domenica 7 gennaio 2018

Se non ci fossero gli ultimi...

6 gennaio, Dalmine. Come regalo della Befana si trova nella calza solo un … mezzo regalo, non più maratona, ma solo una mezza. Evabbè, accontentiamoci; alla fine la mia schiena sarà pure più contenta. Eccomi quindi al via della “Mezza sul Brembo”, organizzata dai Runners Bergamo, 21 chilometri nella zona industriale di Dalmine e paesi limitrofi ed in larga parte all'ombra della Tenaris, ex Dalmine, che ha dato lavoro a moltissime famiglie della zona. Tracciato che molto ricorda (per il paesaggio industriale) la maratona corsa solo qualche giorno fa alla periferia di Bologna.
Come sempre buona l'organizzazione della gara che ha offerto ai partecipanti, nonostante la giornata grigia e piovosa, ampi spazi coperti per trascorrere al coperto i momenti prima e dopo la gara. Prima della gara ci si è potuti preparare con tutta calma in ampi spazi attrezzati con numerose panche; al termine ci si è potuto togliere gli indumenti di gara bagnati dalla pioggia (questa non offerta dall'organizzazione) ed usufruire del servizio ristoro, come sempre ben fornito, passando prima dal servizio borse che ha pochi eguali come organizzazione. Credo che alla fine gli addetti non solo abbiano corso la loro mezza maratona, ma che abbiano pure fatto esercizi di sollevamento pesi.
Tracciato di gara, come dicevo all'inizio, in ambiente “industriale”, ma ben presidiato dai volontari dei vari gruppi che collaborano con i Runners Bergamo per la buona riuscita della manifestazione. Personalmente ho trovato la gestione del traffico locale più che sufficiente e fatta in modo “intelligente”, consentendo alle macchine di passare (non sul tracciato di gara naturalmente) quando il passaggio dei concorrenti lo consentiva. Qualcuno alla fine si è lamentato del “traffico caotico e della chiusura strade inesistente”, uhmmm, ha forse fatto un altro percorso? Tutto bene come sempre, ma quest'anno si è avuta una flessione nel numero di partecipanti. Ricordo che lo scorso anno gli arrivati furono 951, mentre quest'anno solo (si fa per dire) 805, più del 15%; è un dato se non preoccupante, almeno un dato su cui riflettere. Sono sicuro che questo verrà fatto a consuntivo della gara e chel'anno prossimo si riuscirà a superare la barriera dei 1.000 classificati. Ai Runners Bergamo non mancano certo le possibilità per raggiungere questo traguardo.


Fa andà i gambe”, “Te set al second gir?”, “Set partit mes'ura dopo?”, questi gli “incitamenti”che hanno accompagnato il mio inizio di gara. Beh, forse più che incitamenti mi sembravano “prese per il …” uhmmmm “prese in ... giro”. Sì, l'ambulanza che chiudeva la gara era solo poche decine di metri dietro, ma pensate la fortuna che avrei avuto in caso di malore: l'intervento sarebbe stato quasi immediato. “Fausto, te molet mai!”, beh ecco almeno un incitamento sincero. Non è che mi preoccupi molto dei commenti, so esattamente quali siano le mie possibilità, i miei limiti, ma soprattutto le mie motivazioni. Corro, perché mi piace correre! Come sempre la corsa in solitaria ed, essendo nelle ultimi posizioni, pure tranquilla; non dovendo curare nessun atleta per un piazzamento, ho avuto la possibilità di elaborare le frasi sentite in partenza. In molti pensano che l'unico scopo per partecipare sia quello di vincere o almeno di battere qualcuno, meglio se quello che si precede sulla linea del traguardo è uno che si conosce! Siamo sicuri che sia la mentalità giusta? È con questa mentalità che non si concepisce quando un compagno di squadra forte abbandona la società sportiva per
un'altra. Ci si pongono mille domande sulle motivazioni che hanno spinto l'atleta al cambio. Ma se la stessa situazione riguarda un compagno di squadra giudicato “scarso”, ci si limita a dire, con un sorriso sulle labbra: “Meglio così, tanto arrivava sempre tra gli ultimi!” (nda: Frase realmente detta e da me … registrata). Personalmente non mi preoccupo se un atleta forte abbandona la squadra, quasi sicuramente avrà trovato nuovi stimoli e nuove motivazioni, anche tangibili, presso la nuova società; mi preoccupo invece quando un atleta scarso lascia la società: vuol dire che non ha trovato valide motivazioni per restare, forse si è sentito un intruso o quantomeno un escluso da certe logiche!
Ora sono nonno e spero che i miei nipotini amino la corsa. Certo non potrò insegnare loro molto sulle modalità di allenamento o di preparazione per primeggiare, ammesso che ne abbiano le possibilità; quello che potrò loro insegnare è il rispetto per l'avversario, che dovrà sempre essere tale e mai “nemico”, il rispetto per le regole, ma soprattutto fare le co(r)se mettendoci tutto l'impegno, che non vuol dire necessariamente vincere, ma tagliare il traguardo sempre con un sorriso e sapendo di aver fatto un “buon lavoro”, qualunque sia il risultato finale!
 
 
 

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