mercoledì 24 marzo 2021

La memoria non si spegne

Premessa

Sono di Bergamo!” ...”Berghem de 'üra o Berghem de 'otha?”. Questa era la domanda in risposta alla mia affermazione; questo fino a qualche mese fa, ora il nome di Bergamo non è più associato alla sua toponomastica, ora la risposta è “Bergamo? La città dove ci sono voluti i camion dell'Esercito per portare via i morti di coronavirus”. Fatto tragico che ha reso la mia città un simbolo degli effetti terribili di questa pandemia.

Il 18 giugno 2020, è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a portare la solidarietà di tutti gli Italiani per le vittime. Il 18 marzo 2021 è il turno del presidente del Consiglio, Mario Draghi, a ripetere il pietoso gesto. Una legge, la nr. 35, stabilirà che il 18 marzo sarà “«Giornata nazionale», al fine di conservare e rinnovare la memoria di tutte le persone decedute a causa di tale epidemia.”. La data ricorda il giorno, anzi la notte, in cui numerosi automezzi dell'Esercito prelevarono centinaia di bare dal cimitero di Bergamo per essere cremate in varie città italiane.

21 marzo, primo giorno di primavera, ma anche quest'anno non è una giornata di libertà: il “malo male” è ancora tra noi; nulla o quasi è cambiato dallo scorso anno. Facile lo spunto per la mia corsa domenicale, che oggi, più dello spirito agonistico, vuole essere un'occasione per riflettere, per pensare, per ricordare. Pettorale diverso dal solito, credo che debba una spiegazione. La foto sullo sfondo non rappresenta quella divenuta virale della sfilata dei mezzi militari del 18, ma la foto è di qualche giorno successivo. I mezzi sono fermi davanti al cimitero di Bergamo, in attesa del loro triste carico, segno che l'eccezione era divenuta norma. Pettorale senza numero e nikname; mi sembrava opportuno togliere ogni riferimento al fatto agonistico. Percorso di gara con partenza e arrivo davanti al Cimitero di Treviolo, che il “malo male” ha posto come ultimo traguardo a circa 70 miei concittadini.

Un anno è trascorso ma …

non dimentico” i suoni di quei giorni; “ricordo” l'urlo straziante delle sirene della autoambulanze, il mesto suono “a morto” delle campane ...

non dimentico” le corse fatte in solitaria ed imprigionato nel giardino; “ricordo” che nessuna è stata corsa virtuale, me sempre reale, lo dimostrano le ferite sulle gambe dovute ad un paio di cadute ...

non dimentico” gli amici colpiti dallo “malo male”; “ricordo” i messaggi che ci scambiavamo, dai primi pieni di dubbi e paura, a quelli pieni di speranza …

non dimentico” la dedizione di tutto il personale sanitario, in primavera, nella prima fase di contrasto al “malo male”; “ricordo” che tutti noi li definimmo, allora, eroi …


non dimentico”, la stessa dedizione ed abnegazione dello stesso personale sanitario in autunno, quando il “malo male” sembrava sconfitto; “ricordo” che molti allora li definirono fannulloni …

non dimentico” tutti noi la primavera scorsa; “ricordo” che si era tutti uniti, rispettosi delle norme e solidali …

non dimentico” molti di noi in estate affollare località di vacanza o tavolini dei bar; “ricordo” l'abbandono delle più elementari norme di sicurezza imposte: “... tanto tutto è finito”

non dimentico” le gare fatte con gli amici correndo in solitaria; “ricordo” la soddisfazione a fine gara nel confrontare i risultati (beh, facile nel mio caso: sempre ultimo) …

non dimentico” la maratona a cui non posso rinunciare; “ricordo” che il 13 dicembre ho corso la “mia” 25a maratona di Reggio Emilia, in perfetta solitudine e nel pieno rispetto delle norme anticovid …



Ricordo dopo ricordo termino la mia “gara” davanti al cimitero di Treviolo, anche se, riflettendo meglio, mi accorgo che in molti casi non si tratta di ricordi, ma di situazioni contingenti, come se una macchina del tempo mi riportasse esattamente indietro di un anno, nel 2020. 

Raggiungo tranquillamente casa, ma oggi la corsa non è ancora terminata. 

Raccolgo un fiore dal mio giardino e, ritornando sui miei passi, raggiungo nuovamente il cimitero. Deposito il fiore sulla tomba del dottor Perego, anche lui vittima del “malo male”. Ha voluto essere fino all'ultimo vicino ai suoi pazienti.

A lui il ricordo che vuole essere il ricordo di tutti.



Epilogo

Mia figlia Sara mi ha inviato della Gran Bretagna una “Medaglia per il coraggio quotidiano”. Alcune organizzazioni inglesi hanno consegnato queste medaglie a persone (insegnanti, medici, infermieri, cassiere, forze dell'ordine, etc...) che non hanno fatto nulla di eccezionale: hanno continuato a fare il proprio dovere. Per una strana combinazione, quella che mi ha inviato ha i colori rosso e giallo, gli stessi della provincia di Bergamo. La motivazione scritta sul retro della medaglia: “Medal for Everyday Courage. It's courageous to try new things, reach out for support, feel and share difficult feelings, be strong for others, find joy in small things and keep focusing on what have rather than what is lacking” (trad: “È coraggioso provare cose nuove, chiedere aiuto, provare e condividere sentimenti difficili, essere forti per gli altri, trovare gioia nelle piccole cose e continuare a concentrarsi su ciò che si ha piuttosto che su ciò che manca”)

Piccole cose che ci danno soddisfazione, come correre “per gli altri una maratona” …

Piccole cose, come scrivere una canzone per ricordare l'aver sconfitto il “malo malo” e per dare speranza ai compagni che ancora stavano lottando, come ha fatto Luciano Ravasio, cantautore dialettale. (https://youtu.be/YHdOL2J7sTY)

Chiudo questo post, sempre con altra canzone di Luciano, che ha riformulato una ballata popolare nata in tempo di guerra (1916) e che augura ai bergamaschi il ritorno della "stagione dell'allegria, delle cene in compagnia" (https://youtu.be/FUxbJu07us0)




https://youtu.be/D5DhJS5hGWc

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