Fine anno 2021. Sto
scrivendo un post e già questa potrebbe essere una notizia. Essere
ancora “qui”, nonostante l'età ed il “malo male”, che anche
quest'anno è stato nostro compagno, non gradito, di viaggio, è già
una fortuna. Poco o nulla è cambiato rispetto allo scorso anno nel
mondo “podismo”. In questi giorni assistiamo nuovamente al rinvio
di gare a data da destinarsi oppure all'annullamento delle stesse.
Prima di proseguire con il post, vorrei segnalare come le specie si
adattino ai cambiamenti per non soccombere. Uno degli esempi tipici
di “evoluzione in azione” è quello della falena delle betulle
(Biston betularia) che, a causa dell’inquinamento
prodotto durante la rivoluzione industriale, vide la scomparsa degli
esemplari con colorazione chiara e la comparsa di esemplari scuri.
Infatti l'inquinamento generato dalle fabbriche ricoprì di nero le
betulle e le falene divennero più visibili agli uccelli e quindi
facili prede, perciò l'evoluzione le portò a scurirsi.
Dal 1950 una
legge inglese contro l'inquinamento causò il fenomeno inverso, per
cui si assistette alla comparsa di falene chiare.
Ma che c'entra
questa “lezione” sull'evoluzione delle falene, e per di più
inglesi, che ora sono pure fuori dall'Unione Europea, con i podisti? Non posso certo
generalizzare, ma per molti podisti è in corso un'evoluzione, per non
scomparire, per avere sempre le scarpe per terra e non appese al
classico chiodo. Il “malo male” ha eliminato molte gare, o per
meglio dire molte gare sono state annullate per le restrizioni
imposte per contrastare il “malo male”. Non sta certo a me
stabilire se sono state imposizioni giuste; quello che era importante
per me era non tanto gareggiare, per cui era d'obbligo
partecipare a qualche gara, ma correre e per questo basta solo
un po' di buona volontà. Nel 2020 questo è stato il mio obiettivo
raggiunto, anzi per chi si ricorda il periodo iniziale del “malo
male” (quello, per intenderci, dell' “Andrà tutto bene”,
dei cori dai balconi, delle bandiere nazionali esposte alle
finestre), allora “correre” faceva notizia. Ricordate le forze
dell'ordine inseguire con auto o moto solitari podisti in riva al
mare o in campagne deserte? Oppure articoli sui giornali per
segnalare chi correva in giardino o in casa? Ecco quindi la prima
evoluzione del maratoneta: correre, non importa dove, ma non
fermarsi. Nella seconda fase, scolorito il colore rosso, e con più
libertà di movimento, il maratoneta ha ampliato non solo il raggio
delle sue corse - il centro era sempre casa sua - ma anche la
distanza.
2021. Tutto finito? Questo era quello che si pensava. Ma partecipare alle poche gare in calendario era più un problema burocratico, che un problema di allenamento atletico. Ecco quindi una nuova evoluzione del maratoneta: crearsi una gara su misura. Facile per me. L'anello ciclo-pedonale del Parco Callioni offriva la possibilità di disputare la maratona su di un percorso validato e certificato FIDAL (qui in occasione della “Maratona sul Brembo” si era disputato il campionato provinciale sulla distanza). Distanza 42195 certificata. Cosa altro offre una manifestazione organizzata? Medaglia ricordo? Nessun problema: tutte le maratone da me corse alla fine avevano una medaglia. Il vantaggio è che tutte le medaglia sono “pezzi unici”. Pettorale di gara? Certo che sì. Pettorali (anche questi pezzi unici) e con ampia scelta del numero; in questo caso, nessun problema per avere il numero 42. Pacco gara? Anche no. Ecco cosa non c'era, e questo con grande gioia di Rossana che non doveva trovare posto per l'ennesima maglietta. Quota iscrizione? Quest'anno quasi sempre pagata, non a esose organizzazioni, ma a semplici e qualche volta sconosciute ONLUS. Ultimo e forse più difficile da trovare: il motivo per correre una maratona? Beh, devo dire che di motivi ne ho sempre trovati. Erano motivi per me per approfondire determinati argomenti e, molte volte, per far riflettere i miei “venticinque lettori”. Ecco, in breve ho spiegato che, come la Falena delle Betulle ha cambiato colore per non estinguersi, il maratoneta ha cambiato le sue abitudini per non scomparire. Ci sono margini evolutivi futuri per il maratoneta? Certo che sì. Fino ad ora ho descritto l'evoluzione di una maratoneta solitario. Ecco cos'è mancato nell'evoluzione: la compagnia di altri maratoneti. Se da un lato questo era per me positivo: correndo da solo ho vinto tutte le maratona a cui ho partecipato, dall'altro rende monotona la gara: nessuno con cui condividere la gioia ed i dolori della maratona, non certo il risultato finale, in questo caso sarei stato … ultimo classificato.
Ecco quindi in programma per domani, 31.12.2021, la
“The last Run – half marathon”, con più partecipanti e
con tutti i requisiti di una gara vera.
Sarà l'ultima evoluzione del maratoneta prima di poter partecipare a gare in “presenza”? Tornerà alla vita sportiva normale, come la Falena delle betulle è tornata di colore chiaro? Questo è quello che spera il maratoneta … in evoluzione!
Ok e il titolo del post?
La frase del titolo è la risposta di un gondoliere alla domanda sulla situazione di Venezia sotto assedio, tratta dalla poesia “Ultima ora di Venezia” (di Arnaldo Fusinato). Visto che per ora … non è ancora arrivata la mia ultima ora posso concludere:
“Il morbo infuria, la gara manca, ma Sir Marathon non alza bandiera bianca”
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