martedì 7 luglio 2020

Maratona della Rinascita, passando per la valle martoriata


Per correre in questo tempi di assenza gare, come già detto in altri post, essendo un podista pigro, devo trovare delle valide motivazioni. Per la gara di domenica mi è stato di aiuto Ferdinando, proponendomi di correre la Maratona della Val di Scalve, che per noi sarà “Maratona della Rinascita”, in autosufficienza. In fondo basta volere e ci vuole poco per trovare tracciati, anche di lunga distanza, in provincia di Bergamo. Per raggiungere la Val di Scalve, si deve necessariamente transitare per la Val Seriana. Chi segue abitualmente il blog sa perfettamente che sono molto legato a questa valle, dove nel 1977 ho corso la mia prima maratona, dove ho molti amici e dove da molti anni io e Rossana utilizziamo la ciclabile per le nostre passeggiate del giovedì. Posso affermare che forse conosco la Val Seriana più di molti valligiani. Quest'anno la Valle è assunta, sua malgrado, agli onori della cronaca … mondiale. È stato uno dei luoghi più colpiti dal coronavirus. Per la verità, per dare un senso alla nostra maratona della rinascita, per essere solidali con gli abitanti e per avere una giusta motivazione, qui avremmo voluto correre. 

Motivi contingenti hanno fatto sì che rimandassimo la maratona in questa valle ad un prossimo futuro, quando le condizioni di sicurezza sanitaria saranno più … sicure. Oggi attraversiamo tutta la valle in automobile per raggiungere Colere, in val di Scalve, che sarà il punto di partenza della nostra gara. Chiacchieriamo tranquillamente, parlando della nostra gara: dove trovare acqua lungo il percorso, se ci saranno bar aperti, come affrontare la salita del Dosso, etc., tutti argomenti relativi alla maratona, ma quando i cartelli stradali indicano Alzano Lombardo, Villa di Serio, Nembro … il silenzio prende il sopravvento ed il sole abbagliante del primo mattino rende quasi irreale il paesaggio che stiamo attraversando. I paesi che si stagliano all'orizzonte sembrano sospesi a mezz'aria.

Il passo della Presolana è il confine tra le due valli. Qui si notano molti turisti che si stanno preparando per escursioni sulla Presolana o zone limitrofe, un bel segno di ripresa. Sono anni che passiamo in questo periodo sul passo, ma quest'anno notiamo un maggior numero di persone ed i parcheggi, pur essendo ancora presto, sono già quasi tutti pieni. Un buon segno di ritorno alla normalità.
Il vantaggio di correre gare autogestite è che non dobbiamo attendere. Nessuna coda per il ritiro del pettorale, nessun problema per trovare parcheggio e soprattutto appena pronti nessuna attesa in griglia: si parte! Come ampiamente da me preventivato, correre “con” Ferdinando non vuol dire correre “assieme”. Nonostante dica di non avere allenamento, di non essere preparato, etc. etc. il suo passo è più veloce del mio e dopo poco mi ritrovo a correre da solo. Da anni, anzi da sempre, il percorso della maratona è sempre lo stesso, per cui non ci sono problemi di perdersi, e quindi ognuno può correre con il passo che ritiene più opportuno. Per fortuna Ferdy è un buon Samaritano e, come tale, non abbandona l'uomo percosso dai briganti … uhmmm, meglio “il vecchio maratoneta”. Infatti, nei pressi delle numerose fontane disposte lungo il percorso, eccolo porgere acqua fresca e sincerarsi che tutto proceda bene. Quindi si riparte assieme … per un piccolo tratto. La giornata è soleggiata, ma una leggera brezza rende fresca l'aria e piacevole il correre. Nel nostro tragitto, soprattutto quando transitiamo nel tratto più impegnativo della gara, il bosco del Giovetto, incontriamo numerose persone che stanno passeggiando. Quello che si nota è che tutte si comportano in modo corretto, utilizzando mascherine. Lo stesso comportamento lo notiamo anche nei paesi che attraversiamo. Verso mezzogiorno, transitiamo da Vilminore di Scalve, da dove quest'anno avrebbe dovuto partire la maratona “ufficiale”. Singolare è questa gara, che è una delle competizioni italiane, quest'anno si sarebbe dovuta correre la 43a edizione, ma la sua disputa è sempre in sospeso. Infatti, almeno da una decina d'anni, al termine della gara lo speaker ufficiale termina la giornata con la frase rivolta ai partecipanti: “Ringrazio tutti gli atleti che hanno corso la maratona e comunico che è l'ultima edizione...”. Beh, forse non ha tutti i torti: ultima edizione dell'anno! Azzone, Schilpario, Vilminore … Teveno, i paesi che attraversiamo. Finalmente ecco Colere, la fine della maratona: tempo sul mio cronometro: 6h 06' e diciannove secondi! Opppps: 41.100 metri, dice lo smartwatch del mio “coach/accompagnatore”, quindi si continua per altri 1.120 metri: 6h 15' 16” il tempo ufficiale della “nostra” maratona, lunga 42.195 metri … ufficiali!



Un piccolo inconveniente che mi è capitato correndo. All'uscita dal bosco del Giovetto, strada bianca con brecciolino, non so come sia successo, ma … inciampo e cado. Nulla di grave, per fortuna: una ferita ed una botta al ginocchio sinistro ed un polso dolorante. Mi rialzo (a fatica), mi risciacquo la ferita con acqua fresca e riprendo piano piano la corsa. Raggiungo Ferdinando alla fontana di Azzone e risciacquo nuovamente la ferita. Ora la ripartenza è più difficoltosa, la corsa un po' sgraziata, ma piano piano mi riprendo e con il passare del tempo la corsa diventa ancora fluida, seppure lenta. La mia fortuna è la certezza che in caso di difficoltà ci sarà l'amico ad attendermi ed eventualmente ad accompagnarmi all'arrivo.
Non vi sembra quasi una metafora di quello che è successo e di quello che potrà accadere nel prossimo futuro? Caduta, aiuto e ripartenza verso la normalità. Prendo a prestito le parole di Luca Zaia, di cui Crozza ha fatto un tormentone: “Ragionateci sopra ...
Stanchi ma soddisfatti ritorniamo verso casa. Ora il sole risplende e ci mostra i paesi in modo diverso: lungo le sponde del fiume Serio le persone prendono il sole e i bambini giocano felici con l'acqua.
Tutto finito?



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