Per la precisione trenta chilometri e trecentottantotto metri! Lo so perfettamente, che anche in questo caso la distanza non è prevista né dalle tabelle FIDAL e neppure da quelle delle IAAF, ma la misura assume un preciso significato. Facile intuire che "30" è un assonanza con il cognome di Alberto (casualità vuole che la corsa l'abbia disputata il 30 novembre); più ostico per chi non segue la vicenda abbinare il numero "388". Chi la sta seguendo avrà di certo intuito il significato. 388 sono i giorni trascorsi dalla sua cattura e dall'entrata nel carcere El Rodeo , situato alla periferia di Caracas, in Venezuela. Alberto è in isolamento totale, senza contatti con la sua famiglia, avvocati o rappresentanti consolari. Quello che è al di fuori da ogni norma giuridica è l'assenza totale di ogni accusa nei suoi confronti. Non vi voglio annoiare, visto anche il carattere del blog, con altri particolari.
Per chi volesse approfondire - vedi -.
Quello che mi fa pensare è la totale assenza di presa di posizione di alcuni ministri che parlano e disquisiscono di tutto e su tutto! La mia impressione è che ciò sia dovuto al fatto che Alberto è un operatore umanitario di una Ong francese, Humanity & Inclusion, impegnata nell’assistenza a persone con disabilità, e per alcuni questo è un fatto indigesto. Naturalmente è da stigmatizzare il comportamento del governo venezuelano, che sbraita (forse a ragione) quando vengono colpiti con azioni del tutto illegali suoi concittadini. La situazione è esattamente la stessa! Ecco quindi che l'opinione pubblica italiana deve tenere il faro acceso su questa questione fino alla liberazione di Alberto ed al suo ritorno a casa. Mi rendo perfettamente conto che correre questa mia gara "Trenta chilometri per Alberto Trentini" accende solo una piccola fiammella, ma si sa che molte piccole e diffuse fiammelle possono fare più luce di una faro ... che molte volte viene spento per convenienza.Grossa novità: nella mia corsa oggi non sarò solo. Elena mi ha detto che farà volentieri un tratto di strada assieme, ma, colpo di scena: ci sarà anche Rosario. Ormai mi sono abituato a correre in solitaria, me se devo essere sincero, correre in compagnia è tutta un'altra cosa: i chilometri sono più leggeri. Quello che è una novità è il fatto che Rosario accetti di correre sull'anello del parco Callioni, infatti lui "odia" questo percorso, anzi in generale non lo gradisce affatto. Correre come un criceto è forse un po' noioso, ma offre la possibilità di correre in compagnia anche con chi ha un passo diverso, certo non sempre, ma per molti tratti. Infatti il compagno più lento lasciato "dietro" dopo poco sarà un compagno "davanti". Ecco la geniale soluzione: ho corso tratti in compagnia di Rosario, tratti in compagnia di Elena e tratti in compagnia di entrambi. Non c'era, tra di noi, nessuna voglia di "primeggiare", di far vedere chi è il più forte, ma vi era la voglia di stare assieme e condividere in compagnia la nostra passione. Per vedere chi "va più forte" ci sarà l'occasione durante qualche gara competitiva.
Il campanile della Roncola suona le 11; per i miei due compagni è arrivato il traguardo; io sono quasi alla fine della mia corsa e per questa volta il traguardo non sarà alla Roncola. Raggiunti i 30 chilometri, cammino per trecentottantotto metri ed in questi pochi minuti penso ai trecentottantotto giorni di ingiusta detenzione di Alberto.
Mentre sto finendo la scrittura di questo post, le agenzie battono questa notizia.
L'ambasciatore d'Italia in Venezuela, Giovanni De Vito, ha effettuato oggi a Caracas una visita consolare ad Alberto Trentini durante la quale ha potuto incontrare anche un altro detenuto, Mario Burlò. L'ambasciatore ha riferito alla Farnesina di aver trovato Trentini in condizioni di umore migliori rispetto alla volta scorsa.
... una piccola, buona notizia!







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