martedì 14 novembre 2023

Memoria corta

Novembre 1918 – fine della prima Guerra Mondiale, che ha causato milioni di morti. Le stime più accreditate conteggiano circa nove milioni di militari morti (tra i cinque ed i sei milioni tra le potenze alleate e più di quattro tra gli imperi centrali); a questa cifra si devono aggiungere diciassette milioni di civili uccisi. “Mai più” era il motto che accomunava tutti gli abitanti delle nazioni che nel novembre firmarono la pace. Per ricordare questo evento in Italia si festeggia il 4 novembreGiorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate. In Gran Bretagna e nei paesi del Commonwealth è l'11 novembre la data che prende il nome di “Remembrance Day”. Date diverse per una stessa commemorazione, ma non è questa la sola differenza. Qui in Italia la commemorazione è quasi una “formalità”. Il momento più significativo è la posa di una corona di alloro presso la tombe del Milite Ignoto, alla presenza delle più alte cariche istituzionali ed il discorso del presidente della Repubblica. Vi sono altre manifestazioni sparse per l'Italia, ma con la stessa “coreografia”, dove sono i rappresentanti delle cariche locali a compiere la “formalità”.
Assente la partecipazione popolare; sembra quasi che la ricorrenza non interessi a nessuno. Abbiamo perso la memoria, anche se a ben vedere quasi tutti noi abbiamo un lontano parente (lontano come tempo) deceduto, ferito o disperso. Questo, in estrema sintesi è quello che io vedo. Nel 2015 ero inGran Bretagna a novembre ed ho constatato una differenza abissale. Lì fin dai primi giorni del mese si respira l'aria della commemorazione. La voglia di ricordare che include tutti. Il simbolo è il papavero, che dalla Regina (allora era ancora in vita Elisabetta) fino al senza tetto che ti chiede un piccolo contributo si appuntano al petto o sul bavero della giacca. Per due minuti tutta la nazione si ferma in silenzio: all'undicesima ora dell'undicesimo giorno dell'undicesimo mese, perché fu quello il momento in cui l'armistizio divenne effettivo sul fronte occidentale. Per un giorno mi sento più Inglese che Italiano e per questo motivo il 1 novembre ho corso la “Remembrance Marathon”, il mio piccolo contributo per non dimenticare. Che ci sia bisogno di un ripensamento generale è la situazione attuale ad imporcelo, perché quel “Lest we forghet” (per non dimenticare), quel “Mai più” sono motti … dimenticati. Lo scorso anno una guerra è iniziata in Europa. Chi sperava in una pace imminente è stato deluso. In questi giorni sembra che la stessa sia finita, in quanto non compare più con evidenza sui giornali, ma non è così. Un altro conflitto si è aperto nel medio Oriente. Coloni sono stati attaccati, uccisi, rapiti da sanguinari terroristi; stessa sorte a giovani partecipanti ad un concerto. La reazione non si è fatta attendere, causando la morte non solo di terroristi, ma anche di palestinesi inermi.

Ma ora veniamo alla mia maratona. Ci sono cose che qualche volta è meglio dimenticare, per esempio l'esito della mia ultima maratona corsa (sempre in solitaria): da dimenticare il tempo e la mia condizione all'arrivo: MORTO! (qui si intente in senso figurato, sia ben chiaro a tutti). Uhmm, pensandoci bene, sarà vero oppure era solo un pretesto per avere l'argomento per la scrittura del post? Beh, lascio aperta la questione. Quello che era reale era il tempo impiegato: più di sei ore (qui tutti i dettagli), un risultato non certo incoraggiante in vista della maratona di Verona, valida come campionato sociale di specialità. Di sicuro, e qui sono facile profeta, passerò dalla prima posizione (nelle MIE gare) all'ultima, quando si tratta di quella di società; ma non è questo il mio problema. Riuscirò a stare nel tempo massimo concesso dall'organizzazione per completare i fatidici 42195 metri? La risposta la cerco nella mia maratona del Ricordo. Tipica giornata autunnale, ma con un pallido sole, che, se anche non riscalda la giornata più di tanto, serve a rallegrare lo spirito. Come previsto, il passaggio alla mezza; il problema è quello di riuscire a tenere il ritmo per la seconda metà, senza che sopraggiungano quei dolori che mi hanno costretto a camminare gli ultimi chilometri la volta scorsa. Ecco che quindi oggi dimentico tutto ciò. Oggi: nuova gara, nuovi ricordi. Per tener impegnata la mente, penso ai tanti Runners Bergamo impegnati sul torrente Guisa nella gara organizzata dai Fò di Pe. E … pensiero, dopo pensiero, corro il mio ultimo giro. Controllo per la prima volta (come di abitudine) il cronometro: 5h 33' 23”.

Ora in vista della maratona di Verona dovrò ricordare questo tempo che, anche se mi relegherà in ultima posizione nella classifica dei Runners Bergamo, mi regalerà un posto nella classifica ufficiale della maratona di Verona e, per gli amanti delle statistiche, varrà anche una meritata “crocetta”.

Ripensando ora alle numerose croci (*), vecchie più di cento anni, che sono sparpagliate per l'Europa, croci che ricordano giovani vite spezzate, un velo di malinconia mi assale e la giornata diventa, nonostante il pallido sole, grigia.

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(*) e tutti gli altri simboli che sono incisi sulle lapidi dei caduti di ambo le parti in conflitto


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