lunedì 9 maggio 2016

ColleMar-athon: la maratona dei valori

Presente... quasi sempre a questa maratona che offre sempre qualcosa in più rispetto ai 42195 metri. Non per nulla ha scelto come motto della gara “ColleMar-athonLa maratona dei valori”. Le assenze sono state del tutto giustificabili: lo scorso anno la gara era in coincidenza con il matrimonio di mia figlia; nel 2012 eravamo appena partiti per il cammino di Sigerico che da Canterbury ci ha condotto a Roma. Per la verità quest'anno non era prevista la mia presenza in questa gara: è stato Ferdinando che ha lanciato sommessamente l'idea che si è subito concretizzata nell'arco di pochi minuti.

Le uniche proteste sono state quella della schiena che ora come ora mal sopporta le fatiche di tre maratone consecutive, ma come sapete con l'età pure l'udito è un po' più debole per cui le proteste non sono state sentite. Eccoci quindi in quel di Fano per la maratona. Mi ricollego al titolo: maratona dei valori. Valori che l'organizzazione ha individuato nella storia, tradizioni culturali e gastronomiche della Marche. Storia, che viene fatta toccare con mano ai maratoneti facendoli “entrare” in contatto con vestigia del passato; tradizioni culturali, che vengono rievocate e fatte rivivere dalla gente del luogo. Non solo persone anziane, ma anche giovani, il che fa ben sperare nella continuità della tradizione. In occasione della mia ultima ColleMar-athon, io avevo individuato in “solidarietà, valore sportivo ed amicizia” i valori comuni a molti maratoneti. Non mi dilungo oltre; chi vuole può rileggere i vecchi post. Quest'anno è stata l'occasione, per me, per riscoprire altri valori.
Il ricordo. Ecco, qui ritrovo vecchi amici che suscitano ricordi. Ricordi gioiosi dell'amico che mi rammenta quando nel 2006 gli feci da lepre alla Maratona di Milano, facendogli fare il suo tempo migliore. Ricordi tristi, quando ricordiamo amici che ora non ci sono più. Ricordi “attuali”, quando l'amico dice che domani prenderà il via, ma sicuramente non taglierà il traguardo per problemi fisici che non gli consentono più di terminare una maratona. Personalmente ho un ricordo molto vivo legato a questa gara di due persone che sono nel cuore di molti maratoneti: “Beppe” e Sergio. Era una delle prime edizioni e dopo molte insistenze di Beppe entrai a far parte del club “Supermarathon”. Ricordo la soddisfazione di entrambi nell'accogliere un nuovo atleta “giovane”, definizione che diede Sergio e che mi fece sorridere. A quei tempi il Club, anche se fondato anni prima, era ancora alle prime armi e tutto era sulle spalle di Sergio. Certo, meno tecnologico di oggi, ma sicuramente più umano. Se posso sintetizzare il tutto in una frase: “Meno numeri, ma più cuore ed amicizia”. Se avete notato, non ho fatto nomi; chi legge questo post avrà modo di riconoscersi. I ricordi fanno passare il tempo velocemente, eccoci alla partenza della gara. Lo sparo poi “via veloci nel vento...”, i primi. Un lungo serpentone colorato prende vita sulla strada principale di Barchi, serpentone che via via si assottiglierà. I palloncini colorati dei pacemaker sembrano tanti fari che attirano maratoneti secondo le loro possibilità. Ecco, quasi alla fine di questo lungo serpentone comparire uno striscione giallo: “Verità per Giulio”. Sì, anche qui! Qui si deve andare oltre il ricordo! Si ricorda una cosa o un avvenimento del passato. Qui noi non dobbiamo far entrare nel dimenticatoio questo grave fatto accaduto ad un giovane italiano. Lo striscione “giallo con una scritta nera” compare nella maratona quando vi è un assembramento lungo il percorso, scompare quando la strada diventa deserta. Eccolo all'arrivo, un forte vento lo fa sventolare, sembra una di quelle bandiere di preghiera tibetane. Le bandiera gialla, una delle “Cinque pure Luci”, rappresenta la Terra e la mia speranza e che presto la luce si accenda. Roberto Brighenti vede la scritta e con la sua sensibilità ed eloquenza ricorda con dovizia di particolari il caso di Giulio. Per un attimo non si parla più di tempi, di velocità e altri argomenti legati alla corsa. Viene pure ricordato il caso dei due marò, Salvatore e Massimiliano, che sono da anni in un limbo tra India ed Italia.
Ecco un altro motivo per rafforzare il valore del titolo.
Ma la gara? Avete ragione. Gara come sempre ben organizzata dagli amici di Fano; anche qui non faccio nomi, sicuramente ne dimenticherei qualcuno. Ho un solo rimpianto: non averli potuti salutare di persona; solo un rapido saluto ad Annibale il sabato poi è “sparito nel vento...attratto dai mille impegni”. Percorso immutato negli anni, anche se quest'anno mi sembravano aumentate le salite, o forse è solo la vendetta della schiena per non essere stata ascoltata. Ristori regolari, ma con la gradita sorpresa di trovarne un paio in più, “volanti”. Piccoli ed essenziali ristori, ma sempre ben graditi. Ok, ok, tutto bene, dunque? Evabbè troviamo anche qui il pelo nell'uovo! Mancavano le mucche!!!
??” ecco la prima vostra reazione: “Le mucche in una maratona, mica è un rodeo...”. Doverosa spiegazione: le mucche erano le spugne a forma di mucca, che venivano passate agli atleti gli scorsi anni. Quest'anno “solo” spugne normali... e pensare che volevo portarne una ad Oliver, il nipotino inglese, visto che a David l'avevo già portata. Beh, almeno qui le spugne ci sono, non come alla maratona di Milano di qualche anno fa. Ma, citando una frase che ripete spesso Roberto Brighenti: “... questa è tutta un altra storia!”

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4h 26' 06" 
 
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4h 24' 54"  



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