martedì 8 ottobre 2013

Soldati e bambini

Sarà sicuramente capitato, almeno una volta, ad ognuno di voi che, passando in un luogo, questo vi rimandi immediatamente al ricordo di un altro luogo, oppure, vedendo in mezzo alla folla una persona, il suo volto vi riporti nella mente il volto di un parente lontano o di un vecchio compagno di scuola. Una cosa simile mi è capitata oggi: scorrendo il mio quotidiano ho visto pubblicata una fotografia che immediatamente mi ha riportato indietro nel tempo, in un luogo lontano.
La fotografia in questione ritrae un soldato italiano che sorride ad una ragazzina immigrata; il luogo è l’isola di Lampedusa. Il ricordo mi ha riportato ad agosto, quando eravamo in Israele, e più precisamente ad Hebron, in visita alle Tombe dei Patriarchi (il luogo dove, secondo la Bibbia, sono sepolti Abramo, Sara, Isacco, Rebecca e Lia). Questo luogo è considerato sacro sia dagli Ebrei che dai Musulmani.
Hebron agosto 2013
La stessa struttura infatti è divisa tra le due religioni. Hebron si trova in territorio palestinese, ma in città vi è un’enclave ebraica. Non entro in merito alla situazione di estremo disagio in cui vive la popolazione palestinese. In tutto il nostro pellegrinaggio è stato qui che ho notato una presenza militare israeliana più accentuata ed i controlli più severi. Credo di aver inquadrato, anche se con una certa “leggerezza”, la situazione. È abbastanza normale che i pellegrini o i turisti, una volta scesi dai mezzi, siano circondati da bambini, che a volte cercano di vedere qualche piccolo manufatto, a volte cercano solo qualche spicciolo; in molti casi per loro è quasi un gioco. Anche qui si è ripetuta questa scena. La diversità che ho notato è che, mentre le altre volte i bambini avevano facce se non sorridenti almeno non tristi, qui le facce dei bambini erano tutte tristi. Ho cercato in tasca qualche moneta da dare ad alcuni di loro, ma l’hanno rifiutata. Quello che ho potuto capire che per loro non è possibile cambiare in moneta locale gli euro. La sola cosa che ho potuto fare è donare loro un paio di pacchetti di caramelle ed una tavoletta di cioccolato. Mi sono avviato verso il nostro pullman un po’ rattristito da questa situazione... alcuni bambini potevano avere qualche mese in più di mio nipote David. Quello che mi ha reso ancora più triste è stata la situazione che si è verificata sul piazzale dove era parcheggiato il nostro mezzo. Altri ragazzini, questi un po’ più grandi, stessa scena... ma qui un militare, un giovane militare che avrebbe potuto essere il loro fratello maggiore, armato di tutto punto, li rincorreva.
Isola di Lampedusa ottobre 2013
No, non stavano giocando ai “quattro cantoni”, li rincorreva per farli allontanare da noi e nel suo sguardo non vi era nessun sentimento di pietà (ho scattato di sfuggita una foto, per altro di qualità non elevata).
I soggetti della foto pubblicata dal quotidiano sono simili: un militare ed una bambina. Ma in questa foto il militare è disteso, lo sguardo è buono, cerca di far sorridere la bambina. Chissà, forse ha una figlia della stessa età.
Le due situazioni si possono considerare “normali” nell’“anormalità”. Bambini che cercano pochi spiccioli, magari per poter comperare un quaderno od un libro, e bambini che scappano da fame e guerre e vengono in Italia per poter avere una vita normale, anzi in alcuni casi per avere la vita!
Quello che mi chiedo è: come reagiranno, una volta cresciuti, questi bambini, alla vista di un uomo in divisa militare?...

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