martedì 8 marzo 2022

Una corsa per la Pace

Questo è quello che con alcuni amici abbiamo fatto domenica. Credo che chi ha il potere di decidere abbia il dovere di CORRERE PER LA PACE, nel senso che debba fare di tutto (e di corsa) per far cessare le atrocità in Ucraina. Lo so che sono un idealista, ma mi piace sognare!

Domenica avrei dovuto, se avessi un po' di sale in zucca, stare a riposo. I motivi? Giornata fredda e nuvolosa, dolore al ginocchio ed appena reduce da una piccola operazione all'occhio. Come vedete tutti validi motivi per stare al calduccio sotto le coperte. Stare fermo? Ma anche no! (con la mia solita fantasia riprendo il titolo di un post recente).

Ci sono validi (per me) motivi per affrontare la fredda giornata e fare una corsa: testimoniare la mia solidarietà al popolo Ucraino con quello che mi riesce meglio: correre. Come già più volte ribadito in altri post, ho il grosso vantaggio, essendo organizzatore … di me stesso, stabilire le “regole” della mia gara. Ecco quindi che posticipo di un'oretta la partenza e la lunghezza della corsa sarà determinata dalle mie condizioni (pettorale sì, ma senza indicare nessuna distanza). Giunto sul percorso, ecco “apparire” dal fiume Brembo (beh, dalla direzione del fiume) Dario, che, come tutte le domeniche da qualche mese, approfitta dell'anello del Parco per allenarsi in vista del Passatore. Distanza fissa 21.097 metri, una mezza insomma. Bene, faremo assieme un tratto di strada. Lui ha già fatto circa sei chilometri ed è quindi … caldo, ma accetta di buon grado di rallentare un pochino e di percorrere in compagnia … beh, non ho deciso. La mia intenzione è quella di correre per cinque giri. Come la volta scorsa, stare in compagnia per due “vecchi” corridori è l'occasione per chiacchierare; le ambizioni agonistiche sono un lontano (e dolce) ricordo di gioventù. In un post recente ho ricordato le affinità tra di noi (non vorrei ripetermi, ma se siete curiosi – Cliccate qui-). Discorrendo vengo a conoscenza che anche lui è un pellegrino (strano vero? uno che fa parte di un gruppo sportivo che molti definiscono “rosso”).

Beh, pellegrino sì, ma “pellegrino sprint”; poteva essere diversamente, vista la sua appartenenza ai Fò di Pe? Possono sorvolare sul pellegrinaggio, non certo sul fare un pellegrinaggio lento! (questa è la mia personale interpretazione, spero che non me ne vogliano). Per combinazione, anche l'anno ed il mese del pellegrinaggio sono gli stessi: maggio 2011. Dario è partito all'inizio di quel mese, mentre io sono partito una settimana dopo. Tempo da lui impiegato 18 giorni, contro i nostri 28. Ecco quindi che il principale argomento di conversazione è stato il pellegrinaggio. Mi ha raccontato di come sua moglie, che lo seguiva (o meglio, lo precedeva in macchina), abbia trovato in tutte le persone a cui chiedeva informazioni, quando si trovava in difficoltà sul percorso da seguire in auto (necessariamente diverso da quello indicato dalle “frecce gialle” del cammino), non solo un aiuto a parole, ma spesso un aiuto concreto: “No te preocupes, sígueme...”. Ripensando ai giorni trascorsi sul Cammino, un avvenimento ci ha fatto pensare a quanto sta succedendo in questi giorni, alla guerra in Ucraina, che due popoli, che hanno molto in comune stanno vivendo. Alla sera i pellegrini si ritrovano nelle stessi “alberge” e molte volte condividono, dopo la fatica di ore di cammino, povere cene. Uomini e donne di diverse nazionalità, di diverse etnie ed età, qualche volta anche di diverse religioni, tranquillamente discutono con un miscuglio di lingue, che non dividono, anzi uniscono, perché tutti cercano di aiutarsi e di capire gli altri. Ecco, oggi il nostro argomento principale di discussione è stato questo e la nostra speranza è che chi ha il potere possa trasformarsi in semplice pellegrino e poter presto porre fine a questa che, anche se una parte ostinatamente ed erroneamente si ostina con giri di parole a non volerla chiamare con il suo vero nome, è una GUERRA.

Sono alla fine della mia corsa: i cinque giri che mi ero proposto di correre sono terminati; il ginocchio, seppure con qualche dolorino, sembra reggere. Posso lasciare il Pellegrino da solo? Certo che no. La nostra Santiago odierna è a solo un paio di giri che completiamo in tutta tranquillità. Ultimo giro, ultimo chilometro. Alla compagnia si aggiungono Sabrina e Lorenzo; anche loro sono alla fine del loro pellegrinaggio, pardon del loro allenamento. Terminiamo tutti assieme in “santa pace” la nostra fatica odierna. Ecco, oggi il fotografo sarà, vista l'assenza di Rossana, Lorenzo. La foto con la bandiera dell'Ucraina per testimoniare la nostra vicinanza alla popolazione di quel paese. 

Un particolare attrae la mia attenzione: Sabrina, del tutto casualmente, ha i colori dell'Ucraina: maglietta blu e giacca gialla.


Il logo del post è un’opera di Prymachenko del 1982 intitolata “Una colomba ha spalancato le sue ali e chiede la pace”.

Domenica 27 febbraio l’esercito russo ha distrutto un museo a Ivankiv, città a nord-ovest della capitale Kiev, che conteneva preziosissime opere dell’artista ucraina Maria Prymachenko. Come ha riportato il Kyiv Independent, il Museo di storia e storia locale di Ivankiv è stato raso al suolo da un incendio, insieme a circa 25 opere di Prymachenko. Artista autodidatta, Maria Prymachenko nacque nel 1909 da una famiglia di contadini e trascorse tutta la sua vita a nel paesino di Bolotnya, a 30 km da Chernobyl, dipingendo. Nel 1966 venne insignita del Premio Nazionale Taras Shevchenko dell’Ucraina. Morì nel 1997, a 88 anni, e venne seppellita nel suo villaggio. I suoi famosissimi e coloratissimi dipinti folk, con le loro splendide composizioni di fiori e animali fantastici, sono stati riprodotti sui francobolli ucraini, mentre l’artista è stata una delle icone scelte per la moneta del Paese.

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