giovedì 12 marzo 2015

Conversazione semiseria con Arlecchino

Come ogni giovedì, passeggiata in compagnia di Rossana. Oggi per la nostra camminata è stata scelta la ciclabile della Valle Brembana, e più precisamente il tratto da Ambria a San Giovanni Bianco; il tutto per una lunghezza di circa 16 chilometri. Consociamo molto bene questa ciclabile e la frequentiamo almeno una volta al mese; sappiamo già in partenza i luoghi di fermata per un piccolo spuntino, per il pranzo ed anche, qualche volta, per scambiare quattro parole con gente del posto che vediamo abitualmente. Nulla che valga la pena di raccontare, dunque. Però... oggi è successo un fatto strano. Arrivati al termine della statale che collega Dalmine a Villa d'Almè, vedo la statua di Arlecchino che sormonta un enorme basamento con la scritta “Valle Brembana”: una bella e gradita sorpresa. Ma proprio in corrispondenza dell'innesto con la statale 470 che proviene da Bergamo, sento uno strano rumore, la macchina sbanda leggermente ma non ci faccio caso. Guardo nello specchietto retrovisore e noto che il basamento è... vuoto!
 Non faccio neppure in tempo a rimettermi dalla sorpresa che vedo seduto nei sedili anteriori della mia auto Arlecchino. “Andom, alura, vo alla me cà". Non posso far altro che accettare il nuovo ed inatteso ospite, chiarisco però che faremo solo una parte del percorso in auto, il resto a piedi. “A'm sé d'ecord”. Parcheggiata la macchina presso la stazione di Ambria (che è in fase di ristrutturazione, ottimo), partiamo. Non so come mai ma il discorso cade su faccende italiane. Si parla della strada senza fine (come tempi di costruzione) Salerno Reggio Calabria e delle enormi spese sostenute per il ponte mai costruito sullo Stretto di Messina. “I è terù, i g'à mia oia de laurà”, sentenzia Arlecchino, con una certa spavalderia. Faccio notare che problemi simili: spese maggiori del previsto, non rispetto dei tempi, ruberie vari si sono verificate anche nella costruzione del MOSE. “Mose? che laur l'è?”. Spiego cos'è e che riguarda Venezia. “Uhhmmm, l'è ol Doge che  l capess negot, a'nse mia in Lombardia”. Non riesco a trattenermi: “Lombardia? Peggio che andar di notte!”. Illustro brevemente che cosa è l'EXPO ed i problemi relativi, nulla di buono. “Tè ghet resù, ma i milanes i è mia bergamasch. I parla, i parla, ma i fa negot po a lur”. Provincia di Bergamo? Andiamo bene! Faccio vedere ad Arlecchino in cantiere ancora aperto per la variante di Zogno: non si vede nessun operaio al lavoro; le reti arancioni che delimitano tratti di cantiere sembrano immense ferite inferte alla montagna. “Anca la Provincia l'è trop de luntà...”. Il campanile suona mezzogiorno. “Te gh'èt mia ona feta de polenta? M'è egnit fam!”. Offro metà del mio pane e salame. Terminato di mangiare, Arlecchino dice: “L'è mei che i laur i faghe i Comù!”. Mi viene in mente la ciclabile del Morla, dove i lavori sono fermi da più di un anno (vedi). Non ho ancora terminato la spiegazione che Arlecchino mi interrompe bruscamente: “Fam finì, i laur che i faghe i Comù... picoi!”.
Forse Arlecchino ha ragione: un comune piccolo ha più facilità di controllare il rispetto dei tempi nella esecuzione dei lavori, nel controllare le spese effettivamente sostenute, nel verificare che quanto richiesto nelle varie gare d'appalto sia effettivamente quello che poi viene eseguito.

  
 

Ma...
La ciclabile della Valle Brembana è interrotta, o meglio, è ancora interrotta. Con Arlecchino leggiamo i cartelli posti sulle recinzioni che impediscono il passaggio. Sopra l'ordinanza (nr. 4/2015, protocollo 290 del Comune di Zogno) che impediva il passaggio fino al 13 febbraio è posta la nuova ordinanza (nr. 06/2015, protocollo 1649 del Comune di Zogno) che impone il divieto di transito da sabato 14 febbraio a lunedì 20 aprile. “A capese mia, a capese mia...” Sento Arlecchino bofonchiare, mentre piano piano e mesto mesto si allontana per raggiungere casa sua a San Giovanni Bianco.
Sento molti di voi dire: “Vabbè, tutto il mondo è paese!”. Forse sarà come voi dite, ma ne siete sicuri? (vedi qui). Sarà solo una caso?
Ore 14.00. Sulla via del ritorno ritrovo la statua di Arlecchino regolarmente sul suo basamento. Mi viene un dubbio: ho vissuto un sogno o è stata una cosa reale precorrere un tratto della ciclabile a fianco di Arlecchino? Dalla radio la notizia dell'arresto per corruzione di un noto politico... Forse il colloquio con Arlecchino è stato solo una sogno, un bel sogno, mentre l'argomento dei nostri discorsi è realtà... una brutta realtà!

 
Dettaglio della Comunicazione al pubblico"
lavori per "Variante all'abitato di Zogno"

Nota. Non so se la trascrizione dei discorsi di Arlecchino ha la grammatica e la grafia giusta (non ho trovato un correttore grammaticale abbinato al bergamasco).
Mi sono avvalso di:
- Note sul Dialetto Bergamasco (vedi)
- Vocabolario Bergamasco (vedi)

1 commento:

  1. un 'idea l'avrei: andiamo con la svizzera o l'austria o in alternativa chiediamo di aggeregarci al Süd Tyrol!!!! ahahah: simpatico l'Arlèchì e col suo "batòcio" (bastone) meniamo i corrotti, i ladri ed i delinquenti

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