giovedì 31 luglio 2025

8848: in cima, pure un Lupo, con sudore!

Overturism”, parola diventata di moda in questi ultimi tempi. Il secolo scorso, per descrivere lo stesso fenomeno, avremmo detto “turismo di massa” ed assegnato un significato del tutto opposto a quello che si assegna alla parola in inglese. Il significato era positivo, nel senso che finalmente tutti potevano permettersi un meritato periodo di ferie, ma, usanza per lo più italiana, concentrato in soli due mesi: luglio ed agosto. Nei giorni scorsi due immagini hanno destato la mia curiosità, in quanto legate dalla parola “overturism”: la lunga fila di persone in coda alla funivia che da Ortisei, in Val Gardena (Alto Adige), sale sul massiccio del Seceda. (vedi) ed il campo base per la scalata al monte Everest, posto a 5364 metri. Leggendo gli articoli a corredo delle foto, sembra che siano solo 300 i metri di dislivello da salire per raggiungere la cima del massiccio, secondo quanto affermato da Carlo Zanella (presidente del CAI Alto adige). “«Mi sono venuti i brividi a vedere quei video. Sinceramente salire e fare 300 metri per una foto delle Odle e della Fermeda mi sembra una follia. Non credo che tanta di questa gente, una volta su, si faccia un giro a piedi. È l’utente sbagliato nel posto sbagliato».
Eh, sì: utente sbagliato nel post sbagliato, come lo sono a mio giudizio i tanti, troppi “alpinisti” che vogliono scalare il monte Everest. In molti casi si legge che più che la preparazione atletica conti “un portafoglio pieno”. Elicotteri, sherpa, non si vuole rinunciare a nulla pur di potersi fare una foto in cima alla vetta più alta del mondo. Nella foto si vede un immenso campeggio del campo base invaso da rifiuti. Se non ci fosse una didascalia si potrebbe confondere con una tendopoli di rifugiati ai confini di un paese in guerra. Ma siamo diventati tutti così sfaticati? Forse … per fortuna NO! Ecco una nuovo neologismo: “everesting”, una sfida ciclistica che consiste nel ripetere la salita di una stessa collina o montagna finché non si raggiunge un dislivello totale di 8.848 metri, l'altezza del Monte Everest. È una prova di resistenza fisica e mentale che richiede pianificazione, allenamento e determinazione. Come spesso accade in queste situazioni, dal ciclismo la “specialità” è passata anche alla corsa: il record nella corsa  è del danese Simon Grimstrup, che ha fatto un everesting in 10:45:14, seguito dal tedesco Marc Schulze in 11:01:40 e dal britannico Ian Bailey, che è andato su e giù per Slieve Donard in Irlanda del Nord 36 volte in 11:17:00. Come intuibile, non esistono regole precise e ferree in questa competizione; alcuni corrono solo in salita e si fanno riaccompagnare alla base per poi risalire; alcuni effettuano la corsa senza interruzione di continuità. Lo scopo finale è “salire” per i famosi 8848 metri. Inutile dire che questa è una competizione dove l’overturism non esiste, beh, almeno per ora.

A questo punto mi sono chiesto: può un “vecchio” Lupo Solitario, che “odia le salite” raggiungere la vetta del monte Everest? Ma certo che sì, seguendo il consiglio che Antonio Ferrer, il Gran Cancelliere di Milano, nei “Promessi Sposi”, diede al suo cocchiere durante una situazione caotica, passando attraverso lo folla minacciosa di Milano durante la peste “Adelante, Pedro, con juicio, si puedes”. Unica regola da rispettare sono gli ottomilaottocentoquaratotto metri di dislivello, pari a 29.029 piedi, circa 2.700 piani. Detto fatto, la mia “salita” inizia il 10 luglio, ma c’è un piccolo problema: abito a Treviolo, dove praticamente non esistono salite! Nessuna salita a Treviolo, ma tante a Bergamo. È vero, ma anche qui non sono lunghe salite. Non ci saranno lunghe salite, ma ci sono tante monumenti con tanti gradini! Ecco la soluzione: domenica scorsa, partendo da casa, sono salito in cima a quattro degli “edifici” pubblici più alti della città: i castello di San Vigilio, il Campanone, la torre della Rocca, questi situati nella parte vecchia della città, e la Torre dei Caduti, nel centro di Bergamo. Uno dei problemi è stato l’abbigliamento da indossare; esclusi canottiera e calzoncini, visto che sarei andato in luoghi pubblici, probabilmente con turisti, ho indossato la mitica maglietta della mia società sportiva, i Runners Bergamo (quella vecchia e senza sponsor) ed un paio di calzoncini lunghi fin sotto le ginocchia. Nessun problema invece per i ristori: Città Alta abbonda di fontanelle. La giornata soleggiata, ma rinfrescata dalla pioggia caduta nei giorni precedenti, ha reso la temperatura più che piacevole ed adatta per la corsa (lenta). 

Tutto è andato nel migliore dei modi, anche se con qualche piccolo problema. Infatti il Museo della Rocca apriva alle 11.00, per cui sono dovuto prima scendere in centro, per salire sulla Torre dei caduti, per poi risalire alla Rocca, per raggiungere la cima del torrione principale. Per gli amanti delle statistiche: tempo impiegato 4h 21’ 52”, chilometri percorsi 23,510 & con 541 metri di dislivello positivo! Considerato che il tempo impiegato comprende anche la sosta (tempo perso) per l’acquisto dei biglietti, le … chiacchierate con gli amici (tempo fondamentale di recupero) incontrati e l’impossibilità di correre lungo le strade di Città Alta per “overturism”, sono più che soddisfatto della mia prestazione. In fondo devo affrontare questa sfida “con juicio,”! 

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