Come
sempre buona l'organizzazione della gara che ha offerto ai
partecipanti, nonostante la giornata grigia e piovosa, ampi spazi
coperti per trascorrere al coperto i momenti prima e dopo la gara.
Prima della gara ci si è potuti preparare con tutta calma in ampi
spazi attrezzati con numerose panche; al termine ci si è potuto
togliere gli indumenti di gara bagnati dalla pioggia (questa non
offerta dall'organizzazione) ed usufruire del servizio ristoro, come
sempre ben fornito, passando prima dal servizio borse che ha pochi
eguali come organizzazione. Credo che alla fine gli addetti non solo
abbiano corso la loro mezza maratona, ma che abbiano pure fatto
esercizi di sollevamento pesi.
Tracciato
di gara, come dicevo all'inizio, in ambiente “industriale”, ma
ben presidiato dai volontari dei vari gruppi che collaborano con i
Runners Bergamo per la buona riuscita della manifestazione.
Personalmente ho trovato la gestione del traffico locale più che
sufficiente e fatta in modo “intelligente”, consentendo alle
macchine di passare (non sul tracciato di gara naturalmente) quando
il passaggio dei concorrenti lo consentiva. Qualcuno alla fine si è
lamentato del “traffico caotico e della chiusura strade
inesistente”, uhmmm, ha forse fatto un altro percorso? Tutto
bene come sempre, ma quest'anno si è avuta una flessione nel numero
di partecipanti. Ricordo che lo scorso anno gli arrivati furono 951,
mentre quest'anno solo (si fa per dire) 805, più del 15%; è un dato
se non preoccupante, almeno un dato su cui riflettere. Sono sicuro
che questo verrà fatto a consuntivo della gara e chel'anno prossimo
si riuscirà a superare la barriera dei 1.000 classificati. Ai
Runners Bergamo non mancano certo le possibilità per raggiungere
questo traguardo.
“Fa
andà i gambe”, “Te set al second gir?”, “Set
partit mes'ura dopo?”, questi gli “incitamenti”che
hanno accompagnato il mio inizio di gara. Beh, forse più che
incitamenti mi sembravano “prese per il …” uhmmmm “prese in
... giro”. Sì, l'ambulanza che chiudeva la gara era solo poche
decine di metri dietro, ma pensate la fortuna che avrei avuto in caso
di malore: l'intervento sarebbe stato quasi immediato. “Fausto,
te molet mai!”, beh ecco almeno un incitamento sincero. Non è
che mi preoccupi molto dei commenti, so esattamente quali siano le
mie possibilità, i miei limiti, ma soprattutto le mie motivazioni.
Corro, perché mi piace correre! Come sempre la corsa in
solitaria ed, essendo nelle ultimi posizioni, pure tranquilla; non
dovendo curare nessun atleta per un piazzamento, ho avuto la
possibilità di elaborare le frasi sentite in partenza. In molti
pensano che l'unico scopo per partecipare sia quello di vincere o
almeno di battere qualcuno, meglio se quello che si precede sulla
linea del traguardo è uno che si conosce! Siamo sicuri che sia la
mentalità giusta? È con questa mentalità che non si concepisce
quando un compagno di squadra forte abbandona la società sportiva
per
un'altra. Ci si pongono mille domande sulle motivazioni che hanno
spinto l'atleta al cambio. Ma se la stessa situazione riguarda un
compagno di squadra giudicato “scarso”, ci si limita a dire, con
un sorriso sulle labbra: “Meglio così, tanto arrivava sempre
tra gli ultimi!” (nda: Frase realmente detta e da me …
registrata). Personalmente non mi preoccupo se un atleta forte
abbandona la squadra, quasi sicuramente avrà trovato nuovi stimoli e
nuove motivazioni, anche tangibili, presso la nuova società; mi
preoccupo invece quando un atleta scarso lascia la società: vuol
dire che non ha trovato valide motivazioni per restare, forse si è
sentito un intruso o quantomeno un escluso da certe logiche!
Ora
sono nonno e spero che i miei nipotini amino la corsa. Certo non
potrò insegnare loro molto sulle modalità di allenamento o di
preparazione per primeggiare, ammesso che ne abbiano le possibilità;
quello che potrò loro insegnare è il rispetto per l'avversario, che
dovrà sempre essere tale e mai “nemico”, il rispetto per le
regole, ma soprattutto fare le co(r)se mettendoci tutto l'impegno,
che non vuol dire necessariamente vincere, ma tagliare il traguardo
sempre con un sorriso e sapendo di aver fatto un “buon lavoro”,
qualunque sia il risultato finale!
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