Come può un convinto repubblicano correre una maratona per il re? Ha forse dimenticato le sciagure che uno degli ultimi re d’Italia ha procurato al suo paese? Come dimenticare l’ignavia di fronte alla caotica “scampagnata” che consenti l’ingresso a Roma dei gitanti e la conseguenza di avere un ventennio nero? Come dimenticare la firma apposta su leggi che nulla avevano di legale e, per ultimo, dopo aver taciuto sull’ingresso in guerra, il fatto che pensò bene di approdare in luoghi sicuri, quando le cose si misero male? “Sciaboletta”, il suo soprannome, credo che ben si adatti alla figura. Ma ci sono delle persone a cui viene attribuito l’appellativo di Re, non per nascita, ma per meriti. Sono sicuro che i lettori di questo blog, visti gli argomenti trattati, abbineranno la parola Re a Giorgio Calcaterra. Come dar loro torto? Giorgio ha vinto tre campionati mondiali della 100 km (2008, 2011, 2012), ma furono le 12 vittorie consecutive (2006-2012) della 100 chilometri più famosa d’Italia, “Il Passatore”, ad eleggerlo Re. Ma, nello specifico, oggi il Re Giorgio è un altro, di cognome Armani. Recentemente scomparso, ha ricevuto gli onori da tutti. È stato ricordato non solo per il suo lavoro che ha portato lustro alla sua nazione, ma per la sua capacità di saper parlare a tutti, con eleganza e rispetto, unendo mondi, culture e generazioni. Anche io, nel mio piccolo, pur non conoscendo nulla del mondo della moda, voglio ricordare Giorgio, perché uno dei “suoi mondi” era anche lo sport. Passando dal mondo della pallacanestro (La “Pallacanestro Olimpia Milano”, conosciuta per motivi di sponsorizzazione come EA7 Emporio Armani Milano),dove ha ridato luce ad una grande squadra milanese, al mondo a me più vicino, quello della maratona, sponsorizzando, in varie forme, le edizioni 2016, 2017 e 2018 della Maratona di Milano. Quale migliore occasione per ricordarlo, se non correndo una maratona?
Nessun problema per il tracciato: dopo diversi mesi di “assenza” dal mitico circuito del Parco Callioni, domenica è stato il percorso per la mia “Maratona per Re Giorgio”. Anche io, come Julian Kay (il personaggio interpretato da Richard Gere in American Gigolò), ho avuto dei problemi nella scelta dell’abbigliamento. No, no, la mia scelta è stata molto più semplice: non ho dovuto scegliere tra decine di cravatte e di camicie e una fila interminabile di giacche; la mia scelta dell’abbigliamento firmato da Giorgio Armani. Eh sì, anche un vecchio Lupo Solitario, possiede abiti firmati. Beh, per la verità, sono solo un paio di magliette ricevute per aver terminato la maratona di Milano, evabbè! Opto per la maglietta blù. Sobria e senza eccessiva invadenza degli sponsor, sia come numero che come grandezza dei font. Come ricordavo prima, erano mesi che non correvo sull’amato/odiato anello, ma soprattutto erano mesi che non correvo più una maratona, per cui molti dubbi si affacciavano nella mia mente sulla mia … tenuta! La giornata si è dimostrata ideale: temperatura accettabile ed una leggera brezza giunta verso metà mattina ha mitigato l’invadenza del sole. Tutto nella norma lo svolgimento della prima parte di gara, qualche problema nella seconda, dove un problema all’inguine ha reso difficile la corsa. Qui il solito amletico dubbio: “Mi fermo o continuo fino alla fine…?”. La parte logica del cervello consiglia la “fermata”! Ma si sa che i vecchi Lupi non amano le “sconfitte”; eh sì, sarebbe la prima volta che passata la linea di partenza non si abbini la linea dell’arrivo, e quindi la parte irrazionale del cervello consiglia (?) di proseguire, ma … con prudenza. Ora il passo di corsa lascia il passo … di passo! Dopo qualche giro riesco pure ad alternare qualche tratto di corsa. Per ingannare il “tempo” tengo conto del “tempo” che mi rimane per rimanere nel “tempo” (fissato, ma non certo obbligatorio) delle sei ore. Trentesimo chilometro: tutto nella norma, quasi due ore per arrivare alla fine.
Ora sono più tranquillo e lo divento del tutto quando ad, un paio di giri dalla fine, sono raggiunto dall’ammiraglia con ristori freschi e … buoni consigli. Faccio con Rossana, il mo direttore tecnico, un paio di giri. Ultimo chilometro: si affianca Sabrina; per non sfigurare, riesco pure a corricchiare per il tratto finale. Tagliamo il traguardo affiancati con il tempo di 5h 56’ 04”, anche se lo smartwatch segna come chilometraggio 42 km e 550 metri, che differisce da quello misurato e certificato FIDAL.
Ecco il mio modo, piccolo piccolo, di ricordare un grande grande personaggio!
Che la terra ti sia leggera, Giorgio!

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