Domenica si correva a
Calusco d'Adda, non la classica ed ormai abbandonata “La
Caluschese”, ma un'inedita, almeno per me, “Strabianca
Run”,giunta alla terza edizione ed organizzata dal GS Le
Lumache della Bianca. Analizzando il tracciato della gara, si nota
una sintonia con la vecchia gara; infatti il percorso ricalca quello
“antico”, soprattutto nella parte iniziale e finale della gara.
Come non ricordare la ripida salita che dalla riva del fiume Adda
riporta in alla quota di Calusco, passando sotto il ponte
San Michele o ponte Rothlisberger, un ponte
ad arco in ferro a
traffico misto ferroviario-stradale (se volete maggiori dettagli sul
ponte – vedi-).
Il voler ammirare l'imponente struttura offre un'ottima scusa per
camminare lungo la salita, ma in effetti la pendenza elevata fa sì
che ieri siano stati pochi gli atleti che hanno corso per l'intero
tratto.
Partito
in compagnia delle Pecore Nere, Fausto e Ferdinando, in veste di
“atleta”,
cioè impegnato a non farmi staccare subito in partenza, cosa che mi
è riuscita per circa 800 metri, dopo pochi minuti mi sono ritrovato
a correre in solitudine... in mezzo a molte persone partite prima,
che camminavano e che superavo (eh
sì, capita pure a me di lasciare alle spalle qualcuno)
e ad atleti partiti dopo di me che mi superavano con passo veloce. Ma
ecco il tracciato di gara ora passa per Solza e di colpo mi ritrovo
in altra veste: quella del “pellegrino”.
Infatti è a Solza, da Elisabetta, che ritiriamo sempre le
credenziali per i nostri pellegrinaggi. La mente ora non è più
quella di un atleta, ma quella del pellegrino ed al tracciato di gara
si sovrappongono i sentieri dei pellegrinaggi. Ecco le ripide salite,
il continuo saliscendi lungo il fiume Adda che
richiamano
alla mente le salite lungo le scogliere della prima parte del Cammino
del Nord. I tratti con leggere salite nei boschi ricordano le colline
che separano la Toscana dal Lazio, mentre i tratti in pianura tra
campi ora incolti ricordano la parte centrale del più classico
percorso verso Santiago di Compostela! Mentre sono preso da questi
pensieri mi ritrovo davanti un vero pellegrino: Renzo, oggi in veste
di vigile. Quale migliore occasione per riprendere fiato? Chiedo
informazioni sul Cammino Portoghese, che lui ha percorso due anni fa.
Sento un breve racconto della sua Via Francigena, che ha percorso lo
scorso anno. Mi racconta di alcuni problemi fisici che forse non gli
permetteranno di fare nessun cammino quest'anno. Lo lascio con il
classico saluto pellegrino: “Buen
camino!”
e mi auguro che possa anche quest'anno
avere qualche cammino di cui parlare. Riprendo a corricchiare, quando sento una voce alle mie spalle: “Dai, forza, Sir, non mollare!”. È Claudio (il “Barbetta” per i Fo di Pè, il suo gruppo, dove è quasi obbligatorio chiamarsi per il soprannome). Come Superman cambio, senza entrare in una cabina telefonica, il costume: da pellegrino di nuovo ad atleta! Conto sul suo aiuto per raggiungere Fausto che ora vedo davanti a me poche centinaia di metri. Rallenta per … tre metri e quindi riprende la sua andatura; dopo pochi secondi lui è già in cima alla salita ed io arranco ancora in fondo! Bell'aiuto, “Barbetta”, proporrò ai tuoi di cambiarti il nome in “Simpatico Bastardo”. Evabbè, così va la vita! All'arrivo vedo sempre più sorridente Giacomo; è noto che oggi ha corso senza nessuna stampella e non posso fare a meno di pensare che a Romano aveva fatto la gara con due stampelle, domenica scorsa a Boltiere ne aveva utilizzata solo una, mentre oggi, come dicevo, nessuna. Un dubbio mi assale: Giacomo domenica prossima correrà con una sola gamba?
avere qualche cammino di cui parlare. Riprendo a corricchiare, quando sento una voce alle mie spalle: “Dai, forza, Sir, non mollare!”. È Claudio (il “Barbetta” per i Fo di Pè, il suo gruppo, dove è quasi obbligatorio chiamarsi per il soprannome). Come Superman cambio, senza entrare in una cabina telefonica, il costume: da pellegrino di nuovo ad atleta! Conto sul suo aiuto per raggiungere Fausto che ora vedo davanti a me poche centinaia di metri. Rallenta per … tre metri e quindi riprende la sua andatura; dopo pochi secondi lui è già in cima alla salita ed io arranco ancora in fondo! Bell'aiuto, “Barbetta”, proporrò ai tuoi di cambiarti il nome in “Simpatico Bastardo”. Evabbè, così va la vita! All'arrivo vedo sempre più sorridente Giacomo; è noto che oggi ha corso senza nessuna stampella e non posso fare a meno di pensare che a Romano aveva fatto la gara con due stampelle, domenica scorsa a Boltiere ne aveva utilizzata solo una, mentre oggi, come dicevo, nessuna. Un dubbio mi assale: Giacomo domenica prossima correrà con una sola gamba?
Ad
ogni buon conto: bentornato, Giacomo!
"Sir Marathon", "Simpatico Bastardo"... ooops "Barbetta", "lo Zio" & "Birra Media" |
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