“Porta di Mura. Sita nell'attuale via Mura, al centro dello storico borgo medievale originariamente bergamasco, la Porta di Mura è l'unica sopravvissuta tra tutte le porte della cinta muraria di Palazzolo. È nota anche come "Porta Mediolanensis" o "Porta de Berghem". Le esigenze di difesa per una terra di "frontiera" hanno fatto di Palazzolo un borgo fortificato con una Rocca (l'attuale castello) ed una Rocchetta sulla sponda apposta e due sistemi difensivi: la cerchia muraria di Palazzolo e quella di Mura, entro cui si è sviluppato il borgo medievale con il mercato, i mulini, i luoghi di culto, di assistenza e di istruzione. Per un certo periodo ci furono scontri tra il borgo palazzolese e il borgo fortificato di Mura, sull'altra sponda per il controllo del fiume Oglio. Gli scontri cessarono nel 1192, quando, con la cosiddetta Pace di Mura, le due corti si fusero, dando origine all'attuale Comune.” (fonte: Touring Club Italiano)
Ho iniziato questo post sulla Marcia della Pace Bergamo-Brescia con un cenno storico che narra la nascita del comune di Palazzolo sull'Oglio, luogo di incontro dei partecipanti partiti da Bergamo e da Brescia. La pace è stata la “colla” che ha unito le frazioni poste sui due lati del fiume, dopo anni di cruenti scontri, in un unico comune. Questo è anche quello che i rappresentati delle due Città hanno ricordato nel loro discorso alla fine della manifestazione. Mi hanno colpito in particolare le parole del rappresentante bresciano che ha definito Palazzolo “... confine come luogo di incontro e non di divisione ...”. La mente è subito andata a centinaia di chilometri di distanza, dove il confine è un luogo di scontri sanguinosi, dove è la popolazione civile la prima vittima di quella che a tutti gli effetti è una guerra, (anche se una parte in causa si ostina a chiamarla “operazione speciale”, come se questo fatto rendesse meno tragiche le conseguenze). Avete capito tutti che mi riferisco alla guerra di aggressione che l'Ucraina ha subito e sta ancora subendo da parte dalla Russia. Tutti noi ci auguriamo che presto si possa scrivere note come quelle riportate nel breve cenno storico riportato all'inizio del post. Ho ricordato solo uno dei molti punti dove la parola PACE è da tutti invocata, ma da pochi cercata. Le notizie riportate sui giornali segnalano sempre più notizie di aperture di nuove guerre che chiusure delle stesse con la Pace. I partecipanti Bergamaschi e Bresciani hanno voluto ricordare che la PACE è un bene primario e che tutti noi, nel nostro piccolo, possiamo dare un nostro contributo di testimonianza.
Credo che questa iniziativa sia una delle migliori poste in atto in occasione di “Bergamo e Brescia capitale della Cultura 2023” e mi auguro che diventi un appuntamento fisso, con la viva speranza che possa venire annullata, in un futuro che mi auguro prossimo, per mancanza di motivazione: la pace non serve, più perché NON si combattono più guerre. Idealista? Forse, pacifista di sicuro!
Come sempre mi sono dilungato un po' troppo nel prologo, ma n questo caso ne valeva certamente la pena. La domenica è il giorno che io santifico con la corsa, ma in questo caso abbiamo deciso con Rossana di partecipare alla camminata della Pace, avendo lei ricevuto un invito da parte dell'Azione Cattolica. Certo non potevo lasciarla sola. I problemi organizzativi sono stati risolti aggregandoci al gruppo di Osio Sotto, dove l'amministrazione comunale ha messo a disposizione un pullman, che dopo averci accompagnato alla partenza, ci ha recuperati all'arrivo. La partecipazione di numerosi sindaci (e componenti dei vari consigli comunali), in alcuni casi attiva, facendo in tutto o in parte tratti a piedi, in altri accogliendo la lunga fila dei partecipanti al passaggio nel loro Comune, ha dato un senso istituzionale e di condivisione delle motivazioni che hanno caratterizzato la marcia. Se da un lato la presenza istituzionale era quasi obbligata (almeno secondo la mia idea), mi ha fatto molto piacere constatare la presenza “virtuale” dei bambini (oltre a quelli che hanno partecipato “realmente” alla marcia con i loro genitori), che hanno letteralmente fatto da cornice. Numerosissimi, centinaia, forse migliaia di “bambini di cartone”, molti con uno slogan inneggiante alla pace, erano posti davanti alle scuole, nelle aiuole, sui piazzali delle chiese … insomma dovunque. Sono sicuro che al lavoro manuale fatto è stato abbinato, dalle loro insegnanti, un lavoro culturale, insegnando il valore della pace e della fraternità. Lavoro che sono sicuro darà frutto negli anni a venire.
Anche questo è un mio sogno, ma … “Niente accade se non è preceduto da un sogno” (Carl Sandburg).
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