Correre una maratona è
per me gratificante; correrla in compagnia di un amico lo è ancora
di più! Se poi l'amico con il quale la corri è uno di quelli di cui
ultimamente si “erano perse le tracce”, l'evento,
parafrasando una nota pubblicità, “... non ha prezzo!”.
Anni ottanta. Chi
correva una maratona allora era considerata una persona “non
proprio normale”; la distanza era vista quasi come il limite
estremo che una persona normale poteva raggiungere. Oggi sappiamo che
non è più così, anzi la distanza di 42,195 chilometri viene
considerata da molti come una distanza “corta”. Non entro in
merito alla questione. È in quegli anni che è nata l'amicizia tra
me ed Alfonso, conosciuto ad una maratona e più precisamente alla
“Maratona della Valle Seriana” (vi dice qualcosa questa
maratona?). Come spesso accedeva allora, la condivisione della fatica
faceva sì che si iniziassero amicizie. Allora non c'erano “diabolici
strumenti di misurazione”, non si controllava ad ogni passo la
frequenza cardiaca (“Sono ancora in soglia ….”), non si
discuteva sulla posizione di ogni cartello di segnalazione della
distanza (“... Questo chilometro è sbagliato...”), non si
cercava aiuto dal cielo (“... il mio xxx non ha ancora
agganciato il satellite...”).
Maratona di Carpi - 1990 - |
Da quella prima gara
molte altre maratone ci hanno visto affiancati, sempre pronti ad
aiutarci e ad incoraggiarci a vicenda, insieme dall'inizio alla fine.
Le gare molte volte erano l'occasione per trascorrere qualche giorno
lontani da casa, all'inizio solo noi due, poi con Paola e Rossana.
Ricordo con particolare emozione l'inizio del nuovo secolo: tutti e
quattro sulla rocca di Assisi ad ammirare la pianura illuminata da
centinaia di fuochi artificiali. Noi avevamo corso l'ultima maratona
del ventesimo secolo: la “Maratona di Assisi”. Con il passare del
tempo le nostre strade (almeno in maratona) si sono divise. Se
sommiamo i nostri tempi totali, la somma poteva risultare grosso modo
identica, solo che Alfonso aveva abbassato il suo di circa trenta
minuti ed io avevo alzato il mio dello stesso tempo.
Ma veniamo alla
maratona di Reggio Emilia 2015. Alfonso mi raggiunge dopo circa un
paio di chilometri e mi dice la storica frase: “Oggi corro la
maratona con te!”. Frase che ho sentito decine di volte
pronunciare da molti. Rallenta e per qualche centinaia di metri si
rimane affiancati. Poi piano piano si allontana. Troppo diverse le
nostre andature. Non ci crederete, ma sono sollevato: so che ha
preparato con scrupolo questa maratona ed il suo obiettivo è
arrivare non molto lontano dal figlio Ivano. “La solita storia,
le solite promesse da marinaio” dice una vocina dentro di me.
Ma... al primo ristoro vedo Alfonso al lato della strada: fermo! Il
primo pensiero è che gli sia capitato qualcosa, per fortuna non è
così. “Dov'eri finito?” mi dice. Nella foga della gara
non si era neppure accorto di avere allungato. “Oggi la voglio fare
con te questa maratona”. Nessun problema; l'importante è che sia
io a stabilire il passo. Così facciamo. Ritmo buono (per me), forse
(anzi, sicuramente) lento per lui, ma che offre una grande
possibilità: si può chiacchierare. Come se il tempo non fosse
passato, ci ritroviamo a correre affiancati. Molti ricordi ritornano
alla mente...
… la maratona di
Vedelago, dove Alfonso corse per la prima volta con un tempo
inferiore alle tre ore;
Maratona di Firenze - 1997 - |
… la maratona “La
Campagnola”, corsa in una giornata di molto vento, quando Alfonso,
con molta naturalezza, mi disse: “Mettiti dietro, che ora tiro
io e ti riparo dal vento”; viste le nostre stature, chi correva
con noi si fermò per le risate!
Via via i ricordi si
fanno più recenti. Ecco quindi ricordare l'amico Mario, che non c'è
più; quello che è stato non solo un valido atleta, non solo uno dei
fondatori della Società “Atletica Castel Rozzone”, ma anche una
figura di rilievo nel suo comune, nota a tutti per disponibilità e
capacità per il bene comune. Alfonso ora segue le sue orme, non solo
come presidente della Società, ma anche nel percorrere la rotta
tracciata da Mario. Passa il tempo, passano i chilometri, leggeri
leggeri... Verso il trentesimo chilometro, ecco che Alfonso dice la
fatidica frase: “Alura fa andà i gambe!”. Era da molto
che non sentivo questa frase. Evabbè, ascoltiamo l'amico, non
ascoltiamo la schiena. Piano piano aumentiamo l'andatura, piano piano
superiamo gli atleti che ci precedono. Da lontano sentiamo la voce
dei Nomadi che ci richiama come fossero Sirene; il 35° chilometro è
vicino. Il suono della musica si affievolisce e la strada
improvvisamente si fa ondulata: siamo nel parco, il 40° chilometro è
dietro l'angolo. Ecco ora vediamo la cupola della Basilica: il
traguardo è a portata di mano. Paolo compare sullo sfondo, la voce
di Roberto ci fa capire che anche la ventesima maratona di Reggio
Emilia è terminata!
Grazie, Alfonso, ora
avrò altri ricordi da porre nel cassetto!
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