrazione che si vuole dare “valore” a chi di “valore” (in senso atletico) ne ha poco, ma ha come “valore” il senso di appartenenza ad un gruppo.

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